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Torino: rifugiati e antirazzisti respingono le provocazioni di Salvini

L’ennesima provocazione razzista che segue quelle di Fratelli d’Italia, che da alcune settimane tentano di diffondere odio e intolleranza nella zona (mascherati sotto un fantomatico comitato dall’emblematico nome “Lingotto è Italia”), pretendendo in maniera ipocrita e xenofoba di scaricare i problemi del quartiere sulla presenza dei rifugiati.

Visti i ben magri successi collezionati finora, Fdi aveva deciso per oggi di unire le forze con i colleghi leghisti, che nei giorni scorsi hanno annunciato la presenza del segretario Salvini.

Nonostante la notizia uscita sottotono e il poco preavviso, fin dalle 10 di questa mattina i rifugiati e i migranti dell’Ex Moi, assieme ad alcune centinaia di solidali e antirazzisti, hanno presidiato le palazzine occupate dando vita a un contro-presidio con cui contestare la presenza di leghisti e fascisti.

Salvini, arrivato in piazza Galimberti intorno a mezzogiorno, fresco delle contestazioni ricevute in tutta Italia e per timore di collezionare una sonora cacciata come accaduto a Maurizio Marrone un mese fa, si è ben guardato dal presentarsi all’occupazione di via Giordano Bruno. In compenso la sua presenza era ampiamente annunciata fin dalle prime ore del mattino dalle decine di camionette, celerini schierati, reti e jersey con cui piazza Galimberti era stata completamente blindata. Dentro a questo fortino, assieme a Salvini, uno sparuto gruppo composto perlopiù da militanti leghisti e di Fratelli d’Italia, tra i quali spiccavano i volti noti di Maurizio Marrone, di Calderoli, Borghezio e del governatore uscente della Regione Piemonte, Roberto Cota.

Il segretario della Lega si è così limitato a un breve comizio tra i presenti, per poi dedicarsi a giornalisti e videocamere, ripetendo la solita becera solfa dei migranti mantenuti a spese degli italiani e invocando il ripristino della “legalità” nelle palazzine dell’ex Moi. 

Una retorica che non ha trovato spazio in quartiere e tra i tanti presenti al presidio antirazzista, che poco dopo l’arrivo di Salvini si è mosso in direzione della piazza per andare a disturbare con cori e interventi la passerella leghista. Un breve corteo aperto da uno striscione che recitava “Mafia Capitale l’ha dimostrato, il vero affare è l’immigrato”, denunciando l’ipocrisia dei discorsi di chi qualche metro più in là si godeva i riflettori mediatici e ricordando quanti, da destra a sinitra, grazie al sistema dell'”accoglienza” si sono ampiamente riempiti le tasche speculando sulla pelle dei migranti.

Raccolti i dovuti flash, dopo un paio d’ore Salvini si è così allontanato assieme al codazzo di polizia e digos che lo accompagnava, lasciando dietro di sé solo parole e sicuramente ben poco di fatto per il quartiere Lingotto, le cui problematiche non derivano certo dalla presenza di rifugiati e migranti, quanto piuttosto dalla malagestione e dell’abbandono decennale delle periferie torinesi da parte dell’amministrazione locale, che per anni si è preoccupata unicamente di speculare e tirare su inutili colate di cemento come nel caso delle palazzine ora occupate, tirate su in tutta fretta per i giochi olimpici del 2006 e poi lasciate per anni all’abbandono.

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