Torino: ‘Verdi15 resiste, guai a chi ci tocca!’
Da giovedì la Verdi15 di corso Farini 20 non esiste più. La nostra casa, il luogo in cui abbiamo incontrato altre lotte e portato avanti la nostra, condiviso saperi e fatto socialità, è ora vuota. Ancora una volta la vita della Verdi15 a qualcuno dava fastidio, qualcuno che con un’arroganza senza pari ha deciso che la nostra esperienza doveva finire, eterno sasso nella scarpa di chi ci vuole miseri e conniventi. La Verdi15 da quasi due anni combatte contro la vita precaria a cui delle politiche inique vogliono condannarci. Da due anni la Verdi15 punta il dito contro i responsabili, ma non si limita a indicare i colpevoli, si organizza per combatterli. La relazione con il quartiere, tra gli studenti, le serate, i concerti, le contestazioni, la piola popolare. Tutte cose intollerabili per chi ci vorrebbe a pagare affitti stellari, lavorando giorno e notte per una casa, pagando tasse universitrie sempre più alte. La verdi15 con ogni gesto del quotidiano ha messo in discussione tutto ciò, dando la possibilità a chi non ha nulla di rirpendersi spazi e diritti senza dover fare un compromesso sulla dignità della propria vita.
In una città dove interi quartieri vengono trasformati in vetrine inaccessibili ai più, dove a colpi di “riqualificazione” si mandano via intere famiglie dalla propria casa. la “città dei giovani” in cui i giovani non non si può contare su un welfare sociale, né da parte dell’università, né dalla regione. Così con il pretesto di qualche bolletta non pagata, come un anno fa usarono il pretesto di finte ristrutturazioni, la mattina del 7 è stato effettuato lo sgombero. Uno sgombero violento, segnato da offese razziste e sessiste, da calci e pugni a chi rimaneva inerme a mani alzate, da agenti della Digos che chiamavano per nome i ragazzi e le ragazze minacciandoli. La tensione è stata alta, appena entrati nell’edificio gli agenti in borghese della Digos erano in frenesia, «Balottelli è mio, negro di merda, ti ammazzo!» gridavano, mentre fuori i cordoni di polizia e carabinieri avevano bloccato un intero quartiere impedendo a chiunque il passaggio e insultando quanti erano accorsi a portare la propria solidarietà. Poi spintoni, calci a chi era rimasto a terra, una ragazza vittima di una crisi epilettica indotta dallo shock e trasportata d’urgenza in ospedale, sequestri di computer a ragazzi che avevano lì il loro materiale di studio e di lavoro, e di cellulari con i quali sono state effettuate riprese dello sgombero dall’interno, video che denunciavano gli abusi della polizia e testimoniavano la resistenza di chi una casa se la voleva tenere. Infine gli arresti di due compagni, Pablo e Paul, colui a cui son stati rivolti gli insulti razzisti, con l’accusa fittizia di resistenza e lesioni per giustificare maltrattamenti del tutto illeciti.
Tutto questo ha fatto male, ha provocato frustrazione ma anche tanta rabbia, la rabbia di chi continua ad aver bisogno di una casa e di uno spazio dove condividere socialità e portare avanti le proprie lotte, e che non si fermerà a seguito di questi atti di intimidazione. E’ una rabbia che esigerà il suo tributo per il prezzo pagato, e se ci tolgono un posto noi ce ne prendiamo un altro, non si può mettere la parola fine a un’esperienza di lotta che unisce diverse soggettività nell’intento comune di condurre uno stile di vita sostenibile e dignitoso.
La Verdi15 vive nell’operato di chi quotidianamente l’ha vissuta e fatta crescere, e non nelle quattro mura che ci sono state tolte, in Paul e Pablo che ci sono stati portati via, ma anche in Forgi e Paolo, altri due occupanti della Verdi15 vittime della repressione di questo stato che non ci rappresenta.
La Verdi15 resiste. Non si ferma, non si sgombera e non si arresta.
Non è finita qua, ci riprendiamo la città !!
Paul e Pablo liberi subito !!
GUAI A CHI CI TOCCA !!
Verdi15 Occupata, Stay Tuned
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