Trenkwalder: “lungo” il cammino del fallimento?
E’ dalla sera del 19 ottobre che circola la notizia della serrata della Trenkwalder. L’azienda ha chiuso i suoi uffici in tutta Italia e pare ci siano migliaia di persone impiegate attraverso questa enorme agenzia interinale (con sede a Modena) cui non è stato corrisposto il salario relativo all’ultimo mese di lavoro, quello di settembre. Chiaramente anche per il mese di ottobre il lavoro fin qui svolto è a rischio di mancato pagamento.
In verità, grazie all’atteggiamento del gruppo, per i lavoratori si temono conseguenze terribili: già il fatto di non ricevere lo stipendio di un mese per un lavoratore interinale e precario può rivelarsi una rovina, visto che si parla di stipendi che non permettono certo accantonamenti di grandi risorse in banca. Ma il fatto grave è che, in assenza di una interruzione formale dei rapporti di lavoro, non è possibile ottenere un reintegro attraverso un’altra agenzia, perché “formalmente” il precedente rapporto di lavoro non è cessato.
Tuttavia la situazione non è ancora chiara: se si chiama il JobCenter di Trenkwalder, almeno quello di Modena in cui vi è la sede principale, rispondono che per informazioni sulla situazione si verrà contattati direttamente dall’ufficio stampa. D’altro canto chiariscono che, visto che rispondono, è chiaro che l’azienda è ancora operativa. Infine rimandano al comunicato stampa che campeggia da ieri sul loro sito internet, in cui Peter Zehentleitner, amministratore unico del Gruppo Trenkwalder Italia, dichiara:
“Vorrei far chiarezza sulla situazione economica del Gruppo Trenkwalder Italia. Nelle ultime settimane, si sono sviluppate dinamiche di oggettiva difficoltà per l’accesso al credito bancario, circostanza di cui sono sinceramente rammaricato, che ci ha impedito di far fronte con la consueta puntualità all’esecuzione dei pagamenti dei nostri lavoratori, il cui adempimento non è mai stato né è in discussione.
La situazione è dunque in corso di definizione, …”
Le informazioni raccolte indicano però che alcuni lavoratori dicono già di essere rovinati e circolano in rete dichiarazioni sindacali che dicono di essere di fronte ad una serrata e che per i lavoratori si tratta di ricollocarsi presso altre strutture interinali.
Tuttavia l’incontro con rappresentanti del sindacalismo ufficiale è previsto per domani.
E’ un segno della modernità: migliaia di persone, c’è chi dice 8.000, chi 10.000 chi addirittura 15.000 in tutta Italia, sono informate della loro situazione attraverso un comunicato stampa su un sito internet. La situazione dei lavoratori è a macchia di leopardo, perché ci sono lavoratori che hanno ricevuto lo stipendio il 16 di questo mese, mentre la maggioranza si sente rovinata da questa situazione. Questa differenza riguarda la condizione diversa dei dipendenti. Quelli diretti, che lavorano negli uffici di Trenkwalder, sono stati pagati, mentre non sono stati pagati i lavoratori “somministrati”: quelli che lavorano in altre aziende tramite l’intermediazione di Trenkwalder.
Del resto la situazione di crisi affonda almeno a tutto il 2009, in quanto, in quell’anno, ci fu una riduzione del personale diretto e la chiusura o accorpamento di sedi proprio a causa della crisi dell’azienda. Questa riduzione venne concordata durante un incontro avvenuto a Modena alla presenza di Confindustria, Assolavoro e organizzazioni sindacali*.
Sempre nel 2009 la crisi di liquidità dell’azienda madre aveva indotto i vertici austriaci della stessa a rivolgersi ad un consulente finanziario che truffò l’azienda, certamente contribuendo ad aggravare un dissesto finanziario di cui ora probabilmente emergono le conseguenze più drammatiche**.
Il 21 ottobre si terrà l’incontro tra organizzazioni sindacali che si occupano del settore dei lavoratori “somministrati”, mentre nei giorni successivi è previsto un incontro con i sindacati che si occupano degli impiegati diretti.
L’atteggiamento criminale dell’azienda verso i suoi “somministrati” è già abbastanza chiaro: impossibile pensare che il mese scorso non sapessero che la liquidità non permetteva loro di pagare i lavoratori; nonostante ciò hanno preferito incassare i pagamenti dalle aziende committenti senza fare parola a nessuno della crisi finanziaria. L’insolvenza verso i lavoratori ha rivelato il non detto.
Che responsabilità sociale mostra questa impresa?
Nessuna chiaramente. Si può pensare che la mancata risoluzione dei contratti che permetterebbe ai lavoratori di ricollocarsi, sia da loro utilizzata come arma di ricatto nei confronti sia delle istituzioni, cui sicuramente chiederanno aiuti, sia dei committenti, presso cui i lavoratori “somministrati” lavorano. Infatti questi ultimi hanno già “somministrato” il pagamento alla agenzia interinale, che intanto trattiene per sé i fondi, distruggendo così la vita dei lavoratori. Le aziende committenti si sentono in difficoltà? Temono che i lavoratori possano pretendere da loro i salari non ricevuti? ***
D’altra parte, è possibile che il mondo finanziario non fosse al corrente della situazione? Certo che lo era, ma loro rispondono solo ai propri azionisti.
Siamo sempre più immersi nella melma del lavoro interinale, voluto anche da quei sindacati concertativi che ora si stupiscono delle conseguenze di questi meccanismi perversi.
Questi meccanismi capitalistici, che regolano la nostra vita lavorativa, economica e sociale, nascono dalle riforme neoliberiste. Lo sfruttamento delle classi subalterne conseguente alla globalizzazione dell’economia, ha reso permanentemente critico l’accesso ai diritti al lavoro, alla casa e all’istruzione.
Siamo in un mondo da rivoluzionare: ancora una volta si ha la percezione che nulla è da salvare.
Partecipare allo sciopero sociale del 21 ottobre, alle mobilitazioni di quest’autunno, alle assemblee indette nei territorio per la creazione di un NO sociale e di classe al referendum del 4 dicembre di certo non porterà a soluzioni immediate riguardo a questi problemi. Tuttavia, una consistente partecipazione di piazza, potrebbe incrinare l’arrogante impunità e la volontà di potere di questi loschi personaggi e del PD renziano.
E’ notizia della sera del 20 ottobre la presentazione in tribunale del concordato preventivo e quindi il rischio di fallimento diventa sempre più palpabile.
Continueremo con gli aggiornamenti.
***Decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81: … 2. L’utilizzatore è obbligato in solido con il somministratore a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e a versare i relativi contributi previdenziali, salvo il diritto di rivalsa verso il somministratore.
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