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Valutazioni a caldo sul voto calabrese

Nonostante la guerra intestina al centro destra e la divisione in due diverse liste, si conferma il peso delle cariatidi della politica nostrana: Pino Gentile, fratello del cinghiale dell’Ora gate e dei parenti e amici sistemati nei posti chiave di quasi tutti gli enti che contano, ed Ennio Morrone, storico magnate delle cliniche private.

Il movimento 5 stelle registra una vera  propria débâcle passando dall’essere il primo partito in città alle ultime politiche, con oltre il 20% dei voti, oggi non raggiunge neanche il 5%. Probabilmente non hanno tenuto conto che alle politiche erano riusciti ad intercettare il voto di protesta di un elettorato disilluso e incazzato. Pensavano di poter campare di rendita ma l’aver puntato tutto sulla leadership di Grillo, rimanendo movimento virtuale distante dalle piazze e dalle istanze reali non ha pagato.

Stamane le testate giornalistiche titolavano “Oliverio: vittoria bulgara”. Bulgara certo, se non si tiene conto di quel 57% della popolazione che non è andata a votare. L’astensionismo come segno inequivocabile di disillusione, di fine del sistema clientelare per le grandi masse (basti pensare a cosa ha rappresentato l’afor, l’arssa, ecc.). Oggi potremmo parlare di queste grandi concentrazioni nel variegato universo dei call center, ma non è più un posto statale! Un dato che sicuramente fa ben sperare, nell’ottica di una rivalsa di dignità dei calabresi, ma non bisogna illudersi.

Dal canto nostro, non possiamo che guardare con interesse al dato dell’astensione, ma rimanendo con i piedi per terra, bisogna capire come si riesce a intercettare tutto quel malcontento che oggi non ha votato e come si riesce a tramutare questo malessere in conflitto sociale. Tocca sporcarsi le mani nelle contraddizioni che la crisi apre, spogliandosi a volte di casacce vetuste, e contaminarsi nella realtà senza perdere l’identità ma provando a dare alle lotte che si aprono nelle contraddizioni nostrane, lo giusto sfogo, la giusta tensione. Le lotte contro i licenziamenti e per il reddito, i picchetti antisfratto, le vertenze contro le discariche, devono essere momenti di un processo più ampio che leghi tutte queste vertenze in una rivendicazione generale, per dircela in breve quel casa reddito salute e dignità che diventa pratica e progetto politico.

Avere la capacità di essere punto di riferimento delle istanze sociali, non come meri risolutori assistenziali, ma come soggetti capaci di costruire con l’autorganizzazione e il conflitto un immaginario diverso e possibile contro lo stato attuale delle cose. Gli attacchi che Renzi e il suo governo sferra costantemente alle nostre vite ed ai nostri territori non bisogna viverli in maniera vittimistica, ma anzi come un segno che i percorsi che abbiamo aperto hanno colpito e toccherà a noi smontare sui territori pezzo per pezzo i provvedimenti governativi. L’astensione può essere una prospettiva da cui partire per aprire un dibattito in questa regione sulle forme e i metodi per contrastare il capitalismo nostrano, ma partendo da una valutazione reale e concreta, che al momento siamo solo all’inizio della costruzione di un opposizione sociale, ma ancora insufficiente alla fase.

C.p.o.a. Rialzo

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