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Yoox: molestie sessuali sulle facchine. Ora basta, è sciopero!

La celere è stata particolarmente brusca al fine, molto probabile, di intimidire le operaie, per la maggior parte migranti, e farle tornare in silenzio nell’inferno in cui avevano consumato le loro vite fino a due giorni fa, ma l’obiettivo non è stato raggiunto! Le facchine determinatissime e sostenute da molti compagni e compagne che sono accorsi all’interporto di Bologna durante tutto il giorno hanno continuato con intransigenza e dignità l’iniziativa di lotta fino a quando non hanno deciso che per oggi poteva bastare. L’avevano promesso ieri notte davanti a centinaia e centinaia di studenti che partecipavano al Batti Il Tuo Tempo Festival ai Giardini Filippo Re occupati dal CUA: dal palco del concerto avevano detto chiaramente che il tempo dei soprusi era finito e che la giornata di oggi sarebbe stata la prova della loro fermezza e forza. Intanto l’avvocato del foro di Bologna Marina Prosperi ha fatto sapere che sono state depositate le denunce per i trattamenti riservati alle facchine della Yoox da parte del caporale.

 

La Redazione di Infoaut insieme al Lab Crash ha lavorato in queste settimane ad un’inchiesta su quanto è avvenuto fino ad oggi nel magazzino Mr Job che lavora per la Yoox. Nei prossimi giorni coerentemente allo sviluppo e negli interessi della lotta verrà pubblicato il resto dell’inchiesta in cui le operaie raccontano di quanto hanno dovuto subire e di quanto coraggio hanno dovuto trovare per sollevare in questi giorni i pugni contro gli schiavisti e molestatori made in Yoox:

 

“Io Sono stata assunta tre anni fa con un contratto di apprendistato. Avevo da poco superato il periodo di prova quando iniziarono le molestie da parte di uno dei responsabili della cooperativa Mr Job. Lui si avvicinò a me stando attento a non farsi sentire dalle altre e mi sussurò all’orecchio che lui “sapeva che noi marocchine eravamo tutte porche, soprattuttoquelle di 18 anni come me” e con quel suo ghigno lurido mi disse che mi conveniva essere carina e sorridergli un pò di più quando lo incrociavo nei corridoi… io restai esterefatta, lui poteva avere il doppio se non di più dei miei anni ed era un mio datore di lavoro, come poteva parlarmi in quel modo? Gli dissi di non usare quel linguaggio con me, di lasciarmi stare e farmi fare il mio lavoro. Il giorno seguente mi fece chiamare da un altro responsabile che mi disse che per qualche giorno non c’era bisogno di me al lavoro… Mi richiamarono dopo tre settimane consigliandomi di essere più educata.”

“Tu devi scegliere tra me, Dio e lo stipendio, perché lo stipendio te lo do io e io sono il tuo Dio . Qui Allah non esiste”. Frasi del genere il responsabile le rivolge spesso a me e ad altre mie colleghe in riferimento al nostro essere mussulmane. Sono capitate di frequente delle convocazioni solo per noi ragazze marocchine in cui ci veniva rimproverato di fare troppi figli. D’ora in poi se avessimo avuto l’intenzione di rimanere in cinta avremmo dovuto comunicarlo prima all’azienda che avrebbe deciso se ciò poteva essere possibile, ma in ogni caso, ci dicevano: è meglio se usate i contraccettivi!”

“Mi si diceva : “Come sei bella! Fammi veder come balli la danza del ventre”. Una volta lui si avvicinò a me e mi toccò in maniera impropria baciandomi sul collo. Io mi irrigidì e lo pregai di non farlo mai più. Di fronte ai miei espliciti rifiuti il suo atteggiamento cambiò e le sue attenzioni mutarono in atteggiamenti punitivi. Venivo spostata continuamente di reparto. Mi venivano addebitati errori che io sapevo di non aver fatto . Mi furono negate sistematicamente le ferie che in tre anni non potei mai fare, nemmeno per un solo giorno.”

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