Akram Rikawi libero. Continua la lotta dei prigionieri palestinesi
Per i palestinesi il 2012 verrà ricordato come l’anno in cui la lotta dei prigionieri è tornata al centro della causa palestinese: c’è stato non solo il rilascio degli oltre 1000 prigionieri palestinesi in cambio della liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito nella striscia di Gaza, ma anche la riproposizione di una lotta senza precedenti contro il sistema carcerario.
E’ stata la vicneda di Khader Adnan ad ispirare lo sciopero della fame generalizzato contro le pratiche di oppressione quotidiana che hanno lo scopo di spegnere la rivolta nelle prigioni, di combattere e logorare la volontà dei detenuti. Oltre 2000 sono stati coloro che per settimane, per mesi, hanno rifiutato il cibo e talvolta anche l’acqua per ribellarsi all’isolamento e alla detenzione amministrativa- pratica comunemente utilizzata per cui un palestinese viene arrestato senza accuse specifiche per un periodo di sei mesi rinnovabile all’infinito, senza processo. Molti sono coloro che hanno passato anni in carcere senza accuse, colpevoli solo di non essersi piegati e di aver continuato a resistere all’occupazione.
Tra questi Samer Issawi, Ayman Sharawneh, Jafar Ezzdein, Tariq Kaadan e Yousef Yassin, tuttora in sciopero della fame. Accanto a loro fino a due giorni fa anche Akram Rikawi, liberato lo scorso giovedì dopo uno sciopero della fame di oltre 100 giorni. Ma, mentre Rikhawi ha potuto finalmente ricongiungersi con la famiglia nella striscia di Gaza dopo 9 anni di detenzione, peggiorano giorno dopo giorno le condizioni di salute degli altri detenuti in sciopero della fame. Tra questi Samer Issawi il quale, provato da uno sciopero della fame di oltre 200 giorni che ha leso gli organi interni e inciso sul sistema nervoso centrale al punto da impedirgli la deambulazione, ha recentemente iniziato a rifiutare l’acqua.
Intanto si moltiplicano le azioni di solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame: accanto alle molteplici proteste per la liberazione di George Abdallah (palestinese detenuto da 28 anni nelle carceri francesi, per cui una sentenza aveva deciso la liberazione, non rispettata dalle autorità francesi), in tutto il mondo arabo-e non solo, sono in migliaia a scendere in piazza per mostrare la propria solidarietà e complicità con i palestinesi in lotta nelle prigioni sioniste. Nei territori palestinesi, in Libano, Giordania, Siria, ovunque giornalmente esplode la solidarietà con coloro che nelle prigioni lottano non soltanto per la propria liberazione, ma per tutta la Palestina.
Mentre continuano gli attacchi quotidiani alla libertà palestinese, mentre giornalmente giovani e bambini vengono arrestati, mentre i crimini israeliani godono sempre di una maggiore copertura, mentre sono sempre più frequenti i soprusi delle guardie carcerarie contro i detenuti che non abbassano la testa, la lotta dei detenuti palestinesi fornisce una nuova forza alla lotta nazionale.
Un’unità nella lotta, una determinazione non basata su compromessi e comune a tutti i detenuti al di là delle appartenenze politiche, una lotta che ha tanto da insegnare a quella parte di Palestina che ha smesso o che oramai è stanca di lottare.
Una lotta che nonostante le difficoltà e le rappresaglie, produce delle vittorie, come la liberazione di Akrem ha appena dimostrato. Una lotta che riproduce gli stessi valori portanti della lotta nazionale di milioni di palestinesi in diaspora: il diritto a tornare nelle proprie case, con tutti i mezzi necessari.
Video per i detenuti palestinesi in sciopero della fame
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