Argentina: Terzo giorno di marce moltitudinarie a Chubut contro l’attività mega-mineraria, “Che se ne vadano tutti”
Questo venerdì migliaia di persone si sono date appuntamento alle ore 17,00 a Rawson per rafforzare l’avversione per la legge che è stata promulgata ieri. Ci sono concentrazioni in diversi punti della provincia.
ALLE H. 21,30 LA POLIZIA HA DI NUOVO REPRESSO LA MARCIA POPOLARE E PACIFICA CHE SI STAVA SVOLGENDO. Si chiede di ripiegare ai punti di incontro per proteggersi. Famiglie con bambini e persone anziane: tornate alle vostre case, è importante mettersi al sicuro. DIFFUSIONE URGENTE.
ARCIONI E MADERNA SONO I RESPONSABILI DIRETTI DI TUTTA QUESTA VIOLENZA!
Con la parola d’ordine #QueSeVayanTodos (CheSeNeVadanoTutti), a Chubut una moltitudine di persone ha marciato nella capitale contro il progetto minerario. La mobilitazione per il momento è pacifica e percorre i vari punti nevralgici della città, che ieri erano stati fortemente attaccati e incendiati da gruppi minoritari.
La convocazione era per le ore 17,00 al Banco Nación di via 25 de Mayo. A Puerto Madryn si è replicata la mobilitazione nelle strade centrali, con striscioni e cori.
Anche a Trelew sono stati migliaia coloro che hanno protestato questo venerdì
A Comodoro c’è stata una moltitudinaria marcia contro l’attività mega-mineraria
Migliaia di persone hanno protestato in tutta la provincia per opporsi alla legge di zonificazione mineraria che è stata approvata mercoledì notte nel Legislativo provinciale e promulgata poche ore dopo dal governatore Mariano Arcioni attraverso il Decreto 1285/21.
In questo contesto, i manifestanti hanno rifiutato la decisione dei 14 deputati che hanno approvato il progetto, hanno respinto la repressione a Rawson e chiedono l’abrogazione della nuova Legge XVII Nº 149.
A Comodoro Rivadavia, di mattina c’è stata una concentrazione nel Consiglio Deliberante e nel pomeriggio è stata convocata una manifestazione nella piazza della Scuola 83 a cui hanno partecipato una grande quantità di gruppi sociali, partiti politici e singoli abitanti, che hanno sfilato per il centro della città con bandiere e cartelli che dicevano “no alla miniera”, “l’acqua vale più dell’oro”, “acqua per la vita”, tra gli altri.
La marcia è passata anche fuori dell’ufficio del governatore in viale Yrigoyen, che era presidiato da un cordone di polizia.
Proteste in tutta la provincia
Dopo la sessione ordinaria di mercoledì, la polizia ha sparato gas e proiettili di gomma contro i manifestanti, ferendo circa venti persone, una di loro ricoverata, e due arrestate. In risposta, nella notte a Rawson, Trelew e Puerto Madryn sono state convocate manifestazioni spontanee, e a Esquel è stato fatto un blocco sulla strada 40.
Ieri, durante tutto il giorno ci sono state proteste in tutta la provincia; quella di maggior dimensione si è svolta nella capitale provinciale che ha ricevuto manifestanti di diverse città ed è terminata nella notte con l’incendio della Casa del Governo e di alcuni veicoli.
C’è stata anche una manifestazione di solidarietà a Buenos Aires, tenendo conto che il principale propugnatore dell’attività mineraria nel paese è il governo nazionale di Alberto Fernández.
Habeas corpus e richieste di veto
A Esquel e a Lago Puelo sono stati presentati preventivamente habeas corpus collettivi, per proteggere l’integrità fisica di coloro che manifestano contro la legge.
Anche il Partito Indipendente di Chubut (PICH) ha presentato un messaggio al governatore con il quale ha chiesto che la legge sia totalmente vietata, con la medesima dichiarano che si è votato “alle spalle della cittadinanza” e hanno ricordato che durante la campagna elettorale Chubut al Frente manifestava contro l’attività mineraria e che in questo modo “si è burlato e si è ingannato il popolo chubutense che ha avuto fiducia nelle proposte e nella parola degli allora candidati”.
Contro la legge hanno manifestato anche la CTA Autónoma, il sindacato docente ATECH, il settore della pesca rappresentato dai sindacati SUPA e SOMU. Allo stesso modo hanno fatto l’Università Nazionale della Patagonia San Juan Bosco e il CONICET, tra le varie istituzioni.
Ha parlato il dittatore di Chubut, Arcioni che continua a minacciare, dice che si appellerà alla Giustizia
Arcioni ha affermato che “la violenza non è mai il cammino”, giustamente lui che ha lanciato una gigantesca repressione con feriti per i proiettili, bastonati e detenuti.
Il repressore Arcioni ha emesso a mezzogiorno un conciso messaggio, con il quale ha segnalato coloro che hanno causato le violenze e gli ha detto: “Non crediate di poter calpestare i diritti di tutta una Provincia”.
fonti: proprie, Sudaca, Prosa Urgente.
17 dicembre 2021
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca
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