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Beirut: in piazza contro il sistema confessionale

“Il popolo vuole la caduta del regime” hanno scandito i manifestanti, ripetendo gli slogan delle rivolte popolari del Nord Africa. Sugli striscioni anche: “Il confessionalismo è l’oppio delle masse”, parole d’ordine di matrice marxista.

Nei dispacci d’agenzia viene riportato come “Il sistema libanese è un insieme complesso di suddivisione del potere basato su quote delle varie comunità e su una tradizione di ‘democrazia consensuale’. Dall’indipendenza del 1943 ciò garantisce un delicato equilibrio tra le 18 confessioni cristiane e musulmane del paese. Domenica scorsa, diverse centinaia di persone avevano già manifestato sotto la pioggia per chiedere l’abolizione di questo sistema, accusato di essere all’origine di tutti i mali del Paese: corruzione, clientelismo, una guerra civile distrutiva (1975-1990) e le crisi politiche che si sono susseguite a ripetizione”.

Laboratorio Libano da osservare ed analizzare con estrema cautela e particolarità, e si prenda in esempio la questione confessionale nel paese dei cedri, origine di sanguinose guerre civili e al contempo – all’oggi – fragile garanzia di governance politica. Contraddizioni sempre di casa in Libano; un dato però da cogliere – guardando al 27 febbraio – è sicuramente la crescita numerica che, nel lasso di tempo di una settimana, la critica al sistema confessionale è stata in grado di esprimere in piazza.

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