InfoAut
Immagine di copertina per il post

La società della resistenza e la liberazione degli oppressi. La lunga storia di Hezbollah

Appena il governo di Beirut ha deciso il disarmo di Hezbollah, immediatamente nella capitale sono scoppiate proteste e cortei, non solo opera del partito sciita, ma di molti altri partiti e semplici cittadini.

Di Jack Orlando, da Carmilla
M. Di Donato; Hezbollah. Storia del partito di Dio; Mimesis; Sesto San Giovanni 2025

È una mossa che agli occhi dei libanesi, vagli a dar torto, è un regalo all’asse USA/Israele, che infatti continua a spingere per questo; soprattutto è uno schiaffo a quel sud che da mesi è sotto i bombardamenti e le incursioni delle IDF che persistono a mietere vittime in un continuo violare gli accordi di cessate il fuoco (cui viceversa Hezbollah, come rilevato da diversi osservatori internazionali, si è attenuto scrupolosamente).
Ora le proteste si sono fermate, su indicazione del Partito di Dio, così come in stallo sembrano le manovre per la requisizione di armi. Uno stallo alla messicana con il serio rischio di far deflagrare il paese.

La verità è che Hezbollah è stato, ed in buona parte ancora è, lo scudo che tiene il Libano relativamente al sicuro dalle tentazioni imperiali di Tel Aviv. Scudo che evidentemente non è cruccio per una classe politica che ha sempre fatto del clientelismo, dell’interesse fazioso, della grassa malversazione la sua ragion d’essere. Una politica servile e prona agli interessi del padrone di turno che, fatta salva la natura di mosaico confessionale del Libano, ricorda molto quella del Bel Paese.

Hezbollah, in una parabola quarantennale è cresciuta proprio in opposizione a questa modalità: resistenza armata ad Israele, resistenza politica all’oppressione, emancipazione sociale ai subalterni. Tuttora, nonostante un forte calo di consenso che non l’ha risparmiato dalle grandi proteste del 2019, c’è una larghissima fetta del popolo libanese (e non solo) che gli tributa un ruolo di primo piano nella difesa e l’avanzamento dei popoli arabi e, soprattutto, delle loro fasce più deboli.
Eppure, dalle nostre latitudini (Non fosse che ci è toccata la sorte di abitanti d’Europa, probabilmente ormai faremmo anche a meno di occuparcene) persiste una venefica supponenza che, anche nei cortei per la Palestina, fa storcere il naso alle anime belle quando compare una bandiera gialla con l’inconfondibile mitra verde. Arroganza tipicamente occidentale di poter pensare quale siano le forme della resistenza legittime, senza considerare che a dato contesto corrisponde data politica, che processi storici diversi generano categorie e modus diversi.

Il volume di Marco Di Donato, aggiornato a dieci anni dalla sua prima edizione, è allora un validissimo strumento per arieggiare la stanza e approfondire la storia di un’organizzazione che, nata nelle temperie di una guerra civile di cui ha rifiutato gli scannamenti interconfessionali, è riuscita a imporre il ritiro dell’esercito israeliano in una ventennale e sfiancante opera di guerriglia, per poi costruire una propria agenda politica e modello di sviluppo.
Comprendere Hezbollah per comprendere il Libano e l’area MENA di oggi, ma anche allenare le capacità d’analisi dei fenomeni politici. È qui che, nonostante il registro e la genesi accademiche del libro, si può parlare di uno strumento di validità politica.

Di Donato risale alla genesi del Partito di Dio nella convergenza tra l’attivismo della comunità sciita, la più emarginata della società libanese, nel contesto della guerra civile con l’esperimento della rivoluzione iraniana del ’79 con cui Khomeini aveva rotto lo storico quietismo della shi’a trasformandolo in un elemento di rottura.
Hezbollah nasce quindi sia come risposta all’occupazione israeliana del sud che come prodotto d’esportazione della rivoluzione iraniana.

Un rapporto di filiazione che segna sì l’identità (nonché le catene di approvvigionamento, la formazione dei quadri e la “garanzia ideologica”) ma che non ne compromette il carattere di movimento autonomo e assolutamente libanese.
Da quando è pubblicata la “Lettera aperta agli oppressi del Libano e del mondo”, la Risālat al-maftuḥa del 1985, viene rivendicato sì il precedente della Repubblica Islamica, ma si invoca la libera scelta popolare per un modello politico che sappia garantire equilibrio e giustizia per tutte le componenti confessionali del paese. Il fulcro è piuttosto la liberazione dall’occupazione israeliana come base per l’emancipazione dai piani imperialisti americani, di cui il sionismo è la punta di lancia.

Ancora di più, al centro vi è l’appello agli oppressi del mondo affinchè si organizzino per liberare sé stessi e le proprie terre da padroni interni e esterni. Un programma di resistenza che travalica l’aspetto confessionale e rilancia un piano emancipatorio di cui l’ormai moribonda URSS aveva smesso di fornire il faro e che echeggia, pur senza mai citarla, la lezione di Fanon.
La Resistenza è quindi la promessa di Hezbollah, la sua proposta, il suo obbiettivo e il suo metodo.
Se l’aspetto militare è predominante nei primi anni e finirà per costringere Israele al ritiro nel 2000 e ancora nel 2006; già dalla fine degli ’80 quella che va profilandosi è l’idea di una Società della resistenza: una fittissima rete di iniziative e associazioni locali che intervengono sui territori fornendo assistenza sanitaria, scolastica, abitativa, sviluppo del lavoro e ripristino degli ecosistemi.
Hezbollah crea nel tempo un vero e proprio stato virtuale in cui a donne e giovani viene consegnato un ruolo di primo piano, dove cristiani e sunniti vengono integrati nella progettualità e la rettitudine morale è una sorta di biglietto da visita imposto ai quadri dirigenti.

Questa dimensione, ancor più della lotta armata, fa di Hezbollah un attore politico fondamentale dell’arena libanese, in grado di far eleggere propri sindaci e deputati e partecipare a una coalizione di governo, pur senza mai dismettere la propria attitudine militare. Qualcosa di assolutamente lontano dall’immagine di gruppo terrorista portata avanti dai nostri media.

Ora, nonostante l’assassinio del leader storico Sayeed Hassan Nasrallah (in cui Israele non si è fatto scrupoli a tirare giù un intero isolato abitato per eliminarlo), il dissanguamento della propria ala militare in due anni di conflitto riaperto e la parziale disarticolazione dell’Asse della resistenza, il fatto che una schiera di avvoltoi internazionali (che coinvolge pienamente parte dei paesi arabi a dispetto delle loro retoriche pan-arabiste) spinga per lo smantellamento dell’arsenale del Partito di Dio è un segnale inequivocabile.

Come sciacalli attorno a una bestia ferita, quelli che aspirano a ridisegnare l’Asia Occidentale ancora una volta secondo i propri desiderata, cercano di eliminare Hezbollah nel momento in cui è più fragile, testimoniando però di riflesso, la profonda forza di cui ancora gode. E non sembra curarsi la presidenza Aoun del rischio di rinnovare una spaccatura sociale in un territorio su cui non si è ancora dissolto lo spettro della guerra civile.

Ed è tutto da vedere se questo tentativo andrà in porto, e a che prezzo, o piuttosto finirà per rafforzare un movimento di resistenza che, come è tipico di queste realtà finisce per ritrovare ossigeno proprio nei momenti di scontro maggiore.
Quel che è sicuro e dimostrato dalla storia di Hezbollah non è solo che questo è un attore inaggirabile per il futuro della regione ma che ancora, a dispetto di tutto e fuor di retorica, l’unica possibilità d’esistenza politica dei subalterni sta nell’organizzazione della forza.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

ASSEDIO DI GAZAgenocidiohezbollahisraelelibano

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ancora catene da spezzare – Appunti su pratiche di libertà e ed autodifesa

Negli ultimi anni, all’interno dei movimenti transfemministi italiani ed europei, si è manifestata una dinamica preoccupante: l’uso di linguaggi e strumenti nati per la liberazione come dispositivi di delegittimazione e controllo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Nuova strategia Usa e chi non vuol capire

A proposito della nuova strategia degli Stati Uniti e le reazioni che ha suscitato

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Bulgaria: cade il governo dopo le proteste. Quali scenari?

Giovedì il primo ministro della Bulgaria Rosen Zhelyazkov ha annunciato le sue dimissioni.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’importante non è partecipare

Penso tuttavia che il punto cruciale, l’oggetto della nostra critica, debba essere la democrazia nel suo pieno sviluppo: la democrazia politica moderna.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ecomarxismo e Prometeo liberato

Nel Prometeo incatenato di Eschilo, Prometeo è una figura rivoluzionaria.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I tatuaggi di Pete Hegseth, l’America Latina e la guerra che viene

Mentre scriviamo queste righe il Presidente degli Stati Uniti dichiara unilateralmente chiuso lo spazio aereo sopra il Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ex Ilva: il riarmo divora la politica industriale (e la transizione ecologica)

Tutti i nodi vengono al pettine. Il governo sovranista con la sua manovrina accantona risorse per acquistare armi e manda alle ortiche quasiasi politica industriale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Restare a galla insieme in un mondo difficile: Bilancio 2024 delle questioni del lavoro in Cina (Parte 2). 

Proseguiamo la traduzione in lingua italiana di questi preziosi contributi sul contesto delle lotte in Cina nel 2024, tradotti in inglese dal collettivo Chuang.  Consapevoli delle profonde differenze tra il nostro contesto e quello cinese, a sua volta molto difficile da restituire come un intero, alcuni dati e considerazioni che vengono avanzati nel testo sembrano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Rompere la pace dentro territori, fabbrica e università della guerra

Partiamo da qui, da questa inquietudine mai risolta e sempre irriducibile che accompagna la forma di vita militante, l’unica postura da cui tentare di agguantare Kairòs, il tempo delle opportunità che possiamo cogliere solo se ci mettiamo in gioco. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’economia genocida di Israele è sull’orlo del baratro?

L’economista Shir Hever spiega come la mobilitazione per la guerra di Gaza abbia alimentato un’”economia zombie” che sembra funzionare ma non ha prospettive future.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Regione Sardegna apre all’ampliamento della fabbrica di bombe RWM

La fabbrica RWM da anni attiva in Sardegna in una porzione di territorio, il Sulcis, di proprietà della tedesca Rheinmetall, vedrà molto probabilmente il via libera per il suo ampliamento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il fumo di Gaza oscura le fiamme della Cisgiordania: il Progetto Coloniale reso permanente

Mentre gli occhi internazionali sono puntati su Gaza, Tel Aviv sta portando avanti la sua più aggressiva campagna di Pulizia Etnica e furto di terre nella Cisgiordania Occupata dal 1948.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contro la falsa “pace” – Manifestazione regionale piemontese

In Palestina la Pace di Trump non è mai esistita, sono state oltre 400 le violazioni della tregua compiute da Israele

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torturato Marwan Barghouti

Il noto prigioniero politico palestinese Marwan Barghouti è stato aggredito brutalmente dalle guardie carcerarie israeliane, secondo le informazioni trasmesse alla sua famiglia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: oltre 10 mila violazioni dalla tregua da parte di Israele

In queste settimane si sono verificati nuovi bombardamenti in Libano, in particolare nel sud, mentre si registrano droni che sorvolano la zona e che hanno lanciato esplosivi in diverse città come nel caso di Aitaroun, con la scusa di voler colpire Hezbollah.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Il prezzo di stare dalla parte giusta

Sabato sera. Cena. La Tv gira per conto suo. Arrivano le parole: “Ignobile, vile, grave, irresponsabile, anni di piombo”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Torino: riflessioni attorno “all’assalto squadrista alla sede della Stampa” e alla libertà di informazione

Il centro sociale Askatasuna di Torino è tornato al centro del dibattito politico nazionale dopo l’azione alla redazione de La Stampa del 28 novembre durante la manifestazione nel giorno dello sciopero generale