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Blogosfera e cyberdissidenza: come si diversifica l’attacco al potere

 

Tunisi, 08 ottobre 2011, Nena News – Nel contesto del terzo meeting dei blogger arabi che si é tenuto a Tunisi dal 3 al 6 ottobre, abbiamo incontrato Sofiane Bel Haj, famoso per il suo pseudonimo “Hammadi Kalloucha” che fu arrestato il 6 gennaio 2011, e che fu incluso in una lista di giovani dissidenti stilata dal potere negli ultimi giorni prima della sua caduta.Con Sofiane ci intratteniamo per capire meglio il ruolo svolto dalla rete durante gli avvenimenti rivoluzionari e le possibili prospettive.

Sofiane. Ci puoi aiutare a ricostruire la nascita del fenomeno della blogosfera in Tunisia?

Gli strumenti che ha a disposizione l’internauta per ricevere e diffondere informazioni attraverso la rete sono tre:il classico sito, in cui l’utilizzatore é passivo (riceve l’informazione ma non la costruisce);i forum e le chat in cui l’informazione si costruisce insieme attraverso lo scambio. In Tunisia la discussione politica nasce intorno a queste esperienze, soprattuto di forum di discussione. “Takriz”, per esempio, e “Mac 125”. (due movimenti pionieri di cyber attivisti) all’origine erano dei forum di discussione.

Erano i primissimi passi dell’uso politico e militante di internet. In embrione si intravedeva il cyberattivismo.E’ di questa fase (fine anni ‘90) l’apparizione di Zwahir Yahyeui uno dei primi cyber attivisti che lancia il sito “Tunisie”. Arrestato e condannato a due anni di detenzione, morirà in conseguenza dei maltrattamenti subiti e diventa il simbolo di tutti i cyber militanti (il suo pseudonimo era “Ettounsi”). Poiché suo zio era un noto giudice riusciva ad avere informazioni giudiziare intorno a cui costruiva delle vere e propie campagne di denuncia. Fu la pubblicazione della lettera aperta dei giudici capeggiata da Mokhtar Yaheyi che gli valse l’arresto.

Quindi questo é il primo episodio. E’ l’atto di nascita.

Bisognerebbe però porsi la domanda: perché nasce un movimento proprio su intenet? Bisogna leggere l’emersione di questo fenomeno nel contesto di in un paese in cui non vi era nessuna chance per esprimersi.

Ben Ali aveva investito parecchio su internet e lo sviluppo dell’informatica serviva da fiore all’occhiello di un regime che si voleva “modernizzatore”. Allo stesso tempo rientravano nel “business di famiglia”. Infatti i fornitori di internet appartenevano tutti al girone presidenziale.

Potresti datarmi l’avvento dei blog?

Gia a partire dal 2001 e 2002 si diffonde questa pratica…..

…Quindi questi blogger si trasformano in cyber dissidenti. Il blog  nasce come una specie di diario personale. All’inizio si incomincia a parlare delle piccole storie personali e poi piano piano si denunciano i problemi sociali; uno incomincia a dire “questa mattina ho preso l’autobus che era strapieno e non é possibile che in un paese come il nostro i mezzi di trasporto facciano cosi schifo…”; quindi diventa indirettamente politico scatenando la reazione della censura che lo blocca. Di colpo si trova a diventare un cyber militante.

Quindi incominciano gli attacchi alla persona persona?

No. Non esattamente. Ti lasciavano fare i blog, soltanto appena intercettavano nel contenuto qualcosa di politico il blog veniva bloccato. Ma cosa non é politico? Così, come reazione alla censura crescente e alla reazione scomposta della polizia di internet nasceva la coscienza del cyber militante. Si trattava di ragazzi semplici all’inizio, che non necessariamente avevano l’obiettivo di rivoltarsi contro il regime. Un meccanismo di azione e reazione.

Fatma Arabica per esempio, all’inizio era una semplice blogger che aveva il suo diario di ragazzina che raccontava le sue inquietudini giovanili, finché ha incominciato ad essere presa di mira dalla censura. E allora se l’é presa, ne ha fatto una questione di principio ed ha incominciato ad attaccare il sistema…

Quindi non erano all’inizio ragazzi politicizzati.

No. Internet era uno strumento di espressione, di liberta’ intima, ed il regime aveva l’arroganza di entrare nella loro unica sfera di libertà espressiva. Ragazzi e ragazze a cui veniva negato il diritto di esprimere la propria passione.

Poi c’era un’altra categoria di blogger, che si sono messi invece fin dall’inizio a parlare di politica. Al contrario degli altri che ci sono quasi capitati per caso.

Come Leena Mehenni?

No. Leena é un caso a sé. Bisogna conoscere il padre per capire in quale ambiente é vissuta. E’ stata politicizzata fin dall’inizio, Mehenni era un ex prigioniero politico. Al contrario, rispetto al contesto di origine potremmo addirittura rimproverarla di non essere stata troppo articolata nel suo modo di essere politicizzata: ma questa forse é una questione generazionale. Lei é stata molto attiva sulla lotta contro la censura e per la questione femminile.

…Quindi ci sono piu’ livelli di cyber attivisti. Quelli che nascono in reazione alla censura e quelli che fin dall’inizio avevano l’obiettivo di colpire il sistema, avevano un progetto politico, come Zouhayer Hayehui.

Io stesso sono entrato nella cyber dissidenza, studiando il suo caso. All’epoca ero all’universita’ di Scienze Politiche a Bruxelles ed ho incontrato Nadia Nasrawoui (celebre avvocatessa e militante indefessa per i diritti umani), ho preso un caffé con lei, ed é cambiata la mia vita. Mi trovavo di fronte a questa donna piccola e forte. Una vita distrutta dal potere ma tenace e bella nella forza dei suoi ideali. Sono tornato  a casa e mi sono vergognato di me stesso, di fronte all’esempio di quella donna. Cosi’ ho maturato l’idea di entrare nella dissidenza ed ho incominciato a studiare l’utilizzo di internet. Ho un po’ studiato quelli che erano stati i precedenti, ho valutato quale strumento fosse migliore, facebook anziché i blog. Cosi’ ho costruito razionalmente il mio progetto personale di cyber militanza.

Hai parlato in precedenza di un crescendo nella guerra della censura. Di cosa si trattava, ti censuravano i blog e basta?

Ci sono stati degli arresti, il gioco si é fatto progressivamente piu’ duro. Fatma Arabica, per esempio é stata arrestata nel 2009. Ben Ali, dopo la vittoria delle elezioni, nel suo discorso di investitura fece un riferimento chiaro “ a coloro che su internet hanno cercato di infangare una campagna elettorale esemplare”. Nello stesso momento in cui pronunciava queste parole la polizia bussava a casa di Fatma per condurla al Ministero degli Interni dove fu trattenuta per 10 giorni. Ovviamente é stato un passaggio per lei molto traumatico. Ma, ancora una volta non veniva arrestata una cyber attivista ma si cercava di colpire il simbolo di una dissidenza che il regime aveva individuato.

Possiamo dire che un po’ alla volta si é costituito un movimento?

Certo. Ma il movimento é internazionale. Per esempio quando oggi sento che c’é una blogger siriana che é stata arrestata non posso che essere solidale. Scatta un senso di appartenenza. E come quando un avvocato viene colpito e tutta la categoria come riflesso immediato si mette a solidarizzare.

Quindi il mondo della dissidenza su internet nasce all’inizio come una forma di espressione di liberta’ pura, senza che ci sia per forza un obiettivo politico visibile. Poi si sviluppa ed incomincia ad essere creativo. Per esempio nasce l’arte della caricatura: tra gli altri mi piace ricordare il blog “Débatunisie”, firmato da Zed, un tipo che fino ad oggi é rimasto nell’anonimato. Ma é qualcosa di sublime. Scrive dei testi ironici e poi li commenta con le sue vignette. Per me se c’é un lavoro da valorizzare é il suo. E’ un architetto; la sera ritorna a casa e sfoga la sua creativita’.

Mi stai dicendo quindi che nel 2009 esisteva gia’ un vero e proprio movimento dissidente organizzato che si esprimeva attraverso internet.

E ti spiego perché. In Tunisia a quell’epoca non esisteva piu’ nessuna espressione libera. Il paese era stato ammutolito. Tutti i mezzi di informazione castrati. In quel paese che era diventata la Tunisia un minimo rumore di dissenso faceva un grande baccano. E questo fracasso veniva dalla rete. Ed é per questo che il regime ci individua come nemico pubblico numero 1 e ci trasforma in vero e proprio movimento di dissidenza. E del resto se ci fai caso, l’ultima ondata di arresti è stata a gennaio del 2011. Il regime non se l’é presa né con militanti dei diritti umani né con partiti politici (con l’eccezione del segretario del partito comunista, Hammami). Il 6 gennaio ci ritrovammo al Ministero degli Interni in 10 attivisti, di cui 9 blogger ed un rapper (il mitico General).

Ti immagini perché il nostro era diventato un “movimento pericoloso”. A parte gli sparuti militanti classici, che non avevano nessun impatto sulla popolazione, noi avevamo un canale di propaganda e di diffusione di idee straordinario.

Quanti tunisini avevano accesso ad internet?

Questo é un punto interessante. Ufficialmente su 10.000.000 di abitanti, soltanto 2.000.000 hanno una connessione. Tuttavia questo é un dato che non restituisce la realta’ dell’accesso ad internet. Nel nostro paese, una sola connessione puo valere per un intero condominio, nel senso che colui che possiede l’abbonamento WI-FI, lascia il libero accesso a tutti i vicini.

Altri dati sembrano confermarlo come il numero di abbonati a facebook (3.000.000).Posso anche raccontare un aneddoto: nel mio villaggio di origine vicino Monastir una piccola borgata sul mare di circa 500 abitanti, c’é un piccolo locale di un barbiere che ha la sua connessione internet. La sera tutti i contadini della zona vengono col loro portatile e si connettono sul suo Wi-FI e ci passano le ore.  Approfitto per aggiungere che io non sono d’accordo con chi dice che internet é stato utilizzato soltanto dalla classe benestante o nelle grandi citta’: é stato un fenomeno che ha toccato tutte le classi socilai e tutte le regioni del paese.

Insomma possiamo dire che nel 2009 i social network  avevano investito lo spazio pubblico e le informazioni che vi circolavano raggiungevano la maggior parte della popolazione.

Certo.Mi ricordo una volta a casa di un amico, la sua nonna vestita in abito tradizionale che domandava al nipote:”aprimi questo FB che voglio sapere un po’ di notizie”….

Sempre nel 2009 si sviluppa un vero confronto fra i cyber attivisti ed il regime. All’epoca c’erano in Tunisia soltanto 280.000 abbonati Facebook. Da un giorno all’altro il governo decide di chiudere FB.Ci siamo ritrovati all’improvviso attaccati dagli altri facebookisti che ci insultavano ritenendoci la causa di questa chiusura.

Abbiamo creato una campagna; il giornale “Le Temps” incredibilmente evoca il caso e fa appello al governo perché ritiri la decisione di censurare Fb, visto la disponibilita’ di molti a rimettere il proprio contratto di fornitura internet. Il giorno dopo l’articolo, su ordine presidenziale, viene liberato FB.

Eravamo riusciti ad ottenere il risultato che ci eravamo prefissi. Era la prima vittoria del movimento.I militanti tradizionali dei diritti umani rimasero di stucco per come eravamo riusciti con una pratica assolutamente pacifica a far tornare il regime sui suoi passi. Da quel momento in poi i membri facebook si sono raddoppiati, poi triplicati e sempre maggiore era il numero di quelli che si interessavno alla militanza attraverso l’uso dei social network.

E per rendersi conto della svolta che stava avvenendo in quel 2009 basta guardare quello che era successo un anno prima, nel 2008, durante il sollevamento del bacino minerario di Gafsa. Un giornalista, Quaddous, riprende le immagini e le registra su fb, ma nessuno osa condividerle per paura della repressione. Con questa nostra azione contro la censura qualcosa di nuovo era avvenuto anche nell’attegiamento dei cyber attivisti.

Possiamo ritornare sul 6 Gennaio, quando é scattato l’ordine di arresto nei vostri confronti?

Avevo passato tutta la notte a pubblicare dei documenti Wikileaks. Alle 6.00 di mattina, ero a casa mia, e stavo spegnendo la mia ultima sigaretta quando sento bussare alla porta e mi dicono “polizia”. Mi affaccio alla finistra e vedo un dispiegamento di poliziotti in civile e capisco subito che non sono venuti per Sofiane Belhaj ma per Hammadi Kalloucha (lo pseudonimo).

Ok.Ma perché proprio il quel momento, il 6 gennaio?E qual’era l’obiettivo?

Beh…non é ancora chiaro. Io personalmente sto facendo le mie indagini.Dopo il 14 gennaio sono riuscito a farmi una chiacchierata con uno dei poliziotti che mi hanno arrestato e senza dirmelo chiaramente, mi ha fatto capire tra le righe che ci potrebbe essere stato uno scambio di informazioni tra i servizi tunisini e servizi stranieri.Io mi sono fatto l’idea che sia stata l’amministrazione facebook a venderci!

Non so se é un caso, ma il 6 é la data dell’ultimo tentativo di indurire la repressione prima che il sistema salti completamente.

Beh…io ero dentro, non mi rendevo proprio conto di quello che stava succedendo; pero’ é chiaro con il senno di poi possiamo dire che dal 6 gennaio in poi c’é stata una progressiva crescita della protesta dalle regioni interne verso Tunisi. La notte tra l’8 e il 9 c’é il massacro di Kasserine e poi, il 10, c’é il primo sollevamento a Tunisi, nel quartiere Ettadhamen.

Poi non ci dimentichiamo che non siamo stati gli unici ad essere presi di mira. I primi di Gennaio ci sono stati una serie di attacchi del movimento “Anonimous”….

Ci puoi far capire meglio cos’é questo movimento “Anonimous”?

Si tratta di una tendenza, piu’ che un movimento, a cui ciascuno puo’ partecipare. All’inizio era un programma al quale tu potevi aderire facendo una richiesta di hackeraggio. Chiedevi cioé, da anonimo evidentemente, di poter fare un attacco al tale sito di tale istituzione spiegando le tue motivazioni.Se trovi delle persone che si convincono della bonta’ della tua azione, si inseriscono e ti aiutano a compierla.

In che senso ti aiutano…

Sono persone che da tutto il mondo utilizzando delle tecniche specifiche, si coordinano e compiono degli “attacchi” contro il tale sito.

E si sa chi ha “ordinato” questi attacchi dalla Tunisia?

Non lo sapremo mai con certezza.

Non c’é nessuno che li rivendica?

In realta’ Slim Amamou, perché é stato arrestato? Perche al “Tedex” di Cartagine del 2008 aveva fatto una presentazione del movimento di anonimous e molti, compreso il potere, lo ritennero il responsabile.

E’ arrestato insieme a voi il 6 gennaio?

Si. Il 5 sera, sulla pagina fb “Tunisie”, che ha circa 1.000.000 di aderenti, pubblicano un video in cui mostrano Ammamou parlare in pubblico di “anonimous” con il commento: ecco il primo tunisino che ce ne ha parlato.Questo per il Ministero degli Interni suona come un atto di accusa ed il giorno dopo si trova in galera con gli altri.

Pero’ non siamo sicuri se davvero ha giocato un ruolo…

Ma sicuramente! Slim é un’autorita’ in questo campo in Tunisia ed é molto probabile  che abbia dei rapporti con queste persone.E poi tecnicamente é un genio in informatica. E’ un’autorita’ che é stata riconosciuta negli USA ed in giro per il mondo per le sue competenze.

Durante le giornate della rivolta lui ha composto questa canzone “rais el bled” che ha incominciato a circolare.Non era l’unico ma era l’ultimo di cui si sentiva molto parlare in quei giorni e quindi nella sua ottica anche lui rappresentava un simbolo della gioventu’ che si ribellava:i rapper come i blogger erano un simbolo forte.

Insomma.Siete stati voi a fare la rivoluzione? Quale é la vostra reazione il 17 dicembre quando si immola Bouazizi. Avevate gia in mente di far cadere il dittatore?

Certo che no. La cyber dissidenza ha sempre accompagnato i movimenti sociali, ma non li ha creati e non li ha determinati.Vuol dire, l’obiettivo é essere cassa di risonanza….Non creiamo i fatti, non si creano i fatti sociali ad un livello virtuale. Noi stiamo in fondo dietro ad una scrivania con un computer.

Quando c’é stato l’immolazione di Bouazizi a Sidi Bouzid abbiamo fatto immediatamente circolare le immagini, come del resto era successo un anno prima a Monastir (un anno prima era successo un episodio molto simile di immolazione di un ambulante)…

Avevamo capito che l’immagine poteva giocare un ruolo. Quello che era mancato nel movimento di Redayf (nel bacino minerario) nel 2008. …e non ci dimentichiamo che bisognava lottare quotidianamente con gli infiltrati della polizia che fossero di servizio o semplici utilizzatori che prendevano parte con il regime e ci attaccavano.

Esiste un prima e dopo 14 gennaio anche per noi. Sotto il regime eravano un numero relativamente basso di attivisti. Tuttavia avevamo un obiettivo chiaro e di fronte a noi una censura rigidissima. I rischi erano alti. Tutto cio’ faceva si che coloro che ci si mettevano lo facevano con un certo savoir faire che si é affinato con il tempo.

Dopo il 14 gennaio la figura stessa del cyber-attivista ha avuto un riconoscimento ufficiale, il che ha favorito l’emergere di una massa confusa di internauti “improvvisati”. Cio’ a detrimento della credibilita’ del nostro ruolo. In piu’ i mezzi di informazione hanno trasformato il web in una posta in gioco. Anche per questo abbiamo sentito l’esigenza di fare una nostra associazione, un modo per ‘professionalizzarci’.Io per esempio sto seguendo dei corsi di giornalismo altri invece si professionalizzano nell’immagine. E quindi aspettiamo il nostro momento per riemergere con un contenuto piu’ forte.

Esiste oggi qualcosa che puo’ assomigliare ad un movimento politico dei blogger?

Come tutto il movimento della rivoluzione, anche noi eravamo dei giovani mossi dall’impulso libertario. Crollato il regime ognuno é emerso nella sua diversita’. Abbiamo fatto blocco contro la dittatura, ma non esiste una tipologia che possa definirsi “il movimento dei blogger”, o un orientamento politico univoco. Ci sono blogger islamisti e agnostici, liberali ed anarchici. E poi, come abbiamo visto in precedenza, il mondo della blogosfera é nato come l’espressione intima di una nuova generazione che non si interessava necessariamente di politica ma che é stata obbligata a farlo nel momento in cui le si privava la liberta’ di essere giovane e di esprimerlo nella maniera piu innocente possibile.

Sono le stesse parole che mi hanno ripetuto a Sidi Bouzid i ragazzi di Hay Annour.

Si. In fondo é questa la storia di questi giovani che si sono ribellati e questo si riflette nella fase attuale che non ha espresso un vero “movimento rivoluzionario” con un’ideologia.Oggi non esiste una sinergia, é stato un fatto unico che si é prodotto magicamente in quei giorni e che non si é ripetuto.

Possiamo  contestare a questi giovani di non avere una solidita’ politica? In fondo avete fatto una rivoluzione, ci saremmo aspettati un maggior attivismo politico, anche da parte di voi blogger.E’ possibile che questi movimenti non abbiano prodotto leader né una nuova classe dirigente?

Un attimo, cerchiamo di rimettere le cose nel loro giusto contesto. Questo é un paese in cui fino a 9 mesi fa non ci si poteva neanche riunire in una sala.Per avere un progetto oggi era necessario che questo progetto ci fosse prima e lo spazio attuale poteva diventare il contesto in cui si realizzava.Non c’é stato questo progetto. E per questo non ci sono stati leader. Era una ribellione contro la dittatura, contro un regime che non ti faceva respirare.E quindi adesso si é tornati alla normalita’. Ognuno fa la sua vita. C’é chi ha semplicemente smesso, dicendo di aver raggiunto il propro obiettivo. La dittatura é crollata.

Qual’é la tua analisi sulla situazione attuale Sofiane.

Il paese é entrato in una fase nuova. Sta percorrendo un percorso, che non é perfetto, in cui regna ancora molta incertezza, ma che mi lascia ottimista sul lungo periodo. Se riusciamo oggi a superare questa fase importantissima delle elezioni, é fatta. Ho molta fiducia nell’”Alta Istanza per le elezioni”. L’abbiamo voluta noi dell’ ”Alta Istanza per la realizzazione degli obietivi della rivoluzione”, per la prima volta nella nostra storia abbiamo sottratto il processo elettorale al Ministero degli Interni. Un altro atto molto importante é stato l’art 57 della legge elettorale che esclude tutti i quadri dell’ex partito di Ben Ali.

Qual’é il rapporto tra questo governo di transizione ed il Ministero degli Interni?

E’ molto semplice. Il governo ha provato a riformare l’apparato di sicurezza. Ci sono state delle resistenze dure. Si é temuto che un intervento troppo radicale portasse a delle reazioni scomposte da parte dell’apparato di sicurezza. Le crisi che si sono susseguite in questi mesi é la prova che gli apparati di sicurezza hanno gli strumenti per destabilizzare il paese. Il governo attuale é quindi nella situazione di attesa. Si aspetta un prossimo governo legittimato dalle urne a cui sara’ passata la patata bollente. Comunque qualunque riforma dovra’ essere fatta gradualmente e ci vorra’ ancora del tempo. Nena News

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