Brasile: più di 20 mila persone contro i Mondiali, per una casa accessibile a tutti/e
L’altroieri più di 20 mila persone hanno invaso le strade di San Paolo con un corteo, uno dei più grandi degli ultimi tempi, che si snodava per le vie principali. La mobilitazione è stata lanciata dal Movimento dos Trabalhadores Sem Teto (MTST), ma in pochi giorni tanti altri comitati e organizzazioni, come Movimento Passe Livre (contro l’aumento del biglietto per il trasporto pubblico), Comitê Popular da Copa e la rete Se Não Tiver Direitos Não Vai Ter Copa e tanti altri, hanno aderito all’appello.
Dalle ore 17 migliaia di persone si sono riunite nel Largo da Batata nonostante la pioggia battente e un’ora dopo il corteo è partito, compatto e animato da canti e slogan. Lungo il percorso i manifestanti hanno realizzato blocchi del traffico nei punti principali della città. Ancora una volta la giornata di giovedì ha riportato alla luce le contraddizioni insite nella preparazione per i mondiali, le quali il governo Dilma tenta di nascondere a tutti i costi. Da una parte ci sono gli stadi, alberghi di lusso per accogliere lo staff, tutte strutture che hanno favorito la speculazione, i favoritismi e nepotismi, oltre allo spreco di fondi pubblici. Dall’altra ci sono le comunità delle favelas che sono state sgomberate in modo violento, con agenti dell’unità pacificatrice che hanno ucciso diversi abitanti, persone sfrattate per “ripulire i quartieri problematici” per fare spazio ad altri stadi e infrastrutture, mentre tante famiglie sono rimaste per strada senza nessuna alternativa. È un processo crescente di lotta e contrapposizioni dove la tensione e l’indignazione delle persone cresce in maniera esponenziale dopo ogni sgombero. Il MSTS ha annunciato che se non verranno intraprese delle politiche per l’emergenza abitativa, la festa dei Mondiali verrà guastata da tutte quelle persone che ne sono tagliate fuori, le quali sicuramente non rimarranno a guardarsi le partite quando non hanno nemmeno un tetto sopra la testa.
La manifestazione è terminata verso le 21.30 sul ponte Estaiada dove si sono susseguiti diversi interventi finali, in cui si è ribadito con forza che se il governo Dilma non prenderà in considerazione queste richieste, i movimenti non daranno tregua, lanciando fin da subito una settimana di mobilitazioni.
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