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Capitali congelati, un furto «umanitario»


 
La nuova aggressione contro la Libia e il mondo arabo delle potenze militari occidentali fornisce alcune conferme e nuovi insegnamenti. Tra le conferme: l’ipocrisia imperialistica dell’Europa che con questa guerra mette una pietra tombale sulla proclamata partnership euro-mediterranea; la sempre risorgente vocazione al colonialismo socialista della sinistra europea mossa dall’istinto di sciacallaggio di poter attingere al dividendo politico delle imprese militari (la retorica nazionalista dell’inno e della bandiera) per far cadere il governo Berlusconi; l’inservibilità accertata di una Costituzione che come accade per il «lavoro», la «partecipazione» e l’«equità sociale» (evitiamo la parola «giustizia» perché è troppo sputtanata), rivela ancora una volta come le dichiarazioni di principio sul «ripudio della guerra» (art 11 della Costituzione) possono liberamente e autorevolmente essere estese dal presidente della repubblica a iniziative delle organizzazioni internazionali volte non a questo scopo, ma a legittimare iniziative «di guerra».
Ma le novità più interessanti sono sul piano dell’economia. Nel corso degli ultimi anni di fronte a una situazione economica e sociale acuta, ai gravi deficit democratici che questi comportano in Europa, ai numerosi episodi di economia criminale gestiti da sistemi finanziari e bancari nazionali e internazionali, ci è stato ripetutamente spiegato che non si poteva fare nulla, perché l’«economia di mercato» non consente interventi sui mercati e sulla finanza: avremmo spaventato i mercati, gli investimenti. Intervenire su istituzioni come le borse o col controllo politico democratico delle banche centrali, non era neanche pensabile, se non ad utopisti come Federico Caffè e pochi altri.

Cosa è accaduto con la «crisi libica», che è in realtà un complotto per espropriare questo paese delle proprie ricchezze, così come sono state un complotto le recenti crisi finanziarie? Improvvisamente abbiamo scoperto che si possono, tecnicamente e politicamente, espropriare e congelare ingenti capitali investiti in imprese e depositati nelle banche individuandone con certezza la provenienza, la collocazione e le appartenenze. Anche questo, ovviamente, può spaventare investitori privati e pubblici di altri paesi che avessero depositato capitali nelle banche europee. Tuttavia si può fare. E lo si è fatto per un «sentimento» di giustizia verso un gruppo di rivoltosi di una provincia di uno stato amico dei quali peraltro sappiamo molto poco (e quello che sappiamo è inquietante perché manovrato da fuori). Quindi ora abbiamo appreso che lo Stato può congelare ed espropriare capitali per ragioni di «giustizia». Per esempio per proteggere i cittadini greci o italiani dai furti della finanza. O forse i milioni di europei ridotti alla miseria non meritano la stessa solidarietà degli «insorti di Bengasi»?
Ma abbiamo appreso molto di più grazie all’impegno messo in atto da un noto economista, Alberto Quadrio Curzio, sul Corriere della Sera (20 marzo 2011, p. 34). Secondo l’economista la guerra offre grandi prospettive di benessere ai paesi arabi tanto che il vertice che ha deciso la guerra ha anche prospettato grandi progetti economico finanziari per il Medio Oriente con un «Programma di Democrazia e Prosperità». Strano perché è dal 1995 che con l’Accordo di Barcellona con i paesi arabi si parla di prosperità condivisa ma i soldi non si sono mai trovati.
Ma ora sembra si possano trovare. Vediamo come. Congeliamo come abbiamo fatto con i soldi della Libia i capitali dei paesi arabi e li mettiamo in una bella Banca per lo Sviluppo (questa è la proposta qui semplificata), che però amministriamo noi a Roma insieme ai governi arabi amici (non sto semplificando). Così da questa gestione «comune» del petrolio degli arabi, dei soldi degli arabi e dei loro mercati creeremo una area di prosperità della quale, ovviamente, godranno anche gli europei evitando i rischi di progetti di autonomia politica ed economica che pochi sconsiderati come Gheddafi potrebbero sollecitare nel mondo arabo. Naturalmente il cervello di tutto ciò sarebbero i sistemi finanziari e bancari europei, dei quali conosciamo la trasparenza e l’attendibilità politica.
Insomma un bel piano finanziario che ci fa capire meglio le ragioni della guerra che rischiavano di restare oscure.

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