Come il sionismo sta alimentando una guerra religiosa per la moschea di al-Aqsa
I continui tentativi di appropriarsi dei luoghi sacri dell’Islam, che siano a Gerusalemme, Hebron o a Nablus, non si fermano cosi come la coraggiosa resistenza dei palestinesi.
Fonte: english version
Joseph Massad 15 Aprile 2022
Immagine di copertina: un soldato delle forze di sicurezza israeliane attacca i fedeli nei cortili della Cupola della Roccia, durante gli scontri del 15 aprile 2022. (AFP)
Il gruppo fondamentalista ebraico israeliano “The Returning to the Mount”(ndr “il Ritorno al Monte”) associato con il gruppo razzista radicale Kach, che promuove la costruzione di un terzo tempio ebraico nella spianata delle moschee(“al-Haram al-sharif”), il terzo sito più sacro dell’Islam, questa settimana ha reso noto di voler compiere il sacrificio rituale della pasqua ebraica nei cortili della moschea di Al-Aqsa.
In risposta, Hamas ha dichiarato che non permetterà che si compiano rituali del genere e cercherà di impedirlo” a qualsiasi costo “. Anche L’Autorità Palestinese ed il governo giordano hanno condannato l’iniziativa. Lo scorso Febbraio, i membri del gruppo, travestiti da musulmani, si erano introdotti nella Spianata delle Moschee per pregare.
Di fronte all’invito a compiere tali sacrifici, il direttore della moschea ha emesso un’ordinanza che vieta ai fedeli musulmani di rimanere in isolamento nella moschea, una comune pratica religiosa per i musulmani durante il Ramadan, fino agli ultimi dieci giorni di Ramadan, ovvero, fino a dopo la fine della Pasqua Ebraica.
Tuttavia, i fedeli palestinesi hanno insistito con il voler rimanere nella moschea la notte scorsa per impedire al gruppo estremista di entrare nei cortili ma, la mattina seguente, sono stati aggrediti dalle forze di sicurezza israeliane che hanno ferito più di cento persone.
Un divieto religioso
Dopo la conquista israeliana di Gerusalemme Est nel 1967, l’allora ministro della difesa israeliano Moshe Dayan, decise di permettere alla Waqf palestinese giordana di continuare ad amministrare l’area della Spianata delle Moschee o, come la chiamano gli ebrei,“il Tempio del Monte”, come ha sempre fatto.
I rabbini capo Ashkenaziti e Sefarditi, insieme a centinaia di altri rabbini, emisero una sentenza halachica che proibiva ai fedeli ebrei di accedere all’area e di pregare li, considerandolo come una violazione della legge religiosa ebraica, o Halakhah, a causa dell’impurità” di tutti gli ebrei in seguito alla distruzione del Secondo Tempio.
Anche i rabbini fondamentalisti, seguaci del rabbino zelota Zvi Yehuda Kook, molti dei quali sono diventati coloni religiosi in Cisgiordania e Gerusalemme Est dopo il 1967, concordarono con il divieto religioso.
“Furono i coloni e zeloti sionisti che iniziarono a rivendicare il possesso delle mura, che innescò una serie di scontri violenti con i musulmani palestinesi nel 1920”
Ciononostante, alcuni gruppi sionisti estremisti non religiosi, in particolar modo quelli associati con il gruppo terroristico paramilitare Lehi o “Banda Stern”, sostennero che i rabbini si sbagliavano e che gli ebrei avrebbero dovuto costruire una sinagoga sul posto. Nel 1969 un fondamentalista cristiano di origini australiane incendiò la moschea di al-Aqsa e venne arrestato dagli israeliani, dichiarato malato mentale , venne espulso anni più tardi .
Tuttavia, sarebbe stato Shlomo Goren, il rabbino dell’esercito israeliano, che nel 1973 diventò il rabbino capo degli Ashkenaziti in Israele, ad intervenire in maniera più pesante sulla questione . Goren sosteneva che gli ebrei potessero visitare e pregare nell’area del tempio antico che era stata ampliata alla fine dell’epoca del Secondo Tempio, e che ciò non avrebbe rappresentato una violazione della Halakhah. Egli sosteneva che esistessero le prove che gli ebrei avevano costruito un luogo di preghiera permanente sul “Monte del Tempio” già dal sedicesimo secolo. Una rivendicazione contestata dagli storici.
Nel suo zelo per consentire agli ebrei l’accesso ai santuari musulmani, Goren affermò a ragione che il Muro occidentale(Muro del Pianto) non era stato un luogo di preghiera ebraico fino al 17° secolo e anche allora a causa delle restrizioni ottomane al culto ebraico altrove nell’area di al-Haram al-Sharif
Accesso ai santuari musulmani
Nel 1994, Goren scrisse al primo ministro Yitzhak Rabin affermando che “non possiamo rivendicare diritti sul muro del Pianto, ma gli ebrei dovrebbero poter pregare in tutta l’area del monte del Tempio.
Negli anni ‘80, i rabbini capo israeliani iniziarono a considerare l’idea in parte accettabile. ed entrambi gli esponenti delle comunità ashkenazita e sefardita proposero la costruzione di una sinagoga nell’angolo sud orientale dell’area, alle spalle della moschea di Al-Aqsa, ovvero al di fuori dell’area della spianata delle Moschee(al-Haram el-Sharif). Tuttavia il rabbino capo dei sefarditi insistette che la sinagoga doveva superare la moschea in altezza.
Per la verità, ne il Muro del Pianto, conosciuto in inglese come “Muro Occidentale”, né tantomeno la Spianata delle Moschee, hanno mai avuto un centralità religiosa come luoghi di culto per gli ebrei prima dell’avvento del Sionismo. Mentre gli ebrei palestinesi potevano pregare sul posto durante l’epoca ottomana, sono stati i coloni e zeloti sionisti che hanno iniziato a rivendicare la proprietà del Muro, provocando una serie di violenti scontri con i musulmani palestinesi nel 1920, che culminarono con i Moti in Palestina, o rivolta di Buraq(in riferimento al muro occidentale), del 1929 in cui oltre 200 tra palestinesi ed ebrei vennero uccisi.
Nel 1986, 70 rabbini convocati da Goren emisero una nuova ordinanza che consentiva agli ebrei di entrare e pregare in gran parte dell’area del monte del Tempio sostenendo l’effettiva possibilità di costruirvi una sinagoga .
Nel 1990, Menachem Mendel Schneersohn, il Lubavitcher rebbe, ordinò ai suoi seguaci di compiere i loro riti religiosi nella Spianata delle Moschee, mentre, nello stesso periodo, il movimento religioso “Temple Mount Faithful”, fondato nel 1967 da Gershon Salomon, stava pianificando di porre la prima pietra per la costruzione del “Terzo Tempio” sul suolo dell’Haram al-Sharif.
Salomon è un nazionalista israeliano e all’epoca non era un uomo religioso, anche se sembra esserlo diventato a partire dalla metà degli anni 90, come emerge dalla crescente produzione letteraria di carattere religioso e nazionalista e dai suoi contatti e rapporti finanziari con i gruppi fonamentalisti cristiani.
I palestinesi protestarono contro il progetto del movimento del Temple Mount Faithful e l’8 ottobre le forze israeliane uccisero più di 20 manifestanti , ferendone oltre 150, episodio che portò a due risoluzioni Onu le quali condannavano il governo israeliano per l’uso della forza e per aver negato al segretario generale delle nazioni unite di far visita alla Spianata delle Moschee.
Basti pensare che il massacro dei manifestanti palestinesi e la conseguente risonanza internazionale invalidarono i progetti del rabbino Schneersohn.
Il fattore Oslo
Un altro gruppo sionista di gran lunga più radicale che rivendica un presunto diritto ebraico di occupare e pregare nell’area della Spianata è il movimento Hal Ve-Kayam guidato da Yehuda Etzion, il cui padre fu un membro del gruppo terroristico Lehi. Etzion ha trascorso 7 anni nelle carceri israeliane per aver fatto parte di un gruppo terroristico ebraico che negli anni 80 aveva tentato di far saltare in aria la cupola della Roccia. Etzion e i suoi seguaci furono insistenti nel voler pregare nella Spianata costringendo la polizia israeliana a doverli sgomberare dall’area. Le immagini che ritraevano la scena non fecero che galvanizzare i sostenitori del movimento, ottenendo sostegno sempre maggiore da parte dei coloni ebrei della società israeliana, religiosi o laici.
Tra i vari altri gruppi che avanzarono simili rivendicazioni ci sono i Yemin Israel, Kach e Kahane Hai, “The Temple Institute”, il “Movement to Establish the Temple”(movimento per la fondazione del tempio) e Ateret Kohanim.
Molti di questi movimenti si mobilitarono in seguito agli accordi di Oslo per il timore che all’Autorità Palestinese potesse essere garantito il controllo sulla Spianata delle Moschee, in particolar modo dopo il trattato di pace Israelo Giordano del 1994 con il quale Israele si impegnò a rispettare il ruolo speciale della Giordania nell’amministrazione dei luoghi sacri musulmani a Gerusalemme”.
Nel febbraio del 1997, il Consiglio dello Yesha, organo centrale del movimento religioso nazionalista Sionista, emise un ordinanza che permetteva ai rabbini che credevano nell’importanza di pregare nei cortili della moschea, di farlo.
Contemporaneamente, molti politici e giudici della corte suprema israeliana iniziarono ad appellarsi al governo e al Gran Rabbinato d’Israele affinché abolissero il divieto per i fedeli ebrei di pregare nell’area di al-Haram al-Sharif. Il tutto culminò con la visita alla Spianata delle Moschee da parte del leader del partito Likud, Ariel Sharon, scortato dalla polizia antisommossa israeliana nel settembre 2000. Seguirono proteste da parte dei palestinesi e quattro di essi rimasero uccisi e altre decine feriti con arma da fuoco. La visita di Sharon scatenò la seconda Intifada e, nella settimana seguente, Israele uccise 70 palestinesi. Cinque mesi più tardi, Sharon venne eletto primo ministro.
La resistenza continua
Prima del 2003, il governo israeliano iniziò a consentire l’accesso alla Spianata delle Moschee ad un massimo di tre fedeli ebrei alla volta, ma da quel momento in poi il numero dei coloni ammessi è sensibilmente aumentato fino a superare i 50, e tutto questo senza l’approvazione delle autorità della Waqf Islamica ..
Nel 2009, in seguito a commenti razzisti contro i palestinesi, il ministro israeliano per la sicurezza nazionale, Ytzhak Aharonovitch del partito di destra Beltenu, compì un’altra visita alla Spianata. Seguirono altre provocazioni e profanazioni da parte sionista. Nel settembre del 2015, il governo israeliano vietò l’accesso alla Spianata ai palestinesi per consentire ai coloni di entrare e pregare sul posto.
Ne seguì una rivolta in cui la polizia israeliana ferì molti palestinesi . Mentre il governo israeliano vietò ai membri della Knesset di visitare la Spianata in seguito alla rivolta, nel 2018 Benjamin Netanyahu annullò il divieto.
Di fatto, la questione se agli ebrei sia consentito entrare e pregare ad al-Haram al-Sharif secondo la Halakhah(legge religiosa ebraica)rimane ad oggi un contenzioso aperto nei circoli religiosi ebraici in Israele, tanto che lo scorso anno si vociferava che Netanyahu avesse stipulato un accordo con un rabbino conservatore a capo di un partito politico per vietare temporaneamente l’ingresso di fedeli ebrei nella Spianata in cambio dell’adesione al suo governo di coalizione.
L’ininterrotta resistenza palestinese contro il colonialismo israeliano delle ultime settimane, che sia in Israele, in Cisgiordania o a Gaza, ha portato l’agitazione alle stelle, con l’uccisione di molti palestinesi da parte della polizia israeliana in Cisgiordania, soprattutto a Jenin.
Mentre i Palestinesi sono consapevoli che il colonialismo di insediamento ha preso di mira la totalità delle terre palestinesi , i continui tentativi di prendere il controllo dei luoghi sacri musulmani a Gerusalemme, Hebron , o il Maqam Yusuf al-Dwayk(un santo locale) a Nablus, che i zeloti sionisti sostengono essere la “tomba di Giuseppe”, prosegue senza sosta, cosi come la valorosa resistenza palestinese a tali atti.
Nonostante gli israeliani abbiano reclutato molti sostenitori tra i leader arabi durante lo scorso mese, tra cui il governo giordano per esercitare pressione sull’Autorità Palestinese affinchè reprima qualsiasi possibile insurrezione durante il mese santo del Ramadan e il governo egiziano per evitare che Hamas intervenga contro Israele mentre opprime i palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme; le prossime settimane potrebbero veder vacillare questa impalcatura.
Le insurrezioni e la resistenza palestinese contro l’occupante non sono mai cessate dall’arrivo dei primi coloni ebrei nel 1880. Israele può fare appello a tutti i leader arabi che vuole per domare le proteste palestinesi ma non vi è ragione per credere che i Palestinesi cesseranno mai di resistere finché esisterà il colonialismo sionista.
Questo articolo riflette il punto di vista dell’autore e non corrisponde necessariamente alla politica editoriale di Middle East Eye.
Joseph Massad è professore di politica araba moderna e storia delle idee alla Columbia University di New York. E’ autore di molti libri ed articoli accademici e giornalistici. Tra i suoi libri si annoverano: Colonial Effects: The Making of National Identity in Jordan; Desiring Arabs; The Persistence of the Palestinian Question: Essays on Zionism and the Palestinians e, il più recente, Islam in Liberalism. I suoi libri e articoli sono stati tradotti in molte lingue.
Traduzione di Nicole Santini –Invictapalestina.org
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