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Donne picchiate da soldati israeliani perché difendono la propria casa

Lunedì un gruppo di soldati israeliani ha picchiato con i calci dei fucili cinque donne che tentavano di difendere la propria casa dalla demolizione. È successo nel villaggio di Faysal, nella Valle del Giordano, area della Cisgiordania da sempre target delle più selvagge politiche israeliane di occupazione.
I villaggi della Valle del Giordano (in Area C, quasi completamente zona militare chiusa) – comunità contadine e beduine – hanno subito un veloce spopolamento a causa dell’impossibilità di costruire abitazioni e strutture di alcun tipo e della colonizzazione israeliana, che attraverso l’esercito e la creazione di colonie agricole ha assunto il controllo pressoché totale delle fondamentali risorse idriche e naturali. 
Due giorni fa, all’alba, nel mirino dei bulldozer israeliani è finita l’abitazione di Deifallah e Jihad Rashaydeh. L’esercito ha ordinato ai dodici membri della famiglia di lasciare subito la propria casa e raccogliere i propri effetti personali. Quando le cinque donne hanno rifiutato di andarsene, i soldati le hanno picchiate e hanno lanciato gas lacrimogeni e bombe sonore contro i residenti del villaggio, che avevano formato una catena umana intorno alla casa. Le donne sono state portate in ospedale per ricevere cure mediche. 
Sulla casa, costruita 10 anni fa, pendeva un ordine di demolizione spiccato dalle autorità israeliane. Distrutta anche una stalla, costruita dalla famiglia quattro anni fa. 
Furioso il governatore di Gerico, Majid al-Fityani, che all’agenzia stampa Ma’an ha dichiarato che la demolizione “è uno schiaffo in faccia a chi parla ancora di riprendere i negoziati di pace”. Nonostante il dialogo tra Tel Aviv e Ramallah sia ripartito poche settimane fa, con la benedizione statunitense, le politiche delle autorità israeliane nei Territori Occupati non sono cambiate. Arresti indiscriminati, omicidi di giovani manifestanti (14 dall’inizio dell’anno), demolizioni di case e espansione delle colonie proseguono, rendendo il negoziato una chimera a cui credono in pochissimi. 
Oggi è stato il braccio destro del presidente palestinese Abbas a dare la sua lettura del dialogo in corso, giunto ieri al suo quinto incontro, senza che nulla sia ancora trapelato. Parlando alla Voice of Palestine RadioYasser Abed Rabbo ha definito i negoziati “futili e senza senso, incapaci di condurre ad alcun risultato”. Parole dure che ben rispecchiano, però, la realtà dei fatti: “Non mi aspetto alcun progresso a meno che non ci sia una potente pressione da parte americana, la stessa che vediamo applicata alla questione siriana”.

da Nena News

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