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E’ ufficiale il “cessate il fuoco” a Gaza

Il governo israeliano ha ratificato a tarda notte la prima parte del piano Trump con la dura opposizione dei ministri dell’ultra-destra Ben Gvir e Smotrich. Nonostante l’accordo prevedesse l’immediato “cessate il fuoco” dopo la ratifica attacchi israeliani con aerei ed elicotteri sono stati registrati a Khan Younis e Gaza City.

E’ tregua, dopo l’approvazione a tarda notte dell’accordo da parte del governo israeliano, l’IDF sta iniziando le operazioni di ritiro sulle posizioni previste da piano, nonostante questa notte vi siano state ripetute violazioni del “cessate il fuoco” da parte dell’esercito israeliano. Un violento bombardamento avrebbe colpito la zona est della città con diverse persone intrappolate sotto le macerie.

Secondo quanto riportato dai media la prima parte dell’accordo, quella in via di implementazione prevede che i 20 ostaggi vivi saranno rilasciati tutti entro lunedì; da quel momento in poi, i corpi di quelli deceduti saranno consegnati gradualmente. L’esercito israeliano controllerà il 53% di Gaza finché non sarà liberato l’ultimo ostaggio; successivamente si ritirerà nella zona cuscinetto.  I militari israeliani usciranno dal centro di Gaza City e da alcune aree di Beit Lahiya, Jabaliya e Khan Yunis, ma altre città, come Rafah e Beit Hanoun, e il corridoio di Filadelfia sul confine con l’Egitto, rimarranno sotto il controllo dell’occupante e il loro destino sarà discusso in seguito. Circa 2.000 prigionieri politici palestinesi saranno rilasciati; Israele non libererà quelli che hanno preso parte all’attacco del 7 ottobre. Tra questi al momento pare che non vi saranno i leaders della resistenza palestinese Marwan Barghouti di Fatah, Ahmad Saadat del Fronte Popolare e Hassan Salameh Abdullah, Ibrahim Hamed, Abdullah Barghouti, Abbas al-Sayed, Nayef Barghouti di Hamas.

L’accordo prevede che nei prossimi giorni entreranno nella Striscia i primi 400 camion di aiuti umanitari, per poi aumentare progressivamente sotto la supervisione dell’ONU. Il valico di Rafah dovrebbe essere riaperto al più presto in entrambe le direzioni.

Trump dovrebbe volare a Tel Aviv lunedì per poi tenere un breve discorso di fronte alla Knesset a Gerusalemme. Da quello che si apprende il presidente USA ha confermato che 200 militari statunitensi verranno inviati nella Striscia.

Quasi nulla si sa sull’implementazione dei passi successivi del piano. Al momento i punti più scottanti quali il completo ritiro dell’IDF da Gaza, la demilitarizzazione della Resistenza Palestinese e il governo della Striscia nel dopoguerra sono ancora tutti sul tavolo delle trattative e non è molto chiaro come dovrebbero svolgersi i prossimi passaggi per la consolidazione del cessate il fuoco.

Intanto la popolazione di Gaza ha festeggiato per le strade la tregua ed in tutto il mondo l’accordo è stato accolto con un sospiro di sollievo dalle persone che si sono mobilitate contro il genocidio.

L’accordo per il “cessate il fuoco” rimane fragile alla luce dei tentativi dell’ultra-destra sionista di sabotarlo. Appena è giunta la notizia dell’accordo tra Israele e Hamas, in Cisgiordania i coloni hanno occupato la città palestinese di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, piantando tende tra le case dei residenti. A Deir Jarir, un villaggio vicino Ramallah, mercoledì hanno ucciso un giovane di 26 anni e ferito altre tre persone. Altri gruppi hanno assalito coltivatori e pastori, razziando alberi e proprietà palestinesi, un colono ha tentato di investire dei bambini a Masafer Yatta. Inoltre è chiaro che la linea rossa della Resistenza Palestinese è quella dell’autodeterminazione e dell’autogoverno dei palestinesi, aspetto su cui al momento le dichiarazioni di Trump sono state vaghe e non vi sono concrete assicurazioni di quale sarà il percorso in questo senso.

Intanto forse finalmente giornalisti, sanitari, operatori umanitari potranno entrare nella Striscia serrata ormai da due anni e raccontare gli orrori, la distruzione ed i crimini di guerra perpetrati dal regime sionista. Sarà fondamentale nei prossimi tempi continuare a mantenere alta l’attenzione e la pressione dell’opinione pubblica nei confronti di Israele e dei governi che lo sostengono perché il cessate il fuoco diventi permanente, i responsabili paghino i propri crimini e si metta la parola fine sul sionismo come ideologia razzista, suprematista e genocida.

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