El-Baida è nella mani del popolo
Stiamo seguendo minuto per minuto l’evolversi della situazione in Libia, che attualmente è sotto censura totale. Contineuremo ad impegnarci nel tradurre le informazioni e notizie che riusciamo a verificare…
Aggiornamento 20.30
Il condizionale è d’obbligo ma abbiamo da Bengasi notizie (riportate in questi minuti anche da aljazeera) per cui anche la seconda città della Libia è sotto il controllo del movimento della collera che è riuscito a scacciare il governo della città difeso dalla milizia dei fedelissimi di gheddafi e da mercenari.
Dei giovani rivoluzionari della città sono riusciti ad allestire una web-radio che trasmette in questi minuti appelli alla solidarietà internazionale, denunce della brutalità e corruzione del regime di Gheddafi, e “ringraziamenti” agli insorti tunisini ed egiziani. In tanti richiedono donazioni di sangue che a quanto pare manca negli ospedali della città che stanno accogliendo i feriti dagli scontri.
Sembra che molti manifestanti si siano assembrati sulle piste dell’aeroporto per contrastare gli arrivi dei plotoni inviati da Gheddafi per restaurare il suo ordine nella città. Stessa preoccupazione a El-Baida che potrebbe essere teatro di attacchi aerei da parte del regime per facilitare le operazioni dei plotoni guidati da uno dei figli di Gheddafi da ore scacciato dalla città e forse già pronto per tornare all’attacco. Intanto apprendiamo che i manifestanti contro il regime hanno “giustiziato 50 mercenari africani e due cospiratori libici”.
Intanto si fa sentire anche Obama preoccupato dal triangolo geopolitico che il movimento della collera gli presenta all’indomani della caduta di Moubarak: “Gli Stati Uniti premono perché i governi del Bahrain, Libia e Yemen mostrino moderazione nel rispondere alle proteste pacifiche, e di rispettare i diritti dei loro popoli”.
Aggiornamento 18.20
“El-Baida è nella mani del popolo”, una frase che diviene un fiume in piena grazie ai -retweet- di migliaia di tunisini, egiziani, irakeni, europei, americani e asiatici che rilanciano la notizia. E poi “aiutateci, qui è un massacro, il mondo deve sapere!”, è l’appello che circola sul social network lanciato dai libici in movimento in queste ore.
La censura totale, l’impossibilità per giornalisti e osservatori internazionali di raggiungere la Libia, non permette una verifica immediata delle rare informazioni che riescono ad uscire dal paese ormai attraversato dal movimento della collera da tre giorni. In ogni modo l’insurrezione di El-Baida è ormai confermata e sembra che il movimento sia riuscito a respingere gli assalti dei battaglioni guidati da Hamis, uno dei figli di Gheddafi.
La strategia di attacco militare del regime ha impiegato moltissimi mercenari provenienti da altri paesi africani armati di pistole e coltelli, questi avrebbe assaltato i presidi e i cortei e ucciso diversi manifestanti. Davanti ai massacri prodotti dai battaglioni speciali e dai mercenari la polizia sembra che a El-Baida si sia schierata con il movimento, così come alcuni soldati.
Anche a Bengasi la polizia sembra essersi ritirata dalle strade e che al suo posto siano stati allestiti presidi militari (“sostenuti” anche in questo caso da mercenari). Come a El-Baida, anche in questo caso i vertici locali della polizia potrebbero non aver digerito l’impiego di mercenari e le violenze nella repressione delle iniziative di lotta che ha portato in questi minuti, nella seconda città del paese, diversi cortei funebri (almeno 30 morti).
Anche per la Libia non riusciamo per ora a fornire un numero preciso dei manifestanti uccisi, c’è il rischio che ci sono già quei morti che non arriverà a contare mai nessuno, nessuna organizzazione umanitaria o inchiesta internazionale, intanto il regime parla ufficialmente di due provocatori uccisi. La piazza comunque nell’est ribelle del paese libico ha rotto definitivamente con la paura e l’opposizione politica è riuscita a connettersi con la rivolta sociale, gli slogan sono infatti contro il regime, la sua corruzione, e la crisi che ha portato ancora più povertà. Arrivano notizie da confermare che anche in altre cittadine e città siano in corso iniziative caratterizzate da tendenze insurrezionali e che potrebbero divenire motivo di un forte scossone per il regime di Gheddafi.
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