Eni: basta finanziare guerre
ENI e Ithaca Energy si uniscono per produrre oltre 100mila barili di petrolio al giorno nel Mare del Nord. Peccato che la britannica Ithaca Energy sia controllata per l’89% dalla israeliana Delek Group, nella lista nera dell’ONU per operazioni nei Territori Palestinesi occupati illegalmente.
Il Cane a sei zampe lo scorso aprile ha siglato un accordo di fusione tra la sua controllata del Regno Unito e la britannica Ithaca Energy, per l’89% di proprietà di Delek Group. La sinergia con Ithaca Energy si pone come obiettivo la produzione nel Mare del Nord di oltre 100mila barili di petrolio al giorno a breve termine e di oltre 150mila entro il 2030. L’ennesima conferma della volontà dell’azienda di continuare con il suo “business as usual” fossile a danno del clima e dell’ambiente, in questo caso aggravata dal rapporto con una società, Ithaca Energy, i cui proventi del 2023, oltre 350 milioni di dollari, sono stati trasferiti quasi interamente a Dalek Group, complice della violazione dei diritti del popolo palestinese.
Delek Group assicura servizi per sostenere il mantenimento degli insediamenti israeliani e, sempre negli insediamenti, impiega risorse naturali, in particolare acqua e terra, per scopi commerciali. Recentemente sono emerse prove che dimostrano come il Gruppo Delek abbia legami con l’esercito israeliano. I veicoli delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno potuto rifornirsi di carburante presso centinaia di stazioni di servizio di proprietà di Delek Israel, un’altra delle filiali di Delek Group.
«Eni ha una forte relazione d’affari con una società che di fatto sta contribuendo a finanziare la guerra in Medio Oriente» ha dichiarato la nostra Eva Pastorelli. «Per questo ci sembra doveroso che la società civile italiana faccia sentire la sua voce e chieda alla principale multinazionale del nostro Paese di interrompere questo legame così controverso. Nessun interesse economico può giustificare il perpetuare un conflitto che ha già mietuto decine di migliaia di vittime e di cui al momento non si vede una fine» ha concluso Pastorelli.
La petizione (disponibile qui) è stata già sottoscritta da tante realtà della società civile italiana: Greenpeace Italia, Friday for Future Italia, FOCSIV, A Sud, Scomodo, Rinascimento Green, Coordinamento nazionale No Triv, BDS Italia, Presidio Libera Potenza “Elisa Claps e Francesco Tammone”, Cova Contro, Teachers for Future Italia, L.E.A Berta Cáceres, WWF Potenza e aree interne, Paesaggi Meridiani, Comitato per la Pace Potenza, Un Ponte Per.
Ne parliamo in studio con Eva Pastorelli di ReCommon
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