InfoAut
Immagine di copertina per il post

Fiamme di tossicità: impatti ambientali e sociali dello sviluppo petrolifero e gasiero dell’Azerbaigian

||||

La guerra in Europa ha annullato in pochi giorni fiumi di parole sulla transizione ecologica e sulle magnifiche sorti e progressive del green deal italiano.

Un presidente del consiglio con l’elmetto ha annunciato le linee della nuova strategia energetica per aggirare le forniture di gas russo: nuovi rigassificatori per l’importazione di Gas Naturale Liquefatto (GNL), gasdotti a pieno carico, rafforzamento del corridoio sud del gas, sviluppo dell’estrazione interna di idrocarburi, riapertura delle centrali a carbone.
Fra i danni collaterali di questo scontro fra imperialismi dunque dovremo conteggiare, oltre alle vite distrutte, alle città bombardate, alla crisi che vorranno farci pagare, anche nuove devastazioni nei territori e un rilancio in grande stile dell’economia fossile, con buona pace della catastrofe climatica che incombe non meno della guerra.
La retorica bellica di casa nostra dedica grande
enfasi alla necessità di svincolarsi dalle forniture del gas della Russia dittatoriale di Putin, ma non è che le alternative annunciate siano meno dittatoriali, segno di quanto la “difesa della democrazia” sia al centro dei reali interessi.
Oggi ci occupiamo di una di queste presunte alternative, proponendo a puntate un dossier sulla distruzione dell’ambiente, della salute, delle possibilità di dissenso e delle basi per la sopravvivenza delle popolazioni azere che vivono intorno alle infrastrutture petrolifere e gasiere.
Anche quelle da dove proviene il gas che approda sulle coste salentine tramite il Trans Adriatic Pipeline (TAP), quel corridoio sud che le nuove strategie energetiche del governo Draghi promettono di rafforzare per sostituire il gas russo … glissando sul fatto che proprio
la Lukoil è il secondo azionista dei giacimenti di origine.

Ancora una volta l’unico modo per non ingrassare autocrazie, multinazionali e guerrafondai (dell’est e dell’ovest) è l’abbandono dei combustibili fossili, e una gestione popolare delle energie rinnovabili.

Traduzione a cura di Ecor.Network
 

Flames of toxicity: Environmental and Social Impacts of Azerbaijan’s Oil and Gas Development

Crude Accountability
Report – Gennaio 2022 – 57 pp.

Download

Introduzione

L’Azerbaigian è uno stato rentier, fortemente dipendente dalle entrate del petrolio e del gas che sono alla base della sua economia.
In questo rapporto, Crude Accountability si concentra sugli impatti ambientali e sui diritti umani nelle aree dell’Azerbaigian dove lo sviluppo del petrolio e del gas è l’industria principale. Queste aree includono il Sangachal Terminal, la raffineria AzMeCo e la baia di Baku, nonché i giacimenti offshore nel Mar Caspio, Azeri-Chirag-Guneshli e Shah Deniz, che riforniscono il terminal di Sangachal con petrolio e gas per il trasporto verso l’ovest. Sangachal trasporta anche petrolio dal Kazakistan e del Turkmenistan.

Il report “Fiamme di tossicità” si concentra sul flaring del petrolio e del gas sia a terra che in mare aperto. Confronta le immagini satellitari con i dati delle comunità vicine alle strutture monitorate, documentando la salute delle comunità e gli impatti ambientali. Le metodologie includono la scienza sviluppata dai cittadini, le interviste e l’osservazione.

Il rapporto è suddiviso in sette sezioni:

Fiamme01

1) il contesto generale
2)l’impatto del COVID-19 sulla società civile e sulla nostra capacità di condurre ricerche in Azerbaigian
3) l’impatto del COVID-19 sul settore petrolifero e gasiero in Azerbaigian
4) una breve panoramica sull’impatto delle perdite di petrolio e del gas flaring
5) il confronto delle osservazioni a terra con l’analisi delle immagini satellitari di Omanos Analytic
6) una panoramica degli impegno presi dall’Azerbaigian in merito al rispetto dell’ambiente ed al cambiamento climatico
7) la conclusione e le previsioni per il futuro.

Crude Accountability ha monitorato l’impatto dello sviluppo del petrolio e del gas nella regione del Caspio dal 2003. Abbiamo documentato gli impatti ambientali e sociali negativi di questa industria in tutta la regione, basandoci sui dati chiave forniti nel tempo dalle comunità. Abbiamo monitorato

tali impatti nelle comunità in Azerbaigian e Kazakistan e documentato le fuoriuscite di petrolio in mare e in terra in tutta la regione, compreso il Turkmenistan.1

Nel 2020 abbiamo collaborato con Omanos Analytics, un’organizzazione con sede nel Regno Unito che fornisce “la “conoscenza dei dati spaziali per supportare le ragoni delle comunità in tutto il mondo, presentando i dati in formati accessibili al fine di rivelare l’impatto sugli ambienti e le comunità locali.”2

Omanos Analytics ha condotto in remoto il monitoraggio ambientale sulle località indicate da Crude Accountability, mediante analisi di immagini satellitari. Crude Accountability ha raccolto dati sul campo per verificare e supportare i risultati di Omanos.
 

Sintesi dei principali risultati

Il controllo del settore petrolifero e del gas in Azerbaigian determina una concentrazione del denaro e del potere decisionale in poche mani.

Gli oligarchi sono i principali beneficiari delle risorse naturali dell’Azerbaigian, mentre molti cittadini soffrono in povertà.
Questo rapporto esamina cinque aree dell’Azerbaigian dominate dai combustibili fossili produzione e il loro impatto sull’ambiente e sulla popolazione locale. La nostra ricerca dà voce alle comunità devastate dall’impatto delle compagnie petrolifere e del gas e rivela quanto possono essere distruttivi questi progetti.

Fiamme02

C’è pochissima trasparenza nell’industria dei combustibili fossili dell’Azerbaigian: le informazioni pubbliche sono limitate e le valutazioni dei progetti di sviluppo sono solo riepilogative. Pertanto, è difficile per la società civile e le altre parti interessate garantire che le imprese e il governo rispettino adeguatamente i diritti umani e gli standard ambientali.

► L’Azerbaigian è uno stato profondamente autoritario; il potere è concentrato nelle mani del presidente Ilham Aliyev. Nel 2017 è stato scoperto un massiccio schema di riciclaggio di denaro, che ne ha implicati diverse élite vicine ad Aliyev. L’uscita dei Pandora Papers nel 2021 ha rivelato che la famiglia Aliyev

possiede quasi 700 milioni di dollari in proprietà londinesi.

► L’economia dell’Azerbaigian è guidata dai combustibili fossili, che rappresentano oltre il 90% delle sue esportazioni e una quota fra il 33% e il 50% del suo PIL. Il più grande investitore estero dell’Azerbaigian è il Regno Unito: BP è uno dei principali partner del governo nella produzione di petrolio.

► Diverse importanti istituzioni finanziarie internazionali hanno pesantemente investito nei progetti legati ai combustibili fossili dell’Azerbaigian, tra cui la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, l’Asian Development Bank e l’ International Finance Corporation. I loro investimenti legittimano il regime politico corrotto dell’Azerbaigian e disincentivano il suo governo a rinunciare a pratiche distruttive per i cittadini e per l’ambiente.

► La pandemia di COVID-19 ha portato alla repressione di giornalisti e attivisti civici in Azerbaigian, oltre a minori ricavi da petrolio e gas. Mentre l’industria petrolifera ha visto un aumento delle entrate nel 2021 e sembra che si stia riprendendo, è vero il contrario per la situazione dei diritti umani in Azerbaigian.

► Il terminal di Sangachal, uno dei più grandi del mondo, è un elemento chiave fra le infrastrutture del petrolio e del gas in Azerbaigian.
Nel 2020 le esportazioni giornaliere di gas a Shah Deniz ammontavano a 49 milioni di metri cubi standard di gas naturale. Il terminal è rimasto relativamente indenne dalle conseguenze sulle forniture legate alla pandemia,

esportando più petrolio e gas nel 2020 rispetto al 2019.
Il gas flaring è continuato inalterato al Terminal tra il 2012 e il 2020.

► Nei villaggi vicino al terminal di Sangachal sono stati effettuati pochissimi test ambientali ufficiali, e la British Petroleum non ha riportato effetti negativi importanti sulla qualità dell’aria. Tuttavia, gli abitanti del villaggio riferiscono problemi significativi dovuti al flaring e al fumo, problemi respiratori e malattie per i loro bambini e animali. Segnalano anche impatti negativi sull’agricoltura di sussistenza, su cui fanno affidamento per il cibo.

Fiamme04

► Il gas flaring è stato osservato vicino all’impianto chimico di AzMeCo e all’Heydar Aliyev Baku Oil Refinery, che contribuisce ai livelli complessivi di flaring ed emissioni di metano del paese. I dati pubblici sul monitoraggio ambientale di questi progetti sono completamente carenti.

► Shah Deniz ha una capacità di produzione per 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno e si oltre 50 milioni di metri cubi standard di gas al giorno. L’attività di Shah Deniz è collegata a diverse esplosioni, incluso un incendio del luglio 2021 sul Mar Caspio.

► Il giacimento petrolifero Azeri-Chirag-Guneshli è gestito da 11 compagnie petrolifere provenienti da sei paesi. Il gas flaring è risultato consistente dal 2012 al 2020. È stato anche luogo di gravi incidenti che hanno provocato la morte di lavoratori.

► In base agli accordi di Parigi, l’Azerbaigian si è impegnato a ridurre i propri gas serra emissioni del 35%. Sebbene il governo commercializzi elettrodomestici ecologici ai suoi cittadini, esso evita di sostituire le attività petrolifere e gasiere con energia rinnovabile.

► Il Green Climate Fund ha approvato tre progetti in Azerbaigian per un totale di 3,8 milioni di dollari per la migrazione climatica e per le strategie di adattamento. Mentre l’Azerbaigian cerca finanziamenti per i progetti per il clima, mantiene le sue operazioni di petrolio e gas dannose per l’ambiente.

(1. Continua)

Note:

1 Qui l’accesso ai numerosi rapporti di Crude Accountability su questi impatti ambientali.

2 https://www.omanosanalytics.org/what-we-do

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

AZERBAIGIANgasguerrarussiaTRANSIZIONE ECOLOGICAucraina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa ci dicono le catene del valore? Dipendenza, crisi industriali e predazione finanziaria

Il dibattito politico profondo latita e ci si scanna per lo più su ciò che intimamente si desidera, invece che su ciò che concretamente succede. Per sbrogliare questa matassa forse dobbiamo fare un passo indietro e porci alcune domande su dove sta andando il capitalismo. In questo caso lo faremo con un occhio di riguardo […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra globale, una sola egemonia da garantire

Ich kenne Schritte die sehr nützen und werde euch vor Fehltritt schützen Und wer nicht tanzen will am Schluss weiß noch nicht dass er tanzen muss Io conosco passi che sono molto utili  e che vi proteggeranno dai passi falsi  e chi alla fine non vuole ballare  non sa ancora che deve ballare (Amerika – […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Contro lo sgombero della Casa Rossa Occupata

Riceviamo e pubblichiamo volentieri l’indizione per il corteo che si terrà a Massa questo sabato 7 dicembre contro il rischio sgombero dello spazio della Casa Rossa Occupata

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Sciopero generale: l’opposizione al governo Meloni si fa nelle piazze

Qualcosa oggi è successa. Lo sciopero lanciato da CGIL e UIL ha parzialmente travalicato gli apparati sindacali ed ha aperto uno spazio di partecipazione, ancora politicamente frammentata, nella contrapposizione al governo Meloni. A fronte dell’eterno Aventino delle opposizioni istituzionali parti di società hanno occupato le piazze e questa è una buona notizia. Ci saranno sviluppi […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Incontro con i No Ponte, il Movimento No Tav e Confluenza

Domenica 1 dicembre alle ore 15 si terrà un incontro al salone polivalente di San Didero per aggiornamenti sulle rispettive lotte sui territori e per confrontarsi sulla necessità di fare rete. Riprendiamo quindi l’indizione di questo momento pubblicata sul portale di informazione del Movimento No Tav notav.info

Immagine di copertina per il post
Formazione

Leonardo occupata: costruire una prassi per boicottare la guerra

L’Intifada ha annunciato sin dall’inizio dell’anno accademico l’intenzione di proseguire con l’azione di boicottaggio contro Israele e i suoi alleati.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Passeggiata resistente a Guardiabella: Una giornata di gioiosa lotta!

Inauguriamo questo capitolo con un contributo che ci arriva dalla Liguria, in particolare dal comitato di InterVento Popolare del ponente ligure, in merito all’attivazione sul territorio di diversi comuni limitrofi a Imperia dove è previsto un progetto di 32 pale eoliche denominato “IMPERIA Monti Moro e Guardiabella”.