Gli studenti dell’Università di Tel Aviv sfidano la legge israeliana e commemorano la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese
Un atto coraggioso poiché, dopo la “Legge sulla Nakba” approvata in marzo dalla Knesset, ogni commemorazione della giornata dell’indipendenza israeliana come un giorno di lutto è considerata un delitto.
Di fronte alla mobilitazione studentesca, l’Università ha tollerato l’avvenimento imponendo però condizioni draconiane: rifiuto del raduno originale vicino al palazzo delle scienze sociali, remunerazione degli agenti della sicurezza dell’università da parte degli studenti, e anche la proibizione di affiggere manifesti, simboli e bandiere.
L’iniziativa non è stata disturbata se non da una contro-manifestazione organizzata da un centinaio di militanti dell’estrema destra sionista che hanno insultato i manifestanti, gridando “Ritornate in Siria”, “No all’Islam fascista” e anche “Traditori di sinistra”.
Tuttavia, la manifestazione, per il numero dei partecipanti e il suo carattere ecumenico è stata senz’altro un successo. Poiché la commemorazione non è stata concepita come una manifestazione comunitaria, ma piuttosto come una dimostrazione di unità tra ebrei e arabi attorno ad una catastrofe umanitaria.
“Si tratta di un’idea nuova, di una cerimonia in sede universitaria non solo per gli studenti arabi, ma per tutti” ha dichiarato prima dell’iniziativa Safi Kadaan, studente di sociologia e uno degli organizzatori.
“Parliamo di una catastrofe di cui tutta l’umanità deve essere cosciente. Il contesto storico sarà presente durante la cerimonia, nessun inno sarà cantato, poiché si tratta di una questione umana, non solamente di una questione nazionale”, ha aggiunto Safi Kadaan.
Un’altra organizzatrice dell’iniziativa, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista di Israele, Noa Levy, studentessa di diritto, si esprime sulla stessa linea, insistendo sul riconoscimento di questa tragedia:
“L’idea che sta dietro la cerimonia, è che ci deve essere il riconoscimento concreto delle sofferenze e del dolore che ha causato il governo alle persone che vivevano su queste terre. E’ meno una questione politico- nazionale, e più una questione del riconoscimento della tragedia che si è sviluppata qui da noi”.
Noa Levy conclude affermando la necessità di rafforzare l’unità tra Ebrei e Arabi contro i partigiani dello status quo colonialista:
“Ogni anno, diverse formazioni politiche organizzano iniziative centrate sulla Nakba, relegando in un angolo un punto essenziale delle relazioni tra Ebrei e Arabi. Ciò che non è mai stato fatto è commemorare la Nakba in un altro modo, rendendola accessibile al pubblico israeliano: una avvenimento per ricordare la tragedia e le grandi sofferenze subite da coloro che stavano qui prima del 1948, dei quali molti sono ancora vivi”.
da jeunescommunistes-paris15.over-blog.com
Traduzione a cura di Marx21.it
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