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Guerra ed economia

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L’invasione dell’Ucraina, iniziata quasi un mese fa, sta avendo pesanti conseguenze economiche.
L’inflazione, che già saliva prima della guerra, oggi galoppa.

I prezzi del carburante e del gas sono alle stelle e non basterà il lieve aggiustamento deciso dal governo Draghi per invertire la rotta.
C’è chi da questa guerra ha tutto da guadagnare. Leonardo a febbraio ha segnato un incremento di valore oltre il 50% mentre gli la borsa segnava un secco meno 10%. L’Italia ha aumentato di più di 13 miliardi miliardi la spesa militare.
In Russia il crollo previsto del Pil sarà di oltre il 7 per cento, il rublo ha dimezzato il suo valore, numerose aziende russe segnano perdite di oltre il 90 per cento.
Tutte le riserve russe all’esterosono state congelate e tali rimarranno a lungo. In genere è normale che un paese tenga ingenti somme ammassate nei punti di scambio per facilitare le transazioni. La Russia ha 630 miliardi di riserve sparse in vari paesi, ma soprattutto in Germania e negli Stati Uniti. La scorsa settimana la Russia ha evitato il default grazie al gas, le cui vendite sono aumentate, anche grazie ad un contratto di tutto favore con la Cina. La Cina sta sostituendo l’Europa nei rapporti commerciali con la Russia.
Alla lunga se la Russia riesce ad evitare il collasso potrebbe recuperare liquidità utilizzando altre strade.
Un esempio. La Russia è una grande produttrice di fertilizzanti, che già dal 2020 sono sottoposti ad embargo europeo, ma utilizzando la Turchia, che non ha aderito all’embargo, è riuscita a mantenere aperto questo canale commerciale.
La Russia produce il 50 % del palladio, materiale utilizzato per le marmitte catalitiche.
L’Ucraina è grande produttrice di neon, materiale indispensabile per i semiconduttori.
In questo contesto è inevitabile che il prezzo delle materie prima salga ancora, perché i materiali che non verranno più acquistati dalla Russia, verranno presi altrove a prezzo sicuramente più alto.

Per gli Stati Uniti e per la Cina l’aumento dell’energia non è un problema. Anzi. Ad essere colpita sarà soprattutto l’industria europea, che diventerà meno competitiva se dovrà spendere sempre di più per l’energia. In Italia è già in crisi l’industria della ceramica, che usa argilla bianca ucraina, oggi preferita a quella rossa utilizzata un tempo dalle manifatture italiane, tra le prime al mondo nella produzione di ceramiche.
La crisi colpirà soprattutto l’agricoltura. La farina, già aumentata in seguito alla ridotta produzione canadese, crescerà ancora: i terreni bombardati ed inquinati non potranno essere messi a coltura per lungo tempo.
Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche

Ascolta la diretta:

 

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Da Radio Blackout

 

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