InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il lunedi nero della Trumpnomics a Wall Street

||||

La fine della cheap money può segnare il ritorno della speculazione.

Il botto a Wall Street c’è stato lunedì scorso e neanche piccolo: più del 4% su una capitalizzazione complessiva che aveva toccato livelli da record, con una reazione a catena, come da manuale, sulle Borse di mezzo pianeta (della medesima percentuale è calata successivamente la Borsa di Shangai). Ironia della cosa: tutto ciò giusto pochi giorni dopo il discorso sull’Unione di un Trump entusiasta dei risultati economici della sua amministrazione, e il giorno stesso dell’entrata in carica del nuovo governatore della Federal Reserve Jerome Powell, da lui nominato.

Ora, la spiegazione “ufficiale” è nella lingua degli esperti: correzione prevista di un mercato sopravvalutato, troppo a lungo coccolato dalle banche centrali con cheap money ovvero denaro a bassissimo costo da reinvestire in borsa. Già, ma è anche vero che fino a ieri i sapientoni – ad esempio i convenuti della cupola globale al santuario finanziario di Davos – ci avevano anche assicurato che non eravamo in presenza di una bolla speculativa, tanto più vista la “robusta” ripresa economica in atto… Adesso ci dicono che la volatilità, a lungo “repressa”, è tornata sui mercati finanziari, e che questa è la normalità. (Quanto alle fregnacce su un “errore” degli algoritmi dell’high frequency trading o cose simili, questa volta non ci ha creduto nessuno a fronte di un crollo generalizzato delle azioni di tutti i comparti. Non che la digitalizzazione delle borse sia senza conseguenze ma nell’ordine dell’amplificazione dei fenomeni, non della loro causazione).

Appunto, l’ardua questione delle cause, e delle ricadute. Difficile, a caldo, non essere cauti, soprattutto senza poter sapere allo stato se si è trattato di un episodio o dell’innesco di un trend ribassista in piena regola. Ma un segnale non da poco c’era già da mesi – ciò che ha potrebbe aver spinto a un certo punto i pezzi grossi a uscire da investimenti oramai a rischio. Ed è la graduale ascesa dei tassi di interesse sui titoli statunitensi del Tesoro, anche a medio-lungo termine. Con la Banca Centrale americana che riduce gli acquisti di buoni del Tesoro (Treasury Bond) e di altri asset finanziari (come le obbligazioni coperte da mutui) – oramai ne ha in pancia complessivamente per più di quattro trilioni di dollari, vera ancora di “salvataggio” del sistema finanziario all’indomani del 2008! – necessariamente i rendimenti sulle obbligazioni devono salire mentre diviene meno conveniente indebitarsi per investire in azioni. Combinando questo dato con la progressiva uscita della Federal Reserve dal programma di Quantitative Easing ovvero del denaro facile di cui sopra e con la prospettiva della fine dei tassi di interesse nulli, forse ci avviciniamo alla dinamica chiave della faccenda.

A ciò si è aggiunto il recente piano di tagli fiscali dell’amministrazione Trump, che a parità di spesa andrà a incrementare il deficit federale, dunque il debito, creando un altro incentivo a finanziamenti più costosi sul mercato delle obbligazioni statali. Tanto più se, come sembra, ultimamente la Cina – tra i massimi acquirenti del debito statunitense in forza delle catene invisibili che la legano al mercato più importante per i suoi beni di esportazione – ha iniziato a disfarsi, senza dare nell’occhio, di una piccola parte dei titoli americani che ha acquistato negli anni (in qualche modo un passaggio obbligato se Pechino negli anni a venire dovrà procedere ad una relativa de-dollarizzazione dei suoi scambi internazionali). Insomma, altra avvisaglia di tempesta a venire.

Ora, tornando alle mosse della Federal Reserve, hanno corso due interpretazioni opposte. La prima, del mainstream, è che la fine della politica del denaro facile è resa possibile dalla ripresa economica in corso, su entrambe le sponde dell’Atlantico, con trend in ascesa dell’inflazione e, udite udite, dei salari (?!). Ragion per cui diviene fattibile e salutare sgonfiare un po’ il rally dei mercati azionari. Da questo versante – verrebbe da dire: da che pulpito – ci sentiamo addirittura dire che le Borse non influenzerebbero l’economia “reale”.

La seconda lettura – che fa capolino qua e là in ambienti niente affatto “estremisti” bensì realmente preoccupati per le sorti del capitalismo –  è, in estrema sintesi, che il QE abbia fallito i suoi obiettivi, ovvero il riassestamento dell’economia basato su investimenti reali e non speculativi, e che ora le banche centrali sono esposte al rischio di dover gestire nuove situazioni difficili con armi spuntate (politica dei tassi e monetaria) a meno, appunto, di rialzare i tassi e smetterla, almeno un po’, di drogare i mercati finanziari. A riprova di ciò, l’aumento del debito globale su livelli superiori al pre-crisi 2008 e tutta una serie di fenomeni di degradazione economica e sociale che testimoniano come in questi anni si sia semplicemente “guadagnato tempo” senza risolvere uno solo dei problemi di fondo.

Dirimente per queste letture è il consolidamento o meno dell’attuale “ripresina”. Lo si vedrà comunque nei prossimi mesi, al massimo da qui a un anno. A noi sembra che se pure di ripresina si può parlare, essa è fragilissima – proprio per i problemi irrisolti che si diceva – e soprattutto altamente divisiva tra gli stessi “partner” occidentali. Inoltre, è probabile che quella appena vista non sarà l’ultima correzione di borsa e che, dato l’alto livello di indebitamento, molte aziende zombie (costrette a indebitarsi solo per ripagare gli interessi sul debito precedente: forse più del 10% negli States e in Europa) rischieranno grosso. Tanto più se, invece, la ripresina dovesse rivelarsi un fuoco fatuo.

In questo quadro, di precipitazione o anche solo di incasinamento, sarà importante la reazione statunitense. Si tratterà di vedere se anche questa volta l’impero a stelle e strisce sarà in grado di stornare gli effetti peggiori sugli altri attori. Il punto decisivo, ci pare, è se facendo di necessità virtù riuscirà ancora una volta a risucchiare con un rialzo dei tassi capitali dal resto del mondo senza rafforzare eccessivamente il dollaro e/o sconvolgere Wall Street e/o causare una recessione. Il quadro è assai più complesso rispetto al Volcker shock di inizio anni Ottanta (fortissimo rialzo dei tassi, gli States passano a governare il mondo con il proprio debito!) che segnò il reale inizio dei decenni neoliberisti. Anche perché allora la Cina era fuori dal gioco.

Una cosa è sicura, comunque vada: si va sempre più allo scontro inter-capitalistico su valute, tassi, protezionismo economico anche tramite “riforme” fiscali, nel mentre da Washington – dove sembra si sia trovato un relativo compromesso fra Trump e il Pentagono –  si continua a esportare caos geopolitico, in primis contro Pechino e Mosca. Intanto a Francoforte, e a ragione, sono seriamente preoccupati per un possibile ritorno di fiamma della speculazione su euro e debiti sovrani… Sentito Italietta?

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Usawall street

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: attacco sionista al CSOA La Strada

Ennesimo attacco sionista al CSOA La Strada. Questa volta più pesante degli altri perchè non essendo riusciti ad entrare nel centro sociale hanno messo un ordigno all’entrata cercando di sfondare il portone. Un quandrante di città quello di Roma  su che vede già ormai da tempo agire i sionisti della Brigata T (cosi si sono […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: cacciati i sionisti dal Campus (per la seconda volta) e boicottata la conferenza di Nathan Greppi al Salone del Libro

La giornata di ieri è stata un’altra occasione per praticare i valori dell’antisionismo e dell’antirazzismo, opponendoci ai provocatori eventi che i sionisti avevano previsto di svolgere in Università e al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’imperialismo nell’era Trump

Che cos’è oggi l’imperialismo, di cui la cosiddetta “era Trump” è precipitato? Come si è trasformato, tra persistenza e discontinuità? Non sono domande scontate, di mera speculazione teorica. da Kamo Modena Ma nodo fondamentale da sciogliere per porsi all’altezza delle sfide pratiche e politiche poste da questi tempi sempre più accelerati di crisi sistemica. Per […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump in viaggio in Medio Oriente

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta viaggiando in Medio Oriente come annunciato da giorni incontrando diverse personalità politiche e tratteggiando la sua strategia in politica estera. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Napoli rifiuta la guerra e il riarmo: NO al summit NATO del 26 maggio

Il 26 maggio a Napoli si terrà un summit della NATO sul tema della “Sicurezza nel Mediterraneo”, i movimenti sociali cittadini hanno indetto un contro summit per ribadire la contrarietà alla guerra, l’opposizione al riarmo e al genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Addio a Pepe Mujica

Si è spento Pepe Mujica, guerrigliero tupamaro ed ex-presidente dell’Uruguay. Nato a Montevideo il 20 maggio 1935 contadino fioricoltore, José Alberto Mujica Cordano, negli anni ‘60 divenne membro della guerriglia rivoluzionaria di sinistra Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, passando per questo in galera oltre dieci anni, molti dei quali in isolamento totale, assieme ad altre […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pkk annunciato lo scioglimento della struttura organizzativa e la fine della lotta armata

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il Pkk, ha annunciato di avere tenuto a inizio maggio il 12/mo congresso, che ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa e porre fine alla lotta armata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Livorno: 2000 in corteo per la Palestina. Lunedì 12 maggio presidio al porto contro la logistica di guerra

“Stop al genocidio, Palestina Libera”, “Basta guerre, fermiamo il riarmo”. A gridarlo con forza sono stati almeno 2000 livornesi, tra cittadini comuni e associazioni, comitati anti guerra, sigle sindacali e politiche, studenti e lavoratori autonomi portuali, che sabato 10 maggio hanno partecipato in massa alla manifestazione in sostegno del popolo palestinese.  Un corteo che da […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Non lasceremo loro nulla”. La distruzione del settore agricolo e dei sistemi alimentari di Gaza

Questo rapporto “Non lasceremo loro nulla” (*) affronta la distruzione del settore agricolo e delle strutture legate alla produzione alimentare durante l’assalto militare israeliano in corso sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. di Palestinian Centre for Human Rights, da ECOR Network Ciò include bombardamenti e razzie di terreni agricoli, sradicamento e bruciatura di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Collaborazione tra industrie delle armi italiane e turche: lunedì mobilitazione a Torino contro il “Forum Turchia”

Lunedì 12 maggio a Torino si terrà il forum “Turchia: un hub verso il futuro”, promosso dalla Camera di Commercio con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la cooperazione economica” tra Italia e Turchia nei settori dell’aerospazio, dell’automotive e della digitalizzazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Netanyahu verso la soluzione finale

Il piano annunciato dal governo di Netanyahu, che pare attenda soltanto il passaggio di Donald Trump nel Golfo, per essere messo in atto ha i contorni ben precisi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina

La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti.

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

Leonard Peltier è finalmente libero!

Pubblichiamo la traduzione di questo articolo. “Oggi sono finalmente libero! Mi hanno imprigionato, ma non hanno mai spezzato il mio spirito!” Ciò che sembrava impossibile è diventato realtà il 18 febbraio, quando il prigioniero politico nativo Leonard Peltier è uscito dal penitenziario federale di Coleman da uomo libero. Ha lasciato Coleman non più in uniforme […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Non guerra in Europa, ma guerra all’Europa

La telefonata tra Trump e Putin ha traumatizzato la pessima classe dirigente europea, gettandola nel panico. Mentre la guerra in Ucraina va verso il congelamento gli imbelli che governano il continente finalmente si stanno rendendo conto che questa non era solamente una guerra in Europa, ma una guerra all’Europa, portata avanti con mezzi non convenzionali […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hamas ha annunciato il rinvio dello scambio di prigionieri: Perché e perché ora?

Hamas si trova attualmente in una posizione in cui deve fare del suo meglio per negoziare l’ingresso di aiuti sufficienti a Gaza, assicurando al contempo la fine della guerra e la formazione di un’amministrazione post-bellica in modo che il territorio possa essere rilanciato e ricostruito. di Robert Inlakesh, tradotto da The Palestine Chronicle Lunedì, il […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Intervista esclusiva all’Accademia della Modernità Democratica e Foza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del Partito di Unione Democratica (PYD)

Abbiamo avuto l’occasione di realizzare questa intervista all’Accademia della Modernità Democratica con al suo interno un contributo (citato tra virgolette) di Forza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del PYD..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il progetto imperialista USA-Israele su Gaza e gli sviluppi sul cessate il fuoco

L’amministrazione Trump ha gettato la maschera esplicitando il progetto coloniale e imperialista che lo accomuna al piano sionista di Israele, attraverso dichiarazioni shock senza precedenti il Presidente degli Stati Uniti parla di deportazione e pulizia etnica del popolo palestinese in mondovisione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Governo Trump: i primi 10 giorni

Fin dalla presa di possesso dello studio ovale lo scorso 19 gennaio, il neo-(ri)- presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump è partito con una frenetica attività di produzione di decreti attuativi, atti a mostrare la concretezza decisionista strombazzata nella sua campagna elettorale.