InfoAut
Immagine di copertina per il post

Invasione russa dell’Ucraina: cronache dal fronte cyber

||||

Mentre è in corso l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il fronte cyber si sta progressivamente organizzando, scoprendo le carte ancora lentamente. Soprattutto, diversi attori si stanno posizionando. Hacker russi di varia natura e affiliazione (con ruolo prevalente del GRU, l’intelligence militare), hacker bielorussi di regime, gruppi cybercriminali di matrice russa da un lato. Hacker ucraini e patriottici, cyberpartigiani bielorussi anti-Lukashenko, pezzi di hacktivismo come Anonymous e GhostSec, dall’altro. Con la grande incognita di cosa potrebbero fare o non fare gli Stati Uniti e la Nato, visti i messaggi discordanti arrivati nei giorni scorsi da parte atlantica.

Di Carola Frediani da Valigia Blu

Tutto questo, per ora confinato tra Russia/Ucraina/Bielorussa (e qualche traccia nei Paesi Baltici), ha il potenziale di creare quel rischio di spillover di cui avevo scritto la scorsa settimana in newsletter, cioè il rischio che attacchi, malware e incidenti possano facilmente propagarsi oltre l’area interessata. Se è vero infatti che le operazioni cyber viste finora appaiono soprattutto di supporto, e non particolarmente sofisticate, l’escalation geopolitica globale potrebbe portare a una escalation cyber.

Vediamo alcuni degli eventi più significativi di questi giorni.

– Prima dell’invasione
Poco prima della guerra, c’erano stati attacchi informatici che avevano mandato offline una serie di siti governativi e di banche ucraine, come quello dello scorso 15 febbraio (ne avevo parlato nella scorsa newsletter). E dopo due giorni era arrivata una attribuzione ufficiale da parte di Stati Uniti, Uk e Australia. Il dato è interessante per la velocità dell’annuncio. Normalmente infatti, anche quando abbiamo visto alcuni Stati esporsi nell’indicare in un altro governo l’autore di un attacco, c’è voluto del tempo. Ora invece solo 48 ore. E sebbene la Russia fosse per ovvie ragioni l’indiziato immediato, l’attribuzione è stata piuttosto specifica.

Attacchi DDoS e attribuzione
Secondo Anne Neuberger, vice advisor per la sicurezza nazionale con delega a cyber e tecnologie emergenti alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno “le informazioni tecniche che collegano il principale direttorato per l’intelligence russo (GRU, [ovvero l’intelligence militare, ndr]) con gli attacchi DDoS [di negazione distribuita del servizio, ndr]” che hanno sovraccaricato e mandato offline i siti ucraini.

“Si è visto che l’infrastruttura del GRU trasmetteva alti volumi di comunicazioni a indirizzi IP e domini basati in Ucraina”, ha detto ai giornalisti (Technology Review). E lei stessa ha rimarcato la rapidità dell’attribuzione.”Vorrei far notare che la velocità con cui abbiamo fatto l’attribuzione è molto inconsueta. Vogliamo denunciare subito il comportamento di nazioni che conducano cyber attività distruttive o destabilizzanti”.

La Gran Bretagna ha a sua volta pubblicato una nota ufficiale in cui si dice che “gli attacchi DDoS contro il settore bancario ucraino del 15 e 16 febbraio hanno coinvolto il principale direttorato di intelligence russo (GRU)”. L’Australia ha fatto lo stesso e ha anche promesso un aiuto sul fronte cyber a Kiev.

La ragione di tanta rapidità non deriva solo dalla volontà di intervenire sugli avversari denunciandone le attività, ma intende anche veicolare un altro tipo di messaggio. Vuole mostrare la capacità americana/occidentale di individuare e analizzare un attacco, gli strumenti usati, di osservare da vicino le mosse degli avversari, di penetrare reti e infrastrutture usate dagli stessi, e di poter eventualmente incriminare e sanzionare in modo puntuale gli autori e i mandanti di attacchi. O, addirittura, una attribuzione veloce e precisa può avere un significato ancora più minaccioso in prospettiva di una escalation cyber oltre l’Ucraina: il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha appena ribadito che un attacco cyber a un Paese Nato può innescare l’articolo 5 del Trattato, e quindi una assistenza o intervento da parte di altri Stati membri. Nel mentre l’Unione europea inviava in Ucraina 10 membri del suo team di risposta rapida cyber per assistere il governo a difendersi da attacchi.

Nelle ore appena precedenti all’invasione russa, un’altra serie di attacchi DDoS ha colpito siti statali vari, tra cui il Ministero degli Esteri, il sito del Parlamento e del governo ucraini, come confermato dal ministro ucraino della Transizione Digitale, Mikhailo Fedorov.

Malware distruttivi (wiper)
Il 23 febbraio, a un giorno e mezzo circa dall’inizio del conflitto armato, due società di sicurezza scoprono un malware distruttivo (in gergo, wiper) diffuso in Ucraina; su centinaia di macchine, secondo questo thread Twitter di ESET; su una banca, due contractor del governo di Kiev, ed entità collegate alla difesa, aviazione e servizi IT, secondo un report di Symantec. Un contractor aveva uffici in Lituania, uno in Lettonia, e anche lì viene rinvenuto il malware, che viene battezzato HermeticWiper. Il nome deriva dal certificato digitale usato per firmare il malware, in modo da renderlo più “credibile”. I certificati digitali sono usati per autenticare un software in modo che un computer lo consideri legittimo. Secondo i ricercatori di SentinelOne (report), il certificato usato è stato emesso da una società di Cipro, Hermetica Digital Ltd, e questa potrebbe essere una società di comodo creata dagli attaccanti, oppure una società defunta di cui si sarebbero appropriati.

Ad ogni modo, secondo le analisi di diversi ricercatori questo malware è stato progettato da mesi anche se rilasciato solo ora e appare fatto meglio di un precedente wiper diffuso in Ucraina a gennaio e chiamato WhisperGate. Entrambi sono progettati per rendere inutilizzabili i sistemi: HermeticWiper “danneggia il Master Boot Record (MBR)”, scrive Symantec, “rendendolo inoperabile”. (Il MBR è un settore del disco, una parte fondamentale per avviare il sistema operativo). Ma non è chiaro, scrive la giornalista Kim Zetter, se prima abbiano anche sottratto dei dati. Per cui c’è chi ipotizza che possa essere anche uno strumento per nascondere le tracce di una precedente attività.

Dopo l’invasione

Il reclutamento di hacker ucraini (o pro-Ucraina)
Dopo circa 24 ore dall’inizio della guerra il governo ucraino ha iniziato a reclutare volontari dalla comunità tech e hacker del Paese, ma anche a di fuori dello stesso. La richiesta è non solo di contribuire a proteggere i sistemi nazionali ma anche di condurre azioni contro i russi. Gli appelli sono apparsi online, su vari canali e forum, e sono stati “garantiti” dal cofondatore di una società di cybersicurezza di Kiev, Yegor Aushev, che lavora col ministero della Difesa, ha riferito Reuters. Nel giro di poche ore fonti ucraine riportate da Bloomberg parlavano già di 500 volontari. Questi sforzi arrivano a integrare una forza cyber ucraina piuttosto debole. Alcune settimane fa il WashPost riferiva che non esisteva una unità cyber militare dedicata.

Mentre scrivo uno dei canali Telegram indicati dallo stesso ministro per la Transizione, Fedorov, per partecipare all’attività cyber pro-Ucraina conta 122mila membri (12 ore prima, quando avevo controllato, erano 96mila). Nel canale ci sono microtask, istruzioni su compiti specifici, divulgate sia un ucraino che in inglese. Ne riporto una: “Incoraggiamo a usare ogni vettore di attacco cyber e DDoS contro queste risorse”. Segue una lista di siti russi, da Kremlin.ru al colosso dell’energia Gazprom, dall’azienda tech Yandex alla banca Sberbank. Ma ci sono anche azioni da guerriglia informativa, come chiedere di segnalare una serie di video su YouTube.

Circolano anche, fuori da questi canali, dei siti che chiedono ai normali utenti di collegarsi e tenere aperta la pagina, che dirotterebbe il traffico contro portali russi. Ne ho contati almeno due. Giustamente un ricercatore di sicurezza avvisa gli utenti di esercitare cautela perché non schermano il traffico (nella migliore delle ipotesi).

CyberPartisans bielorussi
A rinforzare gli ucraini arrivano anche i CyberPartisans bielorussi, gruppo hacker e hacktivista antiLukashenko (di cui ho fatto un ritratto qua) che è stato protagonista di attacchi clamorosi contro il governo di Minsk e che per ora potrebbe concentrarsi però più su sistemi bielorussi.

Anonymous
Nel frattempo anche la galassia hacktivista che si raduna sotto la sigla di Anonymous da alcuni account online annunciava di scendere in campo contro Mosca. Alcuni siti russi, inclusa l’emittente RT, finivano offline. Il 24 febbraio apparivano irraggiungibili anche alcuni siti governativi, tra cui Kremlin.ru, Duma e ministero della Difesa. Bloccati dal proprio stesso governo o attaccati? Diverse testimonianze dicono che apparissero offline anche da dentro la Russia.
Il 25 febbraio uno dei profili storici di Anonymous su Twitter, YourAnonOne, annunciava un leak con un database del ministero della Difesa russo. I tweet con i link diffusi sono poi stati cancellati per evitare la sospensione dell’account, ma secondo vari resoconti contenevano username e password dal sito Mil.ru e altri siti governativi. In verità su siti e forum underground giravano vari database, uno diceva di contenere username e password sottratti al sito del Fsb.ru (il sito della principale agenzia di intelligence russa).
Mentre gruppi che si fanno chiamare Anonymous Liberland e Pwn-Bär Hack Team, e che si pongono in opposizione a Putin, hanno diffuso un leak di email su un produttore di armi bielorusso, Tetraedr, ripubblicate anche dal sito DDoS Secrets. Ovviamente tutti questi leak sono da considerarsi come non verificati e possono anche rientrare in un rumore di fondo che serva a coprire o offuscare altre attività o a contribuire alla guerra psicologica-informativa.

GhostSec
Oltre ad Anonymous, si schierava con l’Ucraina anche un altro gruppo di hacktivisti/vigilantes noto come GhostSecurity, in passato attivo contro l’Isis.

Il gruppo ransomware Conti
Uno dei gruppi cybercriminali di area russa più noti, Conti Group, da tempo attivo soprattutto con ransomware (software malevoli che cifrano file e chiedono un riscatto), ha annunciato “pieno supporto al governo russo”, specificando di essere pronto a colpire le “infrastrutture critiche” di chiunque lanci cyberattacchi o attività militari contro la Russia. Hanno poi riformulato il messaggio per rivendicare di essere indipendenti dal governo di Mosca, riferendosi specificamente alla minaccia di una “cyberaggressione americana”.  Per la cronaca, Conti è lo stesso gruppo che lo scorso maggio ha bloccato il sistema sanitario irlandese procurando danni stimati fino a 100 milioni di dollari. Gli irlandesi si erano rifiutati di pagare un riscatto da 20 milioni.
La questione non è da poco. Prima della guerra c’era stato un accenno di repressione da parte di Mosca su alcuni di questi gruppi cybercriminali, tanto che qualcuno aveva parlato di “diplomazia del ransomware”. Ma ora che la diplomazia è decisamente saltata per aria, la possibilità che questi gruppi si sentano sdoganati nelle loro attività, se non addirittura incoraggiati è concreta. Questo si traduce in attacchi al di fuori dell’Ucraina.

Incognita Usa/Nato
Cosa faranno gli Usa e altri Paesi occidentali? Nei giorni scorsi NBC News aveva riferito che alcuni consiglieri di Biden spingevano per un “cyberattacco massiccio” contro la Russia. L’indiscrezione era stata poi smentita dalla Casa Bianca. Ma il progetto riportato da NBC sarebbe stato di natura clandestina. Dunque il dubbio rimane. Cosa vogliono fare o stanno già facendo gli Usa dietro le quinte? Un attacco di tale capacità ed entità da parte americana porterebbe l’escalation cyber a un livello senza precedenti, con conseguenze difficili da prevedere.

Articolo tratto dalla newsletter Guerre di Rete, cui è possibile iscriversi qua.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

carola fredianicyberguerraguerrahackerrussiaucraina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Prof Chambers: “Israele vuole la pulizia etnica. I genocidi del colonialismo occidentale”

Il sionismo persegue la pulizia etnica con una politica colonialista e anche sui temi del genocidio, dell’unicità della Shoah, bisogna permettere che altre voci possano partecipare, senza far dominare il discorso dal punto di vista unico, egemonico e occidentale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: attacco ad Ankara, bombardamenti turchi, colloqui con Ocalan

Giovedì, dopo la notizia di un riuscito attacco della guerriglia (rivendicato venerdì mattina) curda del PKK contro la principale industria di ingegneria bellica turca ad Ankara, l’aviazione di Erdogan ha scatenato sanguinosi raid aerei sulla Siria del Nord e sul nord dell’Iraq, dove il PKK sta infliggendo dure perdite all’esercito turco.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

KCK: agiremo secondo il processo sviluppato da Rêber Apo

“Il nostro movimento, con tutte le sue componenti, agirà secondo il processo che il Rêber Apo svilupperà”, ha dichiarato la co-presidenza della KCK, sottolineando che per questo devono essere stabilite le condizioni di salute, sicurezza e lavoro del leader.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Assassinano padre Marcelo crivellandolo di colpi dopo aver officiato la messa: da sempre ha denunciato l’estrema violenza in Chiapas

Pubblichiamo la traduzione di questo del 20.10.2024 articolo a cura della Redazione di Desinformémonos perchè pensiamo sia prezioso per far conoscere la storie e le lotte portate avanti da padre Marcelo Perez Pérez attraverso le sue stesse parole.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vertice dei Brics a Kazan: si prospetta la fuoriuscita dal dollaro?

In questi giorni si è tenuto l’incontro internazionale dei Brics+ che ha coinvolto 36 Paesi a Kazan, alla guida la Russia di Putin.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Centro addestrativo per i piloti di elicotteri da guerra in Liguria.

Sorgerà in Liguria un grande centro di formazione ed addestramento dei piloti di elicottero delle forze armate italiane e straniere; la realizzazione sarà affidata ad un’azienda leader del complesso militare-industriale di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: i portuali bloccano un container di munizioni per Israele

Decine di membri del sindacato greco dei lavoratori portuali PAME (Front Militant de Tous les Travailleurs) hanno bloccato il carico di un container di munizioni destinato a Israele per protestare contro la guerra a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vice-capo di Hezbollah afferma che esiste ora una “nuova equazione” nella lotta contro Israele

In un recente discorso televisivo, il vicesegretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che il gruppo di resistenza libanese si è completamente ripreso dai recenti colpi e sta operando sotto una “nuova equazione” volta a intensificare i suoi attacchi contro lo Stato di occupazione israeliano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attivisti ebrei contro il genocidio bloccano la borsa di New York

Lunedì 14 ottobre, un gruppo di attivisti del collettivo “Jewish Voices for Peace” ha preso d’assalto la Borsa di New York per chiedere la fine dei crimini commessi da Israele e il blocco delle forniture di armi allo Stato coloniale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele spara sulle truppe Unifil: il cortocircuito colonialista

Dopo un anno di guerra genocida a Gaza i politici italiani hanno iniziato a pronunciare le parole “crimine di guerra”.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Data boomer(ang) – sul caso dossieraggi

Equalize Srl, un’agenzia di sicurezza e investigazioni con sede a Milano, è accusata di accesso illecito a banche dati riservate del Ministero dell’Interno italiano e di altri enti di massima importanza.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Guerre, transizioni ecologiche ed estrattivismi: un’analisi critica del presente

Proponiamo una prima parte del dibattito dal titolo “Guerre, transizioni ecologiche ed estrattivismi: un’analisi critica del presente” che si è tenuto a settembre a Venaus in occasione del campeggio di Ecologia Politica Network.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La guerra post-umana

Tra pace e guerra non esiste un sottile confine, ma una vasta zona grigia, dove gli stati danno vita a quella che viene definita competizione strategica, utilizzando in diverse combinazioni i quattro elementi che formano il potere di uno stato: diplomatico, militare, economico e informativo. Proprio quest’ultimo fattore, complice la pervasività delle tecnologie digitali, ha […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Esplosioni in Libano: si apre un nuovo capitolo del genocidio

Dopo le prime esplosioni di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah avvenute in Libano, un’ulteriore ondata di esplosioni in contemporanea, di walkie talkie e pannelli fotovoltaici, è stata segnalata dai media libanesi nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 20 persone e ferendone a migliaia, anche in Siria.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

USA: sciopero all’azienda Boeing

Lo sciopero alla Boeing, grande azienda statunitense che produce aerei civili e militari, ha coinvolto moltissimi lavoratori nell’area di Seattle che hanno aderito allo sciopero a seguito di una negoziazione sindacale che ha disatteso diversi obiettivi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’asse della normalizzazione: la Turchia e alcuni Paesi arabi sostengono l’economia di guerra di Israele

Mentre l’Asse della Resistenza dell’Asia occidentale cerca di indebolire l’esercito, l’economia e la sicurezza di Israele, una manciata di Stati arabi e la Turchia si sforzano segretamente di rafforzare Israele e rifornire la sua guerra a Gaza. Questo è il nuovo “Asse della Normalizzazione” della regione.