Kader Ortakaya, giovane compagna, uccisa da un soldato turco al confine con la Siria
Le forze kurde oltre il confine turco (paese dove vivono venti milioni di kurdi, che da quarant’anni lottano per la propria liberazione) stanno offrendo supporto logistico ai profughi e ai combattenti, aiutate da centinaia di compagni turchi ed europei che li hanno raggiunti nella zona di Suruc.
Kader si trovava al confine, dove i compagni stavano facendo una catena umana in solidaretà con i resistenti, controllato dalle forze turche che in queste settimane non hanno mancato di colpire quelle kurde in Turchia e mostrare la loro ostilita ai resistenti di Kobane. La polizia ha lanciato granate lacrimogene in direzione di Suruc e di Kobane per disperdere i manifestanti. E’ a questo punto che un soldato ha sparato un colpo d’arma da fuoco colpendo mortalmente Kader alla testa.
La solidarietà attiva alla resistenza kurda è resa piu difficile dal fatto che la polizia turca impedisce l’attraversamento della frontiera in direzione di Kobane, dove molte persone vorrebbero portare aiuti, armi, medicinali. Le forze dell’Isis, al contrario, possono rifornirsi liberamente attraversando il confine con l’Iraq. Molte fonti indipendenti hanno accusato in questi mesi la Turchia di aver ampiamente armato e finanziato l’Isis in funzione anti-siriana e anti-kurda. Soltanto poche ore fa è stato diffuso un video che mostrava soldati turchi intrattenere una lunga conversazione al confine con gangster dell’Isis. Il governo turco ha rilasciato in merito la seguente dichiarazione: “I militari stavano semplicemente avvisando due signori che l’area era minata”.
Kader aveva di recente rilasciato un’intervista a un’emittente televisiva, Sterk TV, dicendo tra l’altro: “Combatteremo fino all’ultima goccia di sangue fino a che il luogo, dove è stata lanciata la scintilla della libertà, e che adesso è sotto attacco, non sarà liberato”. Kobane e la sua regione, la Rojava, era controllata dalle forze autonome kurde, che vi stanno sperimendando un modello comunistico di autogestione, fino all’invasione dell’Isis dal Nord dell’Iraq. Kader aveva di recente scritto sul suo profilo Facebook: “Tutte le rivoluzioni iniziano con una piccola scintilla. E c’è una fiamma di vita sulla canna di tutti i fucili. Questi grandi sogni cominciano con viaggi le cui strade sono battute da coloro che osano”. Era dottoranda in Sociologia presso l’Universita Marmara a Istanbul. Un appuntamento per ricordare Kader avrà luogo questa notte a Istanbul, nel quartiere Kadiköy.
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