La guerra di Sarkozy e il (non) dibattito francese sull’intervento
Tutti i media, con pochissime eccezioni, appoggiano e battono le mani alla decisione di Sarkozy. Tutte le forze politiche, socialisti compresi, appoggiano l’agire del nostro caro presidente; solo l’estrema destra e l’estrema sinostra con argomenti diversi sono in disaccordo. Il partito comunista si limita a ricordare l’attitudine di Sarkozy nel 2007 quando aveva accolto trionfalmente Gheddafi in cambio di promesse d’acquisto di centrali nucleari e di aerei Rafal che i francesi non sono mai riusciti a vendere a nessun paese, promesse che Gheddafi chiaramente non mantenne salvo comperare materiale militare vario.
La decisione di Sarkozy é puramente dettata da ragioni interne, dentro un clima già di campagna elettorale in cui tutti i sondaggi, (anche se bisogna sempre dubitarne) davano Sarkozy battuto da tutti i candidati possibili socialisti e anche dalla stassa estrema destra, con tassi al di sotto del 30%. In questa situazione catastrofica e dopo l’attitudine di vari ministri al momento delle due precedenti rivolte tunisina e egiziana, l’intervento in Libia é sicuramente un modo per fare dimenticare l’ingombrante passato. Sarkozy ha trovato il suo Irak e la sua guerra per passare alla posterità e magari, chissà, anche per mettere una buona ipoteca sulle prossime elezioni presidenziali, su cui si cominciava all’interno della stessa destra a rifletttere su un candidato di sostituzione), senza dimenticare che questa corsa alla guerra ha occultato il dibattito grandissimo che si stava sviluppando intorno al nucleare a seguito del terremoto giapponese e che mettevamo fortemente in difficoltà la posizione del nostro commesso viaggiatore venditore di celtrali di ogni tipo, e casualmente presidente della giustizia.
Il dibattito nei media sull’intervento in Libia é semplicemente nauseabondo, e tutti i giornalisti oltre ad aver trovato il loro condottiero hanno anche riscoperto la fierezza di essere francese il paese dei diritti dell’uomo.
Spariti i 4,5 milioni di disoccupati e gli altrettanti lavoratori precari, spariti gli ospedali e la scuola pubblica fatta a pezzi, la paura del nucleare, i 250 quartieri poveri dove la disoccupazione dei giovani é aumentata del 43% e quella dei senior del 53%, in due anni, tuti i giornalisti sono occupati a guardare i fuochi d’artificio della guerra, e il partito socialista é improvvisamente ammutolito in un reverente approvazione dell’agire presidenziale. Se poi magari ci scappa qualche attentato provvidenziale a qualche mese delle elezione la testa di Garcia, cioé di Sarkozy, é salva.
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