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La Russia in piazza per la sanità pubblica

Il 20 aprile centinaia di cittadini russi sono scesi in piazza contro la chiusura dei presidi sanitari, il deterioramento delle condizioni di lavoro degli operatori della sanità e l’introduzione del pagamento per le prestazioni mediche, rivendicando il loro diritto alla salute.

In nome di una non meglio definita efficienza in termini prettamente economici, il governo russo ha avviato un piano di ristrutturazione della sanità pubblica incentrato sulla chiusura di vari punti nascita, ospedali distrettuali, inclusi quelli della cura delle malattie infettive, mostrando  interesse verso un ritorno economico delle strutture che dovrebbero garantire un servizio ai cittadini e una totale indifferenza verso i bisogni e le richieste di questi.

La ristrutturazione del servizio sanitario prevede la diminuzione del personale dell’equipe di pronto soccorso da 4-5 a 1 persona con l’indicazione di un tempo massimo di assistenza di 20 minuti a paziente e una multa da applicare al personale nel caso di sforamento del tempo indicato.

Gli stessi medici hanno inoltre denunciato l’allarmante proposta di governo dell’introduzione del pagamento dietro le prestazioni di pronto soccorso. Ipotesi che verrebbe a configurare l’insopportabile situazione per cui a usufruire di questi servizi saranno solo i più abbienti, privando una consistente fetta di popolazione del diritto alla salute e consegnandola in mano alla morte, sottolineando come tale politica strida in maniera forte con l’etica e il dovere di un medico, la cui prerogativa non sarà più quella di salvare le vite umane, ma quella di riscuotere soldi per salvare il bilancio del presidio dove operano.

Alla cronica carenza di personale ospedaliero, l’unica risposta del governo e’ stata l’attuazione di un piano di chiusura degli ospedali e la conseguente dislocazione del personale verso le strutture ancora operative, nonché l’intensificazione dei loro turni, aumentando il carico di prestazioni ai medici e minando la qualità delle stesse.

Il nuovo piano di ristrutturazione della sanità pubblica ha già incontrato la forte opposizione dei medici di Iževsk (Udmurtia), i quali si sono rifiutati di rendersi complici del governo. In tal senso, hanno deciso di attuare una forma di sciopero particolare, limitandosi a ricoprire il carico di lavoro previsto dal contratto, denunciando la carenza del personale ed esigendo una retribuzione dignitosa e l’assunzione di nuovo personale in maniera da poter offrire un servizio di qualità ai cittadini. La determinazione del personale medico ha innervosito i rappresentanti delle istituzioni di Udmurtia, che hanno presentato un esposto in procura appellandosi ad uno sciopero illegale, ipotesi rifiutata dalla stessa procura. Tuttavia, l’arroganza delle istituzioni non ha minato la determinazione degli scioperanti che hanno deciso di proseguire la propria lotta, inaugurando una staffetta dello sciopero della fame che va avanti ormai da 3 giorni.

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