InfoAut
Immagine di copertina per il post

Massacro nel sud del Messico: si avvicina il corridoio transoceanico

||||

Uccise 15 persone a Oaxaca, l’estrattivismo e le grandi opere non si fermano durante la pandemia e generano violenza nelle comunità indigene.

Di Gianpaolo Contestabile e Susanna De Guio

Lo scorso 21 giugno 15 persone della comunità di San Mateo del Mar, nello Stato di Oaxaca (Messico), sono state uccise a colpi di arma da fuoco, pietre e machete. Un crimine atroce che ha colpito una comunità di 15mila abitanti appartenenti al popolo Ikoot, una popolazione millenaria di pescatori e ricamatrici, che parla la lingua originaria huave e dove la vita sociale si organizza attorno alla propria cosmovisione e a una forma di governo autonomo che si esprime attraverso l’assemblea e il lavoro comunitario. Le vittime erano dirette proprio verso un’assemblea, nella vicina Huazantlán, dove si sarebbe discusso il problema delle barriere anti-Covid imposte in modo arbitrario e discriminatorio dal sindaco Bernardino Ponce Hijonosa, un imprenditore edile eletto al di fuori degli ‘usi e costumi’ Ikoot e per cui non riconosciuto dalla comunità.

Il presidente Obrador ha minimizzato l’accaduto parlando di “violenza tra comunità” cercando così di contestualizzare il massacro all’interno delle tensioni post-elettorali che in alcuni casi si creano nei territori indigeni. Una leggerezza che ricorda le parole di un suo predecessore, l’ex presidente Zedillo, che in seguito alla strage di Acteal (Chiapas) del 1997, in cui un gruppo di paramilitari uccise 45 persone di etnia Tzotzil del gruppo Las Abejas, descrisse l’accaduto parlando di un conflitto inter-etnico. Le indagini successive fecero invece luce sul ruolo dell’esercito messicano nell’orchestrare l’attacco armato e destabilizzare la regione.

Anche in questo caso le cause della mattanza sembrano andare ben oltre le spiegazioni semplicistiche e discriminatorie implicitamente riferite a una sorta di “normalità violenta” che le autorità statali attribuiscono ai popoli originari del Messico meridionale. Gli attivisti della regione denunciano che quanto successo sia stato invece il frutto di conflitti con gruppi di interesse esterni alla comunità e che hanno una storia ben più lunga e complessa.

Per capire l’importanza strategica di San Mateo del Mar occorre partire dalla sua ubicazione geografica. San Mateo è un municipio dello stato di Oaxaca, uno degli stati più poveri del Messico e anche quello dove vive la popolazione indigena più amplia del Paese e che registra una storia di resistenza e organizzazione autonoma molto combattiva. Inoltre il municipio di San Mateo del Mar si trova nell’istmo di Tehuantepec che a sua volta occupa una posizione cruciale nella geopolitica del continente. Trovandosi nel punto più stretto del territorio messicano l’istmo è stato individuato fin dal 1500, da Hernán Cortés, come la regione in cui costruire un canale in grado di collegare l’oceano Pacifico con l’Atlantico. La tentazione di creare una rotta del commercio mondiale attraverso l’Istmo ha continuato a caratterizzare i diversi poteri coloniali che hanno influito sullo sviluppo economico messicano nei secoli a seguire. Imprese britanniche, francesi e statunitensi hanno cercato di accaparrarsi il dominio dell’Istmo e i diritti per la costruzione di una tratta ferroviaria che lo collegasse al Golfo del Messico. Nel XIX secolo la Lousiana Tehuantepec di New Orleans prima, e la Pearson and Sons di Londra poi, riuscirono a costruire la tanto ambita tratta ferroviaria trans-oceanica, la quale però cadde presto in disuso a causa dell’instabilità politica del periodo rivoluzionario e della concorrenza del nuovo canale di Panama. Nel frattempo, però, l’impresa britannica che doveva occuparsi della manutenzione della linea ferroviaria scoprì dei giacimenti di petrolio nell’Istmo e diede inizio a una nuova fase di sfruttamento della regione basata sull’industria petrolifera e petrolchimica. A Salina Cruz, città portuale dell’istmo di Tehuantepec, funziona oggi la raffineria più grande del Paese.  

Negli anni Duemila diversi stati centroamericani e del sud del Messico hanno aderito al Piano Puebla Panama, un accordo politico ed economico per la gestione di grandi opere orientate all’estrazione ed esportazione di materie prime in tutta l’America Centrale. Inutile dire che Tehuantepec venne incluso nelle zone strategiche in cui implementare infrastrutture “inter-oceaniche”. Nel frattempo anche il capitalismo verde ha messo gli occhi su questo territorio che fa parte dell’ecosistema mesoamericano che contiene più del 30% della biodiversità mondiale, dove la fauna e la flora del Sud America e Nord America si incontrano; una terra ricca di acqua, boschi e foreste tropicali e con il sistema di acque lagunari più grande della costa. Anche l’aria dell’istmo è diventata una merce ambita a livello internazionale, infatti Tehuantepec è la terza zona a livello mondiale per potenziale di produzione di energia eolica e la prima a livello nazionale. Negli ultimi anni le multinazionali dell’eolico (tra cui Enel Green Power) hanno fatto a gara per occupare i territori dell’istmo a prezzi stracciati (100 pesos per ettaro l’anno, meno di 5 euro), impiantare le loro turbine eoliche e, come se non bastasse, generare aumenti delle bollette dell’elettricità insostenibili per le popolazioni locali.

Map of Territorio del Istmo Mediano 1024x699 copia

Mappa della zona dell’istmo, (Mario Fuente)

L’attuale presidente in carica, Andrés Manuel Lopéz Obrador, si è presentato come il promotore della cosiddetta quarta trasformazione, un cambiamento della società che vuole lasciarsi alle spalle la violenza e la corruzione degli ultimi decenni e garantire lo sviluppo delle regioni più povere del paese. Nel sud del Messico, ma non solo, questa missione viene declinata attraverso i mega-progetti: grandi opere che hanno l’obiettivo di urbanizzare le zone rurali del Paese, estrarre materie prime e produrre energie a basso costo e favorire il turismo e il commercio internazionale. Un programma politico che viene presentato come un passo necessario verso il “progresso”, o quello che il Fondo Nazionale di Promozione del Turismo ha definito “etno-sviluppo”, ma che viene osteggiato da diverse organizzazioni politiche che lo interpretano come la continuazione di un progetto coloniale che vuole imporre un modello di sfruttamento capitalista in quelle regioni dove le comunità indigene e contadine resistono da secoli agli interessi dello Stato e delle imprese. Uno dei cavalli di battaglia del neo-presidente è proprio la costruzione del corridoio trans-oceanico e del progetto di sviluppo dell’istmo di Tehuantepec. A questo mega-progetto si collega quello del Tren Maya e decine di altre infrastrutture che vengono denunciate dalle organizzazioni indigene come progetti dannosi per l’ambiente, il tessuto sociale e la sopravvivenza stessa dei popoli originari.

L’autonomia delle comunità indigene sembra essere la merce di scambio che Obrador ha deciso di sacrificare per portare a termine il suo progetto “progressista”. Insieme alle popolazioni originarie, a fare le spese della “quarta distruzione”, come la chiamano molti attivisti indigeni, è la popolazione migrante diretta verso gli Stati Uniti. Sotto pressione della presidenza Trump, infatti, il Messico ha inasprito i controlli alla frontiera con il Guatemala e si è reso complice di deportazioni dei richiedenti asilo in Centroamerica, trasformandosi così da Paese di transito a nuovo pattugliatore delle frontiere. La cintura urbana che si pensa di costruire proprio grazie al corridoio trans-oceanico, e agli altri mega-progetti, servirà anche a contenere i flussi migratori prima che possano avvicinarsi ai confini statunitensi e allo stesso tempo utilizzare la mano d’opera migrante nella costruzione di queste grandi opere.

Nonostante una retorica di rottura con il passato, Obrador sta portando avanti il sogno del Capitale internazionale che da sempre vede nel Messico meridionale una tavola apparecchiata per le grandi imprese e le industrie estrattive. Il suo governo sta raggiungendo questo obiettivo grazie all’ampio consenso di cui gode tra la popolazione e all’utilizzo machiavellico delle consultazioni locali. Le consultas sono dei referendum promossi nelle comunità con il fine di legittimare i mega-progetti davanti all’opinione pubblica. Questi eventi elettorali vengono in molti casi boicottati dalle organizzazioni indigene che si rifanno alla legislazione internazionale per sottolinearne la mancanza di legittimità. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) infatti, lo Stato messicano è obbligato a rispettare la decisione delle comunità indigene interessate dalla costruzione di nuovi progetti, decisione che deve esprimersi attraverso consultas libere, trasparenti e soprattutto coordinate dalle istituzioni proprie dei popoli originari. Queste condizioni sono pressoché impossibili da rispettare in Messico, dove le comunità indigene sono considerate “entità di interesse pubblico” invece che “soggetti di diritto”, e a maggior ragione nello stato Oaxaca, dove decenni di repressione violenta hanno disintegrato importanti istituzioni comunitarie, come nel caso dell’assemblea comunitaria di Juchitàn, che oggi dovrebbero garantire la legittimità delle consultas.  

Nonostante il contesto tutt’altro che favorevole, l’assemblea di San Mateo del Mar è riuscita a mantenersi compatta ed evitare che i suoi territori venissero occupati dalle multinazionali dell’energia pulita. La resistenza del popolo Ikoot contro l’installazione di imprese eoliche, nel 2012 e 2013, è diventata un esempio importante per la lotta contro i mega-progetti della regione e allo stesso tempo è entrata nel mirino dei poteri politici ed economici interessati ad alimentare le tensioni interne e indebolire i legami comunitari che regolano la vita nella zona. Nel 2017 l’Istituto Elettorale di Oaxaca ha imposto le elezioni comunali a San Mateo del Mar ignorando l’esistenza dell’assemblea municipale che rappresenta il dispositivo di governo ancestrale. Nel 2019 vince le elezioni municipali l’attuale sindaco, Bernardino Ponce Hijonosa, appoggiato da un altro imprenditore edile, dirigente sindacale e funzionario politico già accusato in passato di violenza nei territori Ikoot, Jorge Leoncio Arroyo Rodríguez. Non sono mancate le accuse di frode elettorale e i tentativi di corruzione per cercare di dividere la comunità che non è riuscita a bloccare le elezioni. I conflitti tra l’assemblea comunitaria e il gruppo di potere rappresentato dal sindaco si sono esacerbati e hanno generato tensioni all’interno della stessa comunità. Ben prima che il massacro di giugno si verificasse la comunità di San Mateo del Mar aveva denunciato casi di violenza al governo federale e ai garanti dei diritti umani senza ricevere risposte dalle istituzioni. Alcuni testimoni raccontano che il giorno in cui si è consumato il feroce attacco la Guardia Nazionale ha abbandonato il luogo della violenza tornando solo in un secondo momento per raccogliere i cadaveri carbonizzati.

Secondo Mario Quintero, integrante dell’Assemblea dei Popoli Indigeni dell’Istmo Oaxaqueño in Difesa della Terra e del Territorio (APIIDTT), “quel che è successo, squartare e bruciare i corpi, spaccare le teste, sono pratiche che abbiamo già visto nel nord del Paese o in zone dove sono presenti i narcos. Per San Mateo è stato un colpo durissimo perché è un luogo dove non c’era violenza, è un piccolo paesino dove al massimo ci sono litigi tra famiglie. Bisogna inoltre pensare che le comunità nella zona sono abbandonate, lo Stato non arriva nemmeno per garantire i servizi di base. Questo tipo di violenza è stato usato per mettere paura alla comunità, solo così lo Stato e le imprese ci sono riuscite. La paura e i conflitti interni sono un terreno fertile per i mega-progetti e gli interessi esterni. Per noi è preoccupante perché mostra un chiaro piano di destabilizzazione regionale che è cominciato già da anni, la violenza sta crescendo e ci sono molti omicidi soprattutto nelle zone in cui deve passare il corridoio interoceanico”.

Nel frattempo la crisi del Covid-19 sta esplodendo anche nello stato di Oaxaca, saturando le strutture ospedaliere e aggiungendosi ai danni portati dal sisma dello scorso mese. Proprio la situazione emergenziale sembra essere un’opportunità per spingere sull’acceleratore dei diversi progetti estrattivi, non è un caso che l’estrazione mineraria sia stata inserita nelle attività essenziali che sono state riattivate dal governo messicano. Allo stesso modo nuove consultas sono state promosse nonostante la pandemia così come i procedimenti burocratici riguardanti il Tren Maya non sembrano essersi mai fermati. La crisi sanitaria sta mettendo a dura prova l’economia capitalista globale che ha bisogno di nuovi canali commerciali e di speculazione, come la costruzione del corridoio trans-oceanico, per continuare a espandersi. L’incontro di Obrador con il suo omologo statunitense Trump sembra andare in questa direzione con l’accordo T-MEC che di fatto rinnova il trattato di libero commercio (NAFTA), tra Messico, Stati Uniti e Canada, che 26 anni fa spalancò le frontiere messicane al neoliberismo e ispirò la sollevazione zapatista dei popoli indigeni in Chiapas.

Da lamericalatina.net

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

chiapasEZLNmessico

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump ribalta Zelensky facendo dissolvere la falsa coscienza dal capitalismo “liberale”

Terre rare, materie prime, il dollaro come valuta di riferimento, porte spalancate ai capitali americani e i risparmi nazionali dritti dritti nei portafogli di società Usa. In meno di una riga di post, il neo-presidente, attaccando l’omologo ucraino, ha riassunto la dottrina che gli Stati Uniti hanno seguito per anni. L’Europa balbetta, proponendo solo nuova […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: corrispondenza dall’Indonesia tra il neogoverno Subianto e le prime mobilitazioni dal basso

Levante: nuova puntata, a febbraio 2025, dell’approfondimento mensile di Radio Onda d’Urto sull’Asia orientale, all’interno della trasmissione “C’è Crisi”, dedicata agli scenari internazionali. In collegamento con noi Dario Di Conzo, collaboratore di Radio Onda d’Urto e dottorando alla Normale di Pisa in Political economy cinese e, in collegamento dall’Indonesia, Guido Creta, ricercatore in Storia contemporanea dell’Indonesia all’Università Orientale di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tajani non sei il benvenuto! Comunicato dell’Intifada studentesca di Polito

Dopo più di un anno di mobilitazioni cittadine, di mozioni in senato e di proteste studentesche, il Politecnico decide di invitare il ministro degli esteri all’inaugurazione dell’anno accademico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

150 realtà politiche e sociali si incontrano a Vienna per la People’s Platform: alcune valutazioni sulla 3 giorni

Riprendiamo da RadioBlackout: Centinaia di organizzazioni politiche e sociali, per un totale di 800 delegati/e, si sono incontrate a Vienna tra il 14 ed il 16 febbraio in occasione della People’s Platform Europe. Si è trattato di un incontro internazionalista organizzato da collettivi e realtà vicine al movimento di liberazione curdo con l’obiettivo di creare […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Negoziati in Ucraina: Trump e Putin gestiscono le sorti dell’Europa

A seguito di una propaganda elettorale incentrata sulla risoluzione in Ucraina, dopo un lungo scambio con Putin nelle ultime ore, Donald Trump avvia i negoziati per poi farli accettare a cose fatte a Zelensky.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hamas ha annunciato il rinvio dello scambio di prigionieri: Perché e perché ora?

Hamas si trova attualmente in una posizione in cui deve fare del suo meglio per negoziare l’ingresso di aiuti sufficienti a Gaza, assicurando al contempo la fine della guerra e la formazione di un’amministrazione post-bellica in modo che il territorio possa essere rilanciato e ricostruito. di Robert Inlakesh, tradotto da The Palestine Chronicle Lunedì, il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: giustizia per Samir Flores Soberanes! 6 anni di impunità

Questo 20 febbraio si compiono 6 anni dal vile assassinio del nostro compagno Samir Flores Soberanes. Sei anni nella totale impunità di un governo che funge da mano armata per il grande capitale. da Nodo Solidale Samir è stato ucciso da 4 colpi di pistola davanti a casa sua ad Amilcingo, nello stato messicano del […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un unico modo per sconfiggere il Fascismo Israeliano: Ilan Pappé sulla giustizia globale

Riprendiamo l’articolo tradotto di invictapalestina. English version Dobbiamo ancora credere che, a lungo termine, per quanto orribile sia questo scenario che si sta sviluppando, esso sia il preludio a un futuro molto migliore. Di Ilan Pappe – 7 febbraio 2025 Se le persone vogliono sapere cosa ha prodotto in Israele l’ultimo folle e allucinante discorso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il progetto imperialista USA-Israele su Gaza e gli sviluppi sul cessate il fuoco

L’amministrazione Trump ha gettato la maschera esplicitando il progetto coloniale e imperialista che lo accomuna al piano sionista di Israele, attraverso dichiarazioni shock senza precedenti il Presidente degli Stati Uniti parla di deportazione e pulizia etnica del popolo palestinese in mondovisione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Fronte Popolare: Gaza non è proprietà di Trump e qualsiasi sogno di controllarla è puramente illusorio

Il destino di qualsiasi forza di occupazione statunitense non sarà diverso da quello dell’occupazione sionista.

Immagine di copertina per il post
Culture

Educazione Autonoma in Messico #2 – Esperienze Urbane

Siamo lietə di annunciarvi l’uscita di “Educazione Autonoma in Messico #2 – Esperienze Urbane”, un nuovo elemento della collana “Quaderni della Complicità Globale” realizzata in collaborazione con il progetto editoriale Kairos – moti contemporanei. da Nodo Solidale Nel volume abbiamo raccolto delle interviste, completamente inedite, dedicate all’educazione all’interno dei processi di organizzazione dal basso e  […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Assassinano padre Marcelo crivellandolo di colpi dopo aver officiato la messa: da sempre ha denunciato l’estrema violenza in Chiapas

Pubblichiamo la traduzione di questo del 20.10.2024 articolo a cura della Redazione di Desinformémonos perchè pensiamo sia prezioso per far conoscere la storie e le lotte portate avanti da padre Marcelo Perez Pérez attraverso le sue stesse parole.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

AMLO, Ayotzinapa e la dimensione sconosciuta

A dieci anni dal massacro e “desaparición” degli studenti di Ayotzinapa proponiamo la traduzione di questo articolo del giornalista John Gibler, autore del libro “Una storia orale dell’infamia”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Le guerre del Capitale

Passano i mesi e, nonostante le mobilitazioni di massa in tutto il mondo, con milioni di persone che chiedono a gran voce un immediato cessate il fuoco, su Gaza continuano a piovere bombe.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: il sessennio “si chiude con repressione, sangue e sequestro dei popoli da parte dello stato”

“Il sessennio di Andrés Manuel López Obrador si chiude con repressione, sangue e sequestro da parte dello stato dei popoli che difendono il proprio territorio ed esercitano i propri diritti all’autodeterminazione, alla protesta, alla libertà d’espressione e ad un ambiente sano”

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Messico: due contadini morti e centinaia di feriti per la repressione sui difensori dell’acqua nel Veracruz.

Città del Messico / Almeno due contadini sono stati assassinati e centinaia di persone colpite dai poliziotti del Veracruz durante un’operazione per sgombrare il picchetto indefinito che il Movimento in Difesa dell’Acqua..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.