InfoAut
Immagine di copertina per il post

Messico, la guerra sporca di Peña Nieto ai maestri

Con un imponente spiegamento di forze dell’ordine, il sindaco Miguel Angel Mancera, che ha dichiarato alla Jornada di aver personalmente diretto l’operazione, ha impedito che il corteo si concludesse come di consueto in Plaza de la Constitución, recintanta da reti metalliche e di fatto off-limit per la popolazione dallo sgombero in poi. Con uno stile che è diventato ormai una preoccupante consuetudine, la polizia ha gestito la piazza in modo assolutamente repressivo, evitando il dialogo e provocando continuamente i manifestanti.

L’operazione, portata avanti “a tutela della città e dei manifestanti” secondo il governo cittadino, è iniziata la sera precedente con la creazione di diverse zone rosse nel centro storico, ed ha visto la partecipazione di 7 mila poliziotti in assetto antisommossa, i quali, appoggiati da tre elicotteri e dalla polizia a cavallo, hanno militarizzato vari punti della cittá; oltre al centro storico, la sede del congresso e l’aeroporto.

Le provocazioni poliziesche e gli arresti hanno avuto inizio ancora prima che la manifestazione prendesse il via. Alla fermata della metro di Tlatelolco, infatti, vari cordoni di polizia hanno accolto i manifestanti che affluivano numerosi verso Piazza delle tre Culture. Con un atteggiamento intimidatorio e a suon di spintoni e colpi di scudi, i celerini, piazzati immediatamente dopo i tornelli, hanno cercato di perquisire gli zaini delle “persone sospette” provocando inutili tensioni. Anche la decisione di schierare i granaderos ai lati del corteo per quasi tutto il percorso, inoltre, non ha contribuito affatto a calmare gli animi. Nonstante il clima claustrofobico, tuttavia, la manifestazione é sfilata allegra, pacifica e colorata per piú di un’ora.

Gli scontri sono iniziati intorno alle 17 in Bellas Artes, nei pressi dello Zocalo, quando dallo spezzone anarchico sono stati lanciati sassi e petardi in direzione delle forze dell’ordine. A partire da questo momento, sono partire le prime cariche e, secondo un copione ormai diventato classico il corteo é stato spezzato in due. Molotov, pietre e petardi sono state le armi usate dal cosidetto bloque negro contro i celerini (20 i feriti). Questi, d’altra parte, oltre a lanciare lacrimogeni e pallottole di gomma ad altezza uomo, si sono distinti per un uso spesso gratuito e ingiustificato della violenza (l’aggressione agli osservatori per il rispetto dei diritti umani del Centro Miguel Agustin Pro, per fare solo un esempio). E bastano pochi minuti sulla rete per incontrare foto, video e cronache che denunciano brutalità e abusi polizieschi, caccia all’uomo e detenzioni arbitrarie. Cose, queste, che paiono purtroppo essere diventate una consuetudine nella gestione della piazza, almeno dal primo dicembre 2012, giorno dell’insediamento di Peña Nieto, a questa parte.

Alla manifestazione, aperta dal Comité 68, composto da dirigenti del movimento di quegli anni, hanno partecipato, oltre a migliaiai di insegnanti, le principali scuole e universitá cittadine, sindacati indipendenti, collettivi e organizzazioni della sinistra piú o meno radicale, nonché una miriade di individui solidali. Malgrado la repressione, la marcia si è conclusa al Angel del Independencia dove è poi riuscito ad arrivare anche il resto del corteo, schivando altre provocazioni.

La mobilitazione, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone, non è stata l’unica ad animare le strade e le piazze del Paese. In almeno 13 stati infatti si sono date iniziative di lotta nell’ambito del terzo giorno di “sciopero civico nazionale” indetto dalla CNTE per abrogare la riforma educativa. Tra blocchi stradali, occupazioni di edifici pubblici o dei caselli autosradali per permettere il passaggio gratuito degli autombilisti, la giornata pare essere stata un successo.

A distanza di piú di due settimane dalla violenta operazione con cui, per dirla con il capo della polizia Mondragón, la piazza è stata ripulita, chi pensava che la repressione potesse mettere fine al conflitto é rimasto deluso. I docenti sono stati sgomberati ma non sconfitti e la loro lotta continua, guadagnando consensi all’interno della popolazione e coinvolgendo altri settori della societá. É perfino difficile tenere il conto delle iniziative. Da segnalare i due giorni dello “sciopero civico nazionale” lanciato dai maestri dissidenti per i giorni 18 e 19. Come non succedeva da tempo, molte scuole e facoltá nella capitale e in altre zone del paese, hanno aderito all’iniziativa, bloccando i lavori o occupando le aule nelle rispettive istituzioni, organizzando brigate informative per informare sui danni prodotti dalla nuova legge e manifestando con la CNTE insieme agli elettricisti dello SME (Sindicato Mexicano Electicistas) e al Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT) per chiedere l’abrogazione della riforma.

In serata, diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno dichiarato la loro preoccupazione per la drastica riduzione del diritto a manifestare che si é data da quando Peña Nieto governa il paese e Mancera la capitale. Nel solo mese di settembre sono giá tre gi eventi repressivi, ai quali vanno aggiunti il 10 giugno e il giá citato #1DMX. Amnesty International e Article 19, inoltre, hanno denunciato la violazione del diritto alla libertá di espressione che subiscono, in particolare, i mediattivisti, spesso arrestati mentre documentano una detenzione arbitraria, o per il solo fatto di non essere embedded, come é successo, fra gli altri, a Gustavo Ruiz, dell’Agenzia Informativa Subversiones, Estela Morales, di Regeneracón Radio, e Pavel Alejandro, di Multimedia Cronopios.

Dopo settimane di criminalizzazione della protesta sociale ed in particolare della figura del docente, dipinto come vandalo irragionevole o pericoloso estremista, la sorprendente ondata di iniziative di lotta e di solidarietá ricevuta in tutto il paese rappresenta un fatto positivo. D’altra parte la violenta repressione di oggi conferma che governo e poteri forti, con la complicitá delle principali forze politiche (sinistra compresa), paiono aver scelto la via del pugno di ferro contro le lotte che si stanno dando nel paese.

Riforme strutturali, resistenza e repressione sembrano dunque essere la cifra della fase attuale. Una fase estremamente critica in cui, tra riduzione dell’agibilità democratica e aumento di omicidi e sparizioni forzate tra attivisti e militanti, il quadro per il futuro prossimo della democrazia e dei movimenti messicani è assai preoccupante. Tuttavia, come le mobilitazioni delle ultime settimane potrebbero far sperare, l’opposizione alle cosidette riforme strutturali potrebbe rappresentare un possibile terreno di ricomposizione delle lotte e aprire alla possibilitá della costituzione di un movimento di massa contro il giro di vite neoliberista e autoritario in atto.

da Pop Off

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

messicopena nieto

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Porti, ferrovie e nuove basi: così il governo Meloni sta militarizzando l’Italia

Il governo accelera sulle infrastrutture militari: nuovi porti, ferrovie e basi in tutta Italia, mentre cresce la protesta contro il traffico di armi

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’11 settembre No al summit della guerra a Roma!

È stato annunciato dal Sole 24 Ore il primo “Defence Summit”, appuntamento programmato dal giornale di Confindustria per l’11 settembre a Roma.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vicenza – Corteo 13 settembre: “No more bases”

Il corteo è stato organizzato in occasione dell'”Italia-America Friendship Festival” organizzato dall’amministrazione e dalla National Italian American Foundation (NIAF) in occasione dei per i 70 anni di presenza delle basi militari in città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

To Kill a War Machine. Un documentario su Palestine Action

Palestine Action è un collettivo che da anni porta avanti una campagna di sabotaggi ed iniziative in solidarietà con il popolo palestinese. Di recente il collettivo è stato dichiarato organizzazione terroristica da parte dello stato britannico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appello per un campeggio No Base territoriale: 5-6-7 Settembre al presidio di Pace “Tre Pini” San Piero a Grado

Mentre crescono le connessioni tra le nostre lotte, sentiamo l’urgenza di continuare ad organizzarci insieme in un nuovo campeggio al Presidio di pace “Tre Pini”, per trasformare il diffuso rifiuto della base militare e della guerra in opposizione concreta.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Si prepara a partire verso Gaza la Global Sumud Flotilla, con il pensiero a Vittorio Arrigoni

Decine di barche con centinaia di persone a bordo, provenienti da 44 Paesi, salperanno da diversi porti del Mediterraneo tra agosto e settembre per raggiungere insieme la Striscia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Strage di giornalisti a Gaza: Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqea assassinati da Israele

Questa notte i giornalisti Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqea sono stati assassinati da Israele in un attacco con drone che ha colpito una tenda di giornalisti davanti all’ospedale Al-Shifa nella città di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Genova: armamenti e mezzi cingolati al porto. Procura apre inchiesta, presidio dei portuali

La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per atti relativi alla nave Bahri Yanbu, il cargo saudita su cui sono stati trovati armamenti e mezzi militari cingolati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra”: dopo l’assemblea nazionale in Val di Susa inizia un percorso di mobilitazione sui territori verso e oltre l’8 novembre a Roma

Riportiamo di seguito gli interventi introduttivi dell’assemblea nazionale tenutasi domenica 27 luglio durante il Festival Alta Felicità in modo da sottolineare le caratteristiche del percorso di mobilitazione contro guerra, riarmo e genocidio in Palestina proposto in tale occasione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

No Muos: spropositato dispositivo di polizia contro chi si oppone a Muos e guerra

Ci teniamo a raccontare cosa è successo il giorno della manifestazione per rendere noto a tutti/e come in Contrada Ulmo si vive in uno stato di polizia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Che ci fanno dei soldati israeliani nelle scuole del Chiapas?

Questi giovani (tutti ex soldati) entrano nelle scuole pubbliche locali attraverso una associazione di “volontari” chiamata in inglese “Heroes for life” e più esplicitamente in ebraico “Combattenti senza frontiere” con il fine dichiarato di “dare un’altra immagine al mondo delle IDF”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: I popoli dell’Oaxaca convocano un Incontro Nazionale contro la Gentrificazione

I popoli e le comunità dell’Oaxaca hanno convocato l’Incontro Nazionale contro la Gentrificazione, davanti alla necessità di organizzazione “per far fronte al saccheggio” territoriale e culturale provocati dalla gentrificazione e turistificazione nel paese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: media e organizzazioni documenteranno con una Missione di Osservazione la persecuzione politica a Eloxochitlán

Si tratta della prima missione di osservazione a Eloxochitlán che sorge “come una risposta urgente” alla violenza politica e giudiziaria contro la popolazione

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: alunni dello Zio Sam, Trattato di Libera Controrivoluzione

Una tematica di speciale importanza che Wood espone è il fenomeno del paramilitarismo, e il suo utilizzo nelle strategie controrivoluzionarie dell’imperialismo statunitense.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Resistenza contro il saccheggio a Oaxaca

Il 7 giugno 2025, sotto il sole di Playa Salchi, un uomo cammina con il figlio verso il suo terreno. Di fronte alla prima staccionata, un bossolo di fucile brilla come un avvertimento silenzioso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Chiapas: liberati i due compagni delle basi di appoggio zapatiste sequestrati a fine aprile

Liberati in Chiapas i due compagni delle Basi d’Appoggio Zapatiste sequestrati dal governo federale del Messico e da quello statale del Chiapas il 26 aprile 2025.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: nel Guerrero un mare di sangue, un territorio devastato

Questo venerdì è morto Marco Antonio Suástegui Muñoz, storico dirigente del Consiglio degli Ejidos e delle Comunità che si Oppongono alla Diga La Parota (CECOP), dopo che il passato 18 aprile era stato aggredito da un pistolero mentre usciva dalla spiaggia Icacos. di Abel Barrera Hernández Ha perso la vita perché gli hanno sparato in […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: Per la difesa dei propri territori i popoli creano l’Assemblea Maya per l’Autonomia

Città del Messico / Comunità di diversi popoli maya hanno concordato di creare e di organizzarsi nell’Assemblea Maya per l’Autonomia e nel Consiglio Maya per l’Autonomia, per rafforzare le lotte locali a difesa del territorio contro l’attività mineraria, la turistificazione, l’agroindustria e le altre forme di saccheggio nella Penisola dello Yucatán. L’accordo di unirsi nell’Assemblea per […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’anomalia della guerra in Messico

Il 5 marzo il collettivo “Guerreros Buscadores de Jalisco” scopre qualcosa che innalza il livello della crudeltà del potere in Messico: un campo di sterminio del Cartel Jalisco Nueva Generación, uno dei cartelli più feroci del Paese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sul campo di concentramento e sterminio in Jalisco. Il Ranch Izaguirre a Teuchitlán

Il ritrovamento del campo di sterminio nel ranch Izaguirre a Teuchitlán, Jalisco, lo scorso 5 marzo 2025, è un esempio della crudeltà e dell’atrocità normalizzata, istituzionalizzata e coperta in Messico.