InfoAut
Immagine di copertina per il post

Obama contro tutti: ‘Libia nel caos per colpa di europei e Clinton’

«Quando guardo indietro e mi chiedo cosa è andato storto, mi critico perché ho creduto che gli europei, per la vicinanza alla Libia, si occupassero del follow-up». In particolare, Obama punta il dito sul premier britannico Cameron e sul presidente francese Sarkozy che hanno permesso che la Libia si trasformasse da entità statale a problema ingestibile. Si è «distratto», dice con ironia Obama del primo ministro di Londra, contribuendo così ad «uno spettacolo di merda». La Francia, invece, si vantava di «tutti gli aerei abbattuti, seppur fossimo stati noi a distruggere le difese aeree». E se gli europei sono «opportunisti» perché fanno pressioni sugli Usa per poi tirarsi indietro, i sauditi infiammano conflitti in tutta la regione e per questo hanno perso il sostegno acritico di Washington.

Al contrario gli Stati Uniti, secondo il presidente, hanno portato avanti l’operazione come previsto. Solo che non ha funzionato: «Abbiamo avuto il mandato Onu, abbiamo creato una coalizione, l’operazione ci è costata un miliardo di dollari. Abbiamo evitato vittime civili su larga scala. Nonostante ciò la Libia è nel caos». Solo su un punto Obama si dice soddisfatto: non aver lanciato, nel settembre 2013, l’operazione contro la Damasco di Assad. «Sapevo che premere il pulsante di pausa avrebbe avuto il suo costo politico, ma mi sono svicolato dalle pressioni e ho pensato in modo autonomo».

Più o meno: all’epoca a obbligare Washington a tirare il freno fu l’intervento diplomatico della Russia. Il mea culpa con il senno di poi è una caratteristica di molti leader. C’è chi si scusa per l’Iraq, c’è chi dice che l’interventismo internazionale ha creato l’humus per la nascita di al Qaeda prima e l’Isis poi. Eppure la strategia resta la stessa: l’Obama che critica quell’operazione è lo stesso che ha sul tavolo il piano del Pentagono per un nuovo intervento in Libia. È il capo dell’amministrazione che fa pressioni sull’Italia per avere Sigonella e che accetta la spartizione decisa dagli europei di un paese già frammentato. Ed è colui che fu a capo della coalizione anti-Gheddafi, senza che esistesse una reale alternativa politica al colonnello.

Difficile quindi che le critiche dell’inquilino della Casa Bianca modifichino gli attuali progetti bellici. Ufficialmente, ripetono le cancellerie occidentali, si interverrà solo per fermare lo Stato Islamico, arroccato a Sirte e Derna, ma capace di infiltrarsi lungo tutta la costa. 5-6mila uomini che approfittano del caos libico per ampliarsi: se queste fossero effettivamente le forze militari islamiste, non sembrerebbero una minaccia insormontabile. Il problema è un altro: in Libia non c’è un governo legittimo da sostenere contro il nemico islamista, ma una galassia di autorità diverse che frammentano il paese.

Un intervento esterno, con o senza richiesta di un eventuale esecutivo di unità, non avrebbe un effetto stabilizzatore ma amplierebbe questi settarismi. In tale contesto lo Stato Islamico è consapevole di aver raggiunto l’obiettivo: l’arrivo continuo di nuovi adepti – che diminuiscono in Siria ma aumentano in Libia –garantisce l’allargamento di una struttura che ha come scopo la destabilizzazione della Libia. Lo ha detto chiaramente il nuovo “emiro” dell’Isis nel paese, Abdul Qadr al-Najdi, alla rivista di Daesh al-Naba: l’organizzazione «diventa più forte, giorno per giorno» tanto da fare dello Stato nordafricano «l’avanguardia del califfato», ha detto prima di minacciare Roma di una prossima conquista e i paesi vicini (in primis la Tunisia) di future operazioni.

Intanto proprio a Tunisi ieri si apriva l’ennesimo tavolo Onu per ridare vitalità al morente dialogo nazionale. Gli incontri saranno gestiti dall’inviato per la Libia Kobler, nell’obiettivo di superare lo stallo dovuto al parlamento di Tobruk. Da settimane il governo ufficialmente riconosciuto dall’Occidente si rifiuta di votare la proposta di governo unitario promossa dal premier designato al-Sarraj. La giustificazione ufficiale è la continua mancanza del quorum, ma l’assenza dei parlamentari è da imputare al diktat del capo dell’esercito, Khalifa Haftar, che punta – su spinta del suo stretto alleato, l’Egitto – a ricoprire una carica di prim’ordine. Una carica che gli permetta di controllare il futuro del paese.

Chiara Cruciati

da Il Manifesto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

LibiaobamaUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Udine: in 15mila mostrano il cartellino rosso ad Israele

In migliaia da tutta Italia hanno raggiunto Udine per manifestare contro la partita della vergogna Italia – Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

In Belgio ondata di proteste contro l’austerità

140.000 persone nelle strade di Bruxelles, blocchi mattutini, traffico aereo quasi paralizzato, scontri violenti: questo è ciò che è successo martedì 14 ottobre dai nostri vicini belgi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Perù: destituzione veloce di Dina Boluarte. Ragioni, scandali e un rimpiazzo poco raccomandabile

Con un brusco finale di cui è stata la prima presidente, il Perù scrive un nuovo capitolo di una lunga agitazione politica che il paese vive dal 2016.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele viola il cessate il fuoco: sei palestinesi uccisi a Gaza. OMS: 15.000 persone hanno perso gli arti nella guerra

Martedì mattina, sei cittadini palestinesi sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti in attacchi israeliani contro le città di Gaza e Khan Yunis.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Livorno: pratiche di lotta, agibilità politica e repressione

Riflessioni a margine della doppia visita di Salvini a Livorno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: non passa la mozione per interrompere il gemellaggio con Tel Aviv. Proteste dentro il consiglio comunale, cariche fuori

A Milano proteste dentro e fuori il consiglio comunale: a Palazzo Marino passa il voto con la maggioranza di 22 a 9 (3 gli astenuti) contro la mozione che chiedeva l’interruzione del gemellaggio con Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Show Israel the red card! Corteo nazionale a Udine

Domani, 14 ottobre, alle 20:45, si giocherà a Udine Italia–Israele, match di qualificazione ai Mondiali 2026. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La giudice federale impedisce a Trump di inviare truppe della Guardia Nazionale a Chicago

Il pendolo tra guerra civile e guerra esterna negli Stati Uniti di Trump oscilla sempre più vorticosamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Afghanistan e Pakistan, combattimenti alla frontiera con decine di morti

Lungo il confine settentrionale tra Afghanistan e Pakistan si è registrata un’escalation significativa nelle ultime ore, con scontri armati che hanno coinvolto artiglieria pesante e aviazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attivisti della Flotilla rinchiusi nella prigione di Ketziot

Israele trasferisce i volontari sequestrati della Freedom Flotilla alla prigione di Ketziot: cresce l’indignazione internazionale

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I bulldozer di guerra israeliani: finire ciò che la Nakba ha iniziato

Le spedizioni di bulldozer sovvenzionate da Washington stanno consentendo a Tel Aviv di radere al suolo Gaza, rilanciando le tattiche utilizzate durante la Nakba per la Pulizia Etnica della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

American Primeval

Dell’omicidio di Charlie Kirk e del suo presunto esecutore Tyler Robinson si sta parlando ampiamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fuoco e ghiaccio: lezioni dalla battaglia di Los Angeles

Traduciamo questo articolo anonimo dal sito ill will. Il testo è del 14 giugno, quindi scritto nei giorni caldi delle rivolte. Ci sembra importante cercare di seguire il dibattito interno al movimento che si sta dando negli Usa, per provare a restituire la complessità delle questioni che esso mette sul tappeto.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Costruita per Dominare

Pubblichiamo la traduzione del seguente articolo: Palantir sta progettando l’infrastruttura della repressione — e ci sta dicendo il perché. Una nuova campagna di reclutamento è apparsa nei campus delle università d’élite statunitensi nell’aprile scorso. In scuole come Cornell e UPenn, manifesti alle fermate degli autobus, su uno sfondo nero austero, lanciavano un cupo avvertimento: “È […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA bombardano l’Iran, ogni maschera è caduta

Ieri notte gli USA hanno bombardato tre siti nucleari in Iran, quello di Fordo, di Isfahan e di Natanz ufficializzando di fatto l’entrata in guerra al fianco di Israele.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una resa dei conti coloniale: come la guerra di Israele contro l’Iran riapre vecchie ferite

Riprendiamo di seguito questo articolo di Soumaya Ghannoushi, apparso su Effimera. Condividiamo in gran parte quanto scritto nel testo e nell’introduzione di Effimera, ci teniamo a sottolineare per quanto riguarda il nostro punto di vista che sicuramente quello del multipolarismo rappresenta un orizzonte del desiderio tra le masse del sud del mondo (ed anche qui […]