Palestina, 31 città contro il Piano Prawer
Trentuno città del mondo contro il Piano Prawer: la manifestazione di oggi, indetta in tutta la Palestina storica contro il progetto delle autorità israeliane di trasferimento forzato di decine di migliaia di beduini del Naqab, si è allargata all’intero Medio Oriente e all’Europa.
Da Ramallah a Gaza, da Gerusalemme al Cairo, da Roma a Torino, da Istanbul a Parigi, Berlino, Stoccolma, Amman, Beirut. Tutti in piazza contro quella che la popolazione palestinese definisce “una nuova Nakba”, una nuova catastrofe come fu quella del 1948, quando le milizie sioniste espulsero dai propri villaggi e dalle proprie terre 800mila palestinesi, trasformandoli in rifugiati senza ritorno.
Numerose le associazioni palestinesi, israeliane e internazionali che prenderanno parte oggi alle manifestazioni contro il Piano Prawer, manifestazioni seguite ad una serie di proteste nazionali indette la scorsa estate. E l’evento di oggi è stato anticipato nei giorni scorsi da una serie di incontri e attività: martedì centinaia di studenti palestinesi in tutte le università di Israele hanno scioperato per due ore contro il Piano Prawer, mentre giovedì la città di Jaffa è stata teatro di una marcia di protesta.
Un clima che preoccupa le forze militari e di polizia israeliane che nei giorni scorsi hanno avviato una vera e propria campagna di intimidazione contro attivisti e associazioni. Ma non solo: minacciate telefonicamente anche le compagnie di autobus che porteranno i manifestanti in Naqab, colpevoli – secondo le autorità israeliane – di complicità in “manifestazioni illegali”.
Per ora, manifestazioni o meno, sul terreno nulla è cambiato. Anzi: a inizio novembre il governo israeliano ha annunciato la demolizione del villaggio beduino di Umm Al-Hiran, 500 palestinesi residenti, per consegnare le terre alla nuova colonia di Hiran. Un’azione che rientra nel progetto delle autorità israeliane di “ripulire” il deserto del Naqab dalle comunità beduine che vi risiedono da decenni, alcune arrivate dopo la Nakba del 1948, altre residenti nell’area da ben prima la creazione dello Stato di Israele. Il Piano Prawer, già approvato in prima lettura alla Knesser (il parlamento israeliano, ndr), prevede la distruzione di 45 villaggi beduini non riconosciuti da Tel Aviv, l’espulsione e il trasferimento forzato di 40-70mila beduini palestinesi e la seguente urbanizzazione forzata in nuove “township” e, infine, la confisca di oltre 800mila dunam di terre (un dunam è pari a mille metri quadrati, ndr).
Mentre cominciano in Palestina le marce contro il Piano Prawer, dall’Inghilterra giunge una lettera di sostegno alla lotta dei beduini palestinesi da parte di musicisti, registi, giornalisti, scrittori che chiedono al governo di Londra di intervenire e fare pressioni su Israele perché cancelli il Piano Prawer.
Peter Gabriel, Ken Loach, Brian Eno, Mike Leigh, Ilan Pappè, Julie Christie sono alcuni dei firmatari della lettera che potete trovare sul The Guardian.
da Nena News
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