Palestina: non tutti con Abu Mazen, i giovani protestano
Noi, del Movimento Giovanile Palestinese (PYM), ci opponiamo alla proposta di riconoscimento dello stato palestinese con i confini del 1967, che verrà presentata alla Nazioni Unite questo settembre da parte della leadership palestinese. Noi crediamo ed affermiamo che la dichiarazione di uno ‘Stato di Palestina’ sia solo il completamento del processo di normalizzazione che ha avuto inizio con gli erronei accordi di Oslo. Questa iniziativa non riconosce né affronta la questione che il nostro popolo continua a vivere in un regime coloniale basato sulla pulizia etnica della nostra terra e sulla subordinazione e lo sfruttamento del nostro popolo.
Questa dichiarazione serve come meccanismo per salvaguardare il quadro difettoso del processo di pace e per depoliticizzare la lotta per la Palestina attraverso la rimozione della lotta dal suo contesto storico coloniale. I tentativi di imporre una pace falsa con la normalizzazione del regime coloniale ci hanno solo portato a rinunciare a quantità sempre più grandi della nostra terra, ai diritti del nostro popolo e alle nostre aspirazioni, delegittimando ed emarginando la lotta del nostro popolo, rendendo sempre più intensa la frammentazione e la divisione tra la nostra gente.
Questa dichiarazione compromette i diritti e le aspirazioni di oltre due terzi dei palestinesi che vivono come rifugiati in esilio in altri paesi, palestinesi che, dalla Nakba (la catastrofe) del 1948 aspettano di tornare nelle loro case dalle quali sono state sfollati.
In questo modo si compromette anche la posizione dei palestinesi che risiedono nei territori occupati nel 1948, che continuano a resistere dall’interno quotidianamente contro la pulizia etnica e le pratiche razziste del regime coloniale. Inoltre, questa dichiarazione incentiva e spinge i palestinesi e i partner arabi ad agire come i guardiani dell’occupazione e della colonizzazione nella regione, all’interno di un quadro neo-coloniale.
Le fondamenta di questo processo servono solo ad assicurare la continuazione dei negoziati, la normalizzazione economica e sociale e la cooperazione per la sicurezza. La dichiarazione dello Stato cristallizzerà confini falsificati su un frammento della storica Palestina e continuerà a non affrontare le questioni fondamentali: Gerusalemme, le colonie, i rifugiati, i prigionieri politici, l’occupazione, le frontiere e il controllo delle risorse. Crediamo che una tale dichiarazione non possa né garantire né promuovere la giustizia e la libertà dei palestinesi, il che significa di per sé che non ci sarà nessuna pace duratura nella regione.
Inoltre, l’iniziativa della dichiarazione dello stato palestinese viene presentata alle Nazioni Unite da una leadership palestinese che è illegittima e che non è stata eletta con metodi democratici da tutto il suo popolo e che pertanto non rappresenta la popolazione palestinese nella sua totalità. Questa proposta è un fabbricazione politica progettata dalla leadership palestinese per nascondersi dietro l’incapacità di rappresentare i bisogni e i desideri della propria popolazione. Affermando di soddisfare la volontà palestinese di autodeterminazione, questa leadership sta abusando e sfruttando la resistenza e i sacrifici del popolo palestinese, in particolare dei nostri fratelli e delle nostre sorelle di Gaza, e addirittura dirottando il lavoro dei movimenti di solidarietà internazionale, come il BDS( Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) e le iniziative della flottiglia. Questa proposta serve solo a sperperare tutti gli sforzi fatti per isolare il regime coloniale e renderlo responsabile.
Indipendentemente dal fatto che la proposta per il riconoscimento statale venga accettata o meno, chiediamo ai palestinesi all’interno del nostro paese sotto occupazione e ai palestinesi della diaspora di continuare ad essere devoti ed impegnati alla nostra lotta e a difenderla, traendo ispirazione dai loro diritti e dalle loro responsabilità.
Facciamo appello ai popoli liberi del mondo e agli alleati del popolo palestinese, a mostrare una reale solidarietà con i palestinesi in una lotta anti-coloniale, non schierandosi a favore o contro la dichiarazione di uno stato palestinese, ma piuttosto continuando a considerare Israele responsabile e pertanto boicottandola dal punto di vista economico, accademico e culturale.
Fino a quando ritorneremo e saremo liberi
Consiglio Centrale Internazionale
Movimento dei Giovani Palestinesi
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