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Palestinese ucciso a Jenin, negoziati sempre più deboli

Secondo quanto riportato dal portavoce dell’esercito israeliano, il colonnello Peter Lerner, circa 50 soldati e poliziotti di frontiera hanno fatto irruzione nel campo alle 3 del mattino di ieri per arrestare un membro della Jihad Islamica. Sono esplosi scontri con i giovani del campo profughi che hanno tentato di impedire la cattura: i soldati hanno aperto il fuoco e hanno ucciso Majd Mohammad Anis Lahlouh. Due i feriti.

Si tratta del decimo palestinese ucciso dal fuoco israeliano dall’inizio dell’anno. Una morte che indebolisce ulteriormente dei negoziati dalle basi fragili: i soldati israeliani hanno autorità assoluta in Area C, la parte della Cisgiordania sotto il controllo militare e civile israeliano, ma compiono raid e incursioni anche in Area A, una delle tante violazioni commesse dall’occupazione militare.

“C’è una completa assenza di riconoscimento di responsabilità da parte degli Stati Uniti e della comunità internazionale verso Israele e le sue violazioni, come se l’obiettivo sia solamente quello di farci sedere al tavolo e permettere a Israele di proseguire con le sue politiche”, ha detto Hanan Ashrawi, membro del Comitato Esecutivo dell’Olp.

Accuse dure che mostrano il profondo scetticismo che circonda questi negoziati: ieri, dopo il terzo round a Gerusalemme, dai contenuti rimasti segreti come i precedenti, il capo negoziatore israeliano Livni ha detto che il processo di pace potrebbe portare Israele a prendere decisioni drammatiche: almeno uno dei partiti della coalizione di maggioranza si oppone alla prospettiva di uno Stato palestinese. Non certo una novità: da tempo le fazioni ultranazionaliste hanno espresso la loro contrarietà, a partire da Casa Ebraica e da frange più estremiste dello stesso Likud.

Per questo la Livni ha fatto appello al partito laburista, fazione di opposizione, perché esprima il suo sostegno agli sforzi del governo.

da Nena News

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