PKK: «Erdogan attacca il movimento che combatte e sconfigge lo Stato Islamico»
Mont Kandil (Kurdistan Irak). Il portavoce del PKK, Zagros Hiwa denuncia la politica del regime turco, che accusa di essere il «cavallo di Troia» del Daech(Isis) in seno alla coalizione.
La Turchia ha annunciato che il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) ha abbandonato le sue posizioni sul monte Kandil in seguito ai bombardamenti. è esatto?
Zagros Hiwa: Sono parole prive di senso. Dire che abbiamo lasciato il monte Kandil rientra nella propaganda del potere turco. Il PKK è il popolo. Le persone sono il PKK. Il PKK è ovunque. è il movimento democratico dei Curdi, ovunque nella regione. Erdogan vuole che noi ce ne andiamo e smettiamo di batterci per i nostri diritti. Chiede l’impossibile! Noi abbiamo una responsabilità: difendere il popolo là dove si trova, anche nei momenti difficili.
Massoud Barzani, il presidente del governo regionale del Kurdistan (Iraq), ha allo stesso modo fatto delle dichiarazioni che chiedono che il PKK abbandoni il territorio. Che cosa rispondete?
Zagros Hiwa: La famiglia Barzani e il suo partito, il Partito democratico del Kurdistan (PDK) ci hanno effettivamente detto di andarcene. Ma bisogna ricordare che quando Daech (lo «Stato Islamico), ha cominciato a avanzare, le sue truppe sono fuggite. Sono i combattenti del PKK che hanno affrontato questi islamisti, che sono andati a salvare gli Yezidis del monte Sinjar, completamente accerchiati. Oggi Daech controlla il 75% del Kurdistan del Sud (Kurdistan d’Iraq) e tiene la grande città di Mossoul. Daech è senza dubbio la più brutale e terribile organizzazione della storia.
Che pensate di fare?
Zagros Hiwa: Noi rafforzeremo e approfondiremo la nostra presenza nella regione. Il popolo affronterà momenti difficili fintanto che Erdogan da una parte e Daech dall’altra saranno presenti. Se noi abbandoniamo il monte Kandil, nulla garantisce che gli abitanti non vivranno gli stessi incubi e gli stessi orrori degli Yezidi, che non vivranno le stesse sofferenze con gli uomini sgozzati, le donne violentate o vendute come schiave. Un nuovo periodo della nostra lotta comincia. Noi siamo pronti a difenderci contro tutte le minacce, qualsiasi sia il costo.
L’aviazione turca ha bombardato il villaggio di Zergele, sul monte Kandil, facendo otto morti e decine di feriti. Ankara afferma che questo borgo era una base del PKK. Che cosa cerca Ankara?
Zagros Hiwa: Il bombardamento di Zergele aveva due fini. Il primo riguarda la situazione in Medio-Oriente. La politica di Erdogan è di impiantare la potenza della Turchia nella regione con, come strumento, Daech. La scomparsa dello «Stato Islamico» potrebbe creare un vuoto politico che Erdogan potrebbe, allora, riempire. Ma la resistenza dei Curdi contro Daech è un problema per lui. I suoi bombardamenti non sono che la risposta alla nostra resistenza di fronte ai jihadisti. Erdogan dice di partecipare in questo momento alla coalizione contro lo «Stato Islamico». In realtà è il cavallo di Troia di Daech in seno alla coalizione perché attacca il movimento che si batte e sconfigge gli islamisti.
Le motivazioni di Erdogan sono allo stesso tempo basate su delle considerazioni di politica interna. Vuole cambiare il sistema parlamentare in un sistema presidenziale che farà di lui l’uomo forte del paese e del Medio-Oriente. In realtà, vuole essere come Pinochet. Ma la lotta pacifica del Partito democratico dei popoli (HDP) e il suo risultato alle ultime elezioni legislative (l’ HDP ha ottenuto il 13% dei voti e 80 deputati) hanno inceppato la sua macchina: il suo partito, l’AKP, non ha ottenuto la maggioranza assoluta e non ha potuto cambiare la Costituzione come voleva. Ora, si vendica con raid aerei. Ciò che fa è simile a un colpo di stato mascherato. Invia il suo esercito contro i combattenti del PKK e la sua polizia contro i militanti del HDP. Erdogan spera così che in caso di elezioni anticipate l’HDP non possa superare lo sbarramento del 10% e non abbia più rappresentanti in parlamento.
Siete pronti a un nuovo cessate il fuoco?
Zagros Hiwa: Come è possibile parlare di cessate il fuoco quando l’aviazione ha effettuato più di 140 missioni e ha colpito più di 600 volte? Ha rotto il cessate il fuoco che noi avevamo decretato unilateralmente. Noi intensificheremo la nostro lotta. Non solo militarmente ma anche politicamente, culturalmente, socialmente, stabilendo il nostro sistema democratico. è per questo che ci battiamo, non per uccidere come fa Erdogan.
Traduzione di Stefano Acerbo
Articolo originale pubblicato sul quotidiano francese L’Humanitè
da controlacrisi.org
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