‘Prenderemo il Cremlino!’ Ma chi sarà a farlo?
Lo scenario in Russia è contraddittorio, e potrebbe prendere qualunque evoluzione. Vero, i numeri sono sempre alti, anzi sono aumentati nella giornata di ieri che ha visto prospettiva Sakharov contenere anche più di 100.000 persone. Probabilmente potranno elevarsi ancora di più per le giornate di mobilitazione già previste per febbraio (e quindi in pieno contesto elettorale). Vero anche però che numerosi voci dell’establishment politico-economico, anche se non direttamente legate a Putin, iniziano a muovere le proprie pedine sfruttando la situazione dinamica della piazza.
Ad esempio è emblematica la figura di Alexey Navalny, icona assoluta della piazza moscovita (dopo aver passato 15 giorni di detenzione nelle prime proteste post-voto) che ieri da un lato ha aizzato la folla, parlando della possibilità della piazza di puntare direttamente il Cremlino, se lo volesse e se le riforme promesse ancora una volta ieri da Medvedev rimarranno lettera morta. Dall’altro però si è speso nel sottolineare la detenzione ingiusta dell’oligarca Khodorkhovsky, detenzione dovuta alla frizione di questo con il blocco di potere putiniano, nonchè la natura pacifica del movimento aldilà delle sparate sulla presa del Cremlino. E ieri in piazza c’era anche Mikhail Prokhorov, altro oligarca candidatosi alle elezioni di marzo.
Se aggiungiamo a questo quadro le parole di Gorbaciov di ieri, con le quali l’ex protagonista della Perestrojka ha consigliato Putin di farsi da aprte, sembra che ai piani alti incominci a circolare l’impressione che sia importante prepararsi al più presto una soluzione gattopardesca ad un contesto che sarebbe davvero problematico nel momento in cui travalicasse l’opposizione a Putin ma imponesse un vero e proprio Que se vayan todos! alla russa.
Da questo punto di vista il fatto che Gorbaciov abbia alla fine disertato la piazza, i fischi violentissimi al “rinnegato” Kudrin, ex ministro delle finanze di Medvedev, quando questi ha provato a prendere la parola, la generale ostilità alle “vecchie figure” della politica possono essere dei buoni spiragli all’interno di una composizione tuttavia ancora estremamente frammentata, che come racconta Repubblica è fatta di “piccoli borghesi, ecologisti, nazionalisti patriottici, comunisti, democratici europeisti, automobilisti organizzati contro lo strapotere delle auto blu, difensori del patrimonio urbanistico e dei diritti umani”.
Intanto, nel silenzio dei media mainstream, proseguono anche le attività di repressione della polizia. All’ingresso della piazza erano presenti metal-detectors ed aerei controllavano costantemente dall’alto l’evolversi del corte, mentre è stata effettuata una vera e propria retata nei confronti di giovani che stavano facendo agitazione verso il corteo all’interno della metropolitana moscovita.
La soluzione gattopardesca di cui sopra, se ci sarà, andrà sfidata in maniera forte da chi sa che Putin, sebbene figura determinante nello scatenare la protesta e su cui impostare un forte No che crei consenso e mobilitazione, è solo espressione di una casta ben più ampia. Il premier russo continua a dire di avere la maggioranza della popolazione a sostenerlo, ma i cortei non si limitano solo a Mosca e non erano cosi numerosi dalla caduta dell’Unione Sovietica.
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