Puerto Rico si solleva
È sollevazione generale a Porto Rico, dove oramai da più di una settimana, migliaia di persone scendono in piazza per chiedere le dimissioni del governatore Ricardo Rossellò, in seguito alle inchieste di corruzione che hanno portato all’arresto di sei membri del governo e alla pubblicazione di 860 pagine di intercettazioni di una chat Telegram del governatore con altri membri delle istituzioni dell’isla. In queste chat è uscita tutta la misoginia, il maschilismo, l’omofobia, il sessismo che caratterizza l’establishment della colonia Usa, inoltre ne usciva un importante indizio di corruzione rispetto all’uso dei fondi per la ricostruzione e gli aiuti per l’uragano Maria, e il disprezzo classista verso le migliaia di persone colpite dalla catastrofe e la mancanza di rispetto verso le 4.645 vittime che ha causato l’uragano del 2017.
Ieri lunedì 22 luglio centinaia di migliaia di portoricani sono scesi in strada assediando in maniera pacifica il palazzo del governatore e riempiendo le strade della capitale San Juan. Non si sgonfia quindi la protesta dell’ultima settimana e anzi sembra allargarsi e dilagare in molti settori sociali che pagano il sistema di corruzione coloniale che amministra la perla dei Caraibi. Inoltre la manifestazione di lunedì ha fatto in modo che diverse navi da crociera rinunciassero a sbarcare causando ingenti danni economici e di immagine alle compagnie statunitensi.
Le proteste hanno catalizzato un malcontento popolare diffuso verso le politiche del governo e il ruolo degli Stati Uniti, di cui l’isola è di fatto colonia, infatti, negli ultimi anni il governo ha portato avanti politiche neoliberiste di austerità per ridurre il debito pubblico, alimentato fino al 2000, dalla esenzione dalle tasse dei capitali finanziari nell’isola, e ubbidendo supinamente ai dettami di Washington. Tagli all’istruzione, riduzione dei diritti sul lavoro, tagli alla sanità, sono continuati nonostante la catastrofe causata dall’uragano che ha portato quasi al collasso la popolazione portoricana. Infatti appena un anno prima dell’uragano Maria, il 31 agosto 2016, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato la Legge di supervisione, gestione e stabilità economica di Porto Rico (PROMESA). Questa legge autorizza la creazione di un Fiscal Control Board (FCB) da parte del governo degli Stati Uniti per affrontare la “crisi del debito” sull’isola. La FCB ha di fatto il potere e l’autorità per ristrutturare il debito e il bilancio di Porto Rico. Questo meccanismo ha fatto in modo che i fondi e gli aiuti per la ricostruzione venissero usati in maniera coloniale per approfondire i meccanismi di sfruttamento e di alienazione dei diritti dei lavoratori portoricani.
Le proteste di questi giorni sono un evento di portata storica per Porto Rico e, anche se il Governatore ha rifiutato di dimettersi rinunciando però alla sua ricandidatura nel 2020, l’intera società dell’isola e moltissimi emigrati all’estero si sono schierati prendendo posizione. A testimonianza di ciò anche il coinvolgimento nelle proteste di numerose star della musica di Porto Rico.
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