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Sgomberi pre-elettorali in Palestina

Nuovo atto di forza dell’esercito israeliano, che a pochi giorni dalle elezioni che rinnoveranno il parlamento dello Stato sionista ha sgomberato con la forza un campo di protesta palestinese consistente in quattro tende e un edificio occupato nell’area della West Bank occupata, con la motivazione di liberare territori appartenenti allo stato d’Israele. 

 

L’accampamento era stato predisposto per protesta nei confronti della decisione israeliana di procedere alla confisca di 124 acri di terra nelle vicinanze dell’area dove è sorto Bab-al-Karama, ovvero nei pressi del villaggio di Beit Iksa. Evacuati tutti gli occupanti del campo, che è stato poi spianato dai bulldozer.

 

Come nel caso di Bab-al-Shams, anche in questo caso l’esercito israeliano ha prima acquisito informazioni sulla composizione del campo, poi lo ha dichiarato zona di interesse militare, e infine ha proceduto all’evacuazione. La scorsa settimana proprio Bab-al-Shams, nella zona E1 (di interessa strategico poichè assicura la continuità territoriale tra Nord e Sud della Cisgiordania), era salito all’onore delle cronache per la resistenza nei confronti della volontà israeliana di voler sgomberare l’area.

 

L’accampamento di al-Karama nasce anche come protesta nei confronti della politica di isolamento portata avanti da Israele nei confronti di Beit Iksa, il cui è accesso è controllato da un checkpoint permanente che, come riporta NenaNews, “ha de facto creato le condizioni per un trasferimento forzato della popolazione e l’isolamento di Beit Iksa.”

 

 

E’ evidente che le elezioni previste per domani stiano giocando un ruolo fondamentale in questi processi. Il premier Netanyahu è in testa nei sondaggi, ma il suo principale avversario non sarebbe alla sua sinistra, bensì alla sua destra, ovvero Habayit Hayehudi, partito ultranazionalista  con cui prima di parlare di accordi di governo è necessario cercare di limare e accrescere i rapporti di forza numerici alla Knesset.

 

Non per niente la campagna elettorale di Netanyahu è stata tutta orientata a destra, terminando con l’impegno a non toccare alcuna colonia israeliana in caso di secondo mandato. La sua vittoria pare scontata, anche grazie alla cappa mediatica in azione sulla popolazione israeliana e alla mancanza di una vera e propria parvenza di opposizione a sinistra. Un’opposizione che invece caratterizza centinaia di corpi di uomini e donne che resistono all’apartheid e alla colonizzazione sionista.

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pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

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