Silicon Valley Bank: la bolla delle Big Tech alla resa dei conti?
Il fallimento della Silicon Valley Bank è considerato il più grande dal 2008. Non è detto che si trasformi nell’innesco di una nuova crisi finanziaria globale, ma è uno sconvolgimento tutt’altro che secondario in uno dei settori di punta del capitalismo USA.
La Silicon Valley Bank era una banca regionale specializzata in un segmento specifico del circuito finanziario. SVB era stata fondata nel 1983 a Santa Clara, in California, e in poco tempo era diventata una delle principali banche della Silicon Valley. Nel 2021 la banca gestiva circa la metà di tutti i fondi impiegati per finanziare le startup: era cresciuta velocemente e aveva attirato numerosi investitori, interessati ad avere una banca specializzata negli investimenti nel settore tecnologico.
Tra questi i primi nomi che sono emersi sono quelli di Circle che ha dichiarato su Twitter che 3,3 miliardi di dollari dei suoi 40 miliardi di dollari di riserve in Coin sono custodite presso la Silicon Valley Bank.
Ma anche altre società, incluse le quotate Roku, Roblox e Quotient, hanno comunicato alla Sec, l’autorità di controllo dei mercati Usa, la loro esposizione verso la Svb. Roku ha dichiarato di avere circa 487 milioni di dollari presso Svb, che rappresentano circa il 26% delle sue disponibilità liquide al 10 marzo 2023. La piattaforma di gaming Roblox ha reso noto che circa il 5% dei suoi 3 miliardi di dollari di liquidità e titoli era detenuto presso Svb al 28 febbraio 2023. La società di marketing digitale omnichannel e proprietaria di Coupons.com, Quotient, ha rivelato un impatto minore, notando che deteneva 400.000 dollari presso la Silicon Valley Bank UK, la filiale della Svb con sede nel Regno Unito.
Pensare che appena pochi giorni prima la rivista Forbes specializzata in economia aveva inserito la SVB tra le migliori banche statunitensi e JP Morgan ne consigliava l’acquisto dei titoli. Eppure i segnali di una mareggiata in arrivo erano evidenti per chiunque fosse un minimo informato, anche se non un addetto al settore. Ora è partita la caccia alle cause del fallimento, si punta l’indice verso l’aumento dei tassi da parte della FED, si parla dell’operazione del CEO Gregory Becker che avrebbe venduto 3,5 milioni di azioni la settimana prima del crollo. Tutti elementi importanti che confermano la precarietà e l’idiozia del sistema finanziario statunitense, ma il punto centrale è un altro.
Appena un mese fa scrivevamo in relazione ai licenziamenti di massa nel settore delle Big Tech che: “Gia’ dal 2019 eventi come il collasso immobiliare della California o la bolla delle cryptovalute hanno lancito le prime avvisaglie.
Stanno progredendo saturazione e stagnazione dei mercati dei social network e fintech.Questa e’ solo la superficie di una crisi profonda della capacita’ di accumulazione della punta di diamante del capitalismo moderno.”
Ecco dunque il cuore della questione, un deficit di valorizzazione che il capitalismo USA ad oggi non è in grado di risolvere e che è direttamente collegato alle tensioni geopolitiche a cui stiamo assistendo con il continuo tentativo di scaricare la crisi altrove, che sia in Europa attraverso la distruzione di capitali, vite e territori per mezzo della prosecuzione della guerra in Ucraina o sul fronte del Pacifico.
Ora tutto ciò meriterebbe un ragionamento più approfondito, che magari proveremo a sviluppare nei prossimi giorni, ma per ora è necessario avere ben chiaro che questo fallimento non è congiunturale, ma è il frutto di una serie di contraddizioni insite nel capitalismo a guida USA tutt’ora irrisolte nonostante la crisi del 2008 che stanno andando a maturazione e i cui esiti sono imprevedibili.
Non è dato sapere se questo crac possa essere l’innesco di una crisi più generale, adesso è il momento delle rassicurazioni delle varie istituzioni internazionali, e d’altronde stiamo parlando di un segmento strategico, non delle vite delle milioni di persone che prima del 2008 avevano contratto mutui subprime, dunque le istituzioni politiche ed economiche si stanno muovendo celermente per impedire il contagio, ma ciò che è certo è che quanto il capitalismo occidentale sta covando dentro di sè presto o tardi dovrà venire alla luce.
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