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Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

da Radio Onda D’Urto

Lunedì decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Kobane per mostrare la propria volontà di resistere e opporsi alle minacce di Erdogan e dei suoi tagliagole, almeno 415 dei quali sono stati identificati dalle Forze democratiche siriane come ex membri dell’Isis. In un comunicato diffuso oggi pomeriggio le Fds denunciano un piano turco per l’occupazione di territori siriani a partire da Kobane e annunciano la propria decisione di resistere su tutti i fronti, chiamando tutta la società alla resistenza.

A Manbij intanto è terminato il cessate il fuoco, mediato dagli Usa e mai rispettato dalla Turchia. La linea del fronte è ancora l’area della diga di Tishrin, colpita dai bombardamenti turchi che hanno lasciato senza elettricità Manbij, Kobane e l’intero cantone dell’Eufrate. Finora però la resistenza delle Forze siriane democratiche ha respinto tutti i tentativi di avanzare sul terreno – anche oggi – infliggendo al sedicente Esercito nazionale siriano e alle truppe di Ankara perdite significative di uomini e mezzi.

Questo martedì infine una delegazione dell’Amministrazione autonoma confederale si trova a Strasburgo per incontrare i gruppi del parlamento europeo e le autorità di Bruxelles. Intanto, però, la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha appena deciso di regalare un altro miliardo a Erdogan per deportare 3 milioni di siriani dalla Turchia alla Siria.

Proprio l’Ue dopo i contatti con la nuova leadership siriana si è detta pronta a riaprire l’ambasciata a Damasco. Lo ha riferito l’Alto rappresentante Kallas al Parlamento europeo. Il leader dei qaedisti di Hts ora al potere a Damasco Al Jolani torna a ribadire la propria linea “non ostile” – per usare un eufemismo – agli affari israeliani in territorio siriano. “La Siria non sarà base per attacchi contro Israele – ha garantito – ma lo Tel Aviv deve porre fine agli attacchi aerei e ritirarsi dal Golan siriano occupato dopo la caduta di Assad”, ha detto in un’intervista al Times.

L’aggiornamento con il giornalista e nostro collaboratore Murat Cinar.

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