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Striscia di Gaza: dopo 25 vittime, giunge una (fragile) tregua

Le operazioni che hanno coinvolto la striscia di Gaza hanno portato con sé atrocità, con una sistematicità che a molti ha fatto ricordare “piombo fuso”, l’aggressione israeliana che, a cavallo tra il 2008 e il 2009, portò all’uccisione di oltre 1.400 palestinesi.
Il cessate il fuoco, firmato nella giornata di ieri, per quanto potrebbe essere positivo per la popolazione di Gaza, sembra però ad oggi alquanto lontano da ogni prospettiva reale. Proprio stamattina, a poche ore dalla firma della tregua, l’aviazione israeliana è tornata a bombardare la striscia, attacco che fortunatamente non ha fatto registrare vittime. Nelle prime ore di questa mattina è invece deceduto un bambino di appena sette anni che, insieme ad altri cinque civili, era stato ferito lunedì – “per errore” – da un apache israeliano.
Il bilancio delle vittime è quindi salito a 26, tra questi molti sono i civili, di cui quattro bambini, quattro anziani ed una ragazza; un’ottantina sono inoltre i feriti, di cui almeno 20 bambini.

Nonostante la firma dell’accordo, la tregua è stata violata sia da parte israeliana con il bombardamento di questa mattina, sia da parte di quelle formazioni della resistenza palestinese che non accettano di deporre le armi, seppur consapevoli della propria inferiorità militare rispetto ad un esercito come quello israeliano che vanta una delle più alte tecnologie al mondo in campo militare.
Accanto a coloro che non accettano di porre fine alla lotta armata, molti altri a fronte dei combattimenti degli ultimi giorni e dell’alto numero delle vittime, si sono sentiti sollevati dalla firma degli accordi in questione, anche se questi hanno ben presto mostrato la propria fragilità.

Molte sono state le atrocità commesse dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza in questi ultimi giorni, ma è nella giornata di ieri che le forze militari hanno espresso il massimo della disumanità: durante il funerale di alcune delle vittime delle giornate precedenti, l’esercito israeliano ha attaccato i parenti, gli amici, i compagni che portavano l’ultimo saluto alle vittime dei raid israeliani.

Non sono solo i palestinesi di Gaza a vivere questa pericolosa escalation militare, infatti, mentre a Gaza proseguono la sottomissione, il perenne assedio e i bombardamenti indiscriminati, i palestinesi che vivono nei territori israeliani vengono sempre più privati dei loro diritti essenziali, quali l’istruzione e la salute. Nei territori della West Bank la situazione non pare essere migliore in quanto, accanto ai continui arresti – nella sola giornata di ieri almeno 16 sono stati i palestinesi arrestati – alla confisca di sempre maggiori terreni, alla sempre maggiore militarizzazione, in questi giorni la repressione sembra ancor più aumentare. Lunedì, mentre l’aviazione israeliana bombardava la Striscia di Gaza, mentre carri armati israeliani imponevano il coprifuoco in diversi villaggi arrestando e terrorizzando gli abitanti, nella prigione di Ashkelon, guardie carcerarie hanno percosso ferocemente i prigionieri palestinesi che si erano ribellati alle continue violente incursioni notturne nelle celle. Ne è nato un duro scontro che si è chiuso con un bilancio di undici feriti tra i detenuti, alcuni dei quali versano adesso in gravi condizioni.

I momenti di terrore di questi giorni a Gaza, oggi appaiono parzialmente attenuati dalla firma della tregua: una pace che, a fronte della cronaca delle ultime 24 ore, sembra però alquanto precaria. Solo le dinamiche che si verificheranno sul terreno potranno dirci quanto lunga sarà questa tregua, che ad ora sembra essere partita con il piede sbagliato.

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