Sudafrica, ancora spari nelle miniere: due morti
Il primo è un sindacalista dell’Unione nazionale dei minatori, colpito a morte mentre si trovava nella sua abitazione a Marikana; il secondo è un minatore ucciso mentre scioperava contro la Anglo American Platinum in un sito minerario di Rustenberg, già teatro di proteste e scontri che avevano portato all’uccisione di altri 5 minatori solo pochi giorni fa.
Ancora una volta la versione delle forze dell’ordine stride con quanto denunciato dai lavoratori in sciopero: secondo il Comando di polizia sarebbero stati usati ‘solo’ proiettili di gomma e lacrimogeni con l’intento di disperdere una protesta illegale, mentre i minatori affermano che la polizia ha aperto il fuoco sulla protesta, riproponendo ancora una volta le tragiche immagini della strage di Marikana.
Il numero delle vittime di questi mesi di sciopero sale quindi a 46 ma la violenza delle forze dell’ordine non sembra intimidire la portata della protesta per gli aumenti salariali, che di giorno in giorno si estende a nuove zone del paese.
Dopo la fiammata di Marikana, l’epicentro degli scioperi è ora localizzato a Rustenberg, sito di proprietà della Amplats in cui lavorano 28.000 persone, entrate in sciopero ormai da alcune settimane.
Oltre alla repressione brutale della polizia, anche le multinazionali del platino (che in seguito agli scioperi stanno registrando ingenti perdite), constatata l’impossibilità di imboccare una strada di concertazione al ribasso che metta fine alla protesta in tempi brevi e lasci la situazione sostanzialmente immutata, stanno aumentando il ricatto nei confronti dei lavoratori in sciopero: ieri l’Amplats ha infatti licenziato in tronco 12.000 lavoratori in sciopero.
Nonostante questo, la reazione a catena innescata da Marikana sembra essere destinata ad allargarsi anche a settori diversi da quelli delle miniere: nei giorni scorsi anche i trasporti hanno dato vita ad uno sciopero, mentre alcune case automobilistiche hanno annunciato un blocco delle attività per i prossimi giorni.
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