Ucraina. È scontro totale. Decine di morti per le strade di Kiev
L’evacuazione del municipio, quartier generale della protesta e occupato da dicembre, era la condizione posta dal governo per l’applicazione della legge sull’amnistia nei confronti dei 234 manifestanti perseguiti per reati politici. La trattativa, condotta praticamente dai soli partiti d’opposizione, e le condizioni poste non hanno accontentato l’intera piazza. A testimoniare di queste tensioni interne al movimento è il fatto che le formazioni paramilitari dei partiti nazionalisti di opposizione, subito dopo l’evacuazione del municipio avvenuta tre giorni fa, si sono schierate a difesa del municipio al fine di evitare che questo venisse rioccupato dagli altri manifestanti. Questa frattura è stata subito aggredita da Yanukovich. Il presidente non ha atteso a lungo per attuare la propria rappresaglia scatenando l’offensiva contro Maidan.
Si polarizza pertanto uno scontro tra Yanukovich e la protesta. Si tratta però di una partita giocata da attori diversi e che definisce piani complessi della posta in palio. Da un lato, come elemento maggiormente soggettivo e immanente, osserviamo le tensioni interne alla piazza, con l’emersione di un nuovo soggetto del conflitto ricompostosi nell’opposizione di piazza. Questo è stato capace di affermarsi nonostante il ruolo significativo dei partiti già strutturati dell’opposizioni, messi però, a loro volta, all’angolo da un governo capace di dosare i tempi della controffensiva.
Dall’altro lato ci sono le complesse dinamiche dello scacchiere geopolitico nel quale, sulla leva delle tensioni identitarie ed inter-etniche del paese, tre fondamentali attori, USA, blocco continentale europeo e Russia, provano a giocare le proprie mosse. Certo l’ipotesi banalmente europeista che vedeva schiacciata la protesta sulla richiesta di più Europa della democrazia contro i soprusi del governo si è risolta nella strumentalità di un posizionamento popolar-nazionalista, e quindi antirusso, delle formazioni di opposizione alla superficie della protesta. Ma la stessa Russia sembra tendere un ponte in chiave anti-USA verso Berlino e Parigi, dal canto loro pronte a sanzionare Kiev. Pur non scoffessando apertamente Yanukovich, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha reso infatti reso noto oggi che “Il Presidente della Russia non ha mai dato consigli al suo collega ucraino su cosa fare e come. E non ha intenzione di dare tale consigli neanche in futuro”.
Ascolta l’intervista con Matteo Tacconi (Il Manifesto):
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