‘Vi chiedo di unirvi a me’. Lettera di Shireen Issawi
Sono cresciuta all’ombra di una grande autorevolezza, una madre con grandi ideali, che ha sofferto non solo per i suoi figli, ma che ha dovuto lottare per la libertà e la dignità di un popolo. Dai miei ricordi affiora sempre una grande considerazione per mia madre per la sua passione, per la sua dignità e la sua resilienza.
Ha vissuto con l’amore per la Palestina e ci ha educati con quegli stessi suoi ideali ad amare il nostro Paese, a difendere i nostri diritti e a lottare fino a quando questi diritti non vengano raggiunti. Nel 1967 Israele ha occupato la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Improvvisamente, una forza militare straniera controlla e opprime la vita di tutto il popolo palestinese. Mia madre era forte fin dall’inizio. Era una sposa nei primi anni ’70 quando è stata arrestata. E ‘stata in carcere per sei mesi senza mai essere ascoltata da un tribunale.
Durante la prima Intifada, le forze militari israeliane hanno razziato regolarmente la nostra casa mettendo tutto sotto sopra. Alcuni militari colpirono alla schiena mia madre che ancora oggi soffre di mal di schiena cronico, come a ricordare quel giorno. Non si è mai lamentata per il dolore nè fisico, nè morale, anzi ogni giorno che passa lo sopporta di più e lo affronta con coraggio per i suoi figli. Nonostante le sue paure, ci ha cresciuti con grande amore, dignità e forza.
Ho sei fratelli e una sorella. Uno dei miei fratelli è stato ucciso un anno dopo il suo rilascio da una prigione israeliana: Fadi, morto sul colpo quando un soldato israeliano gli ha sparato un proiettile in gola nel 1994: aveva solo 16 anni. I miei fratelli Ra’fat, Firas e Shadi hanno trascorso complessivamente 25 anni nelle prigioni israeliane. Midhat e Samer sono ancora nelle carceri israeliane, hanno già scontato un certo numero di anni della loro vita in carcere e di stanno ancora scontando.
Anch’io ho trascorso un anno in carcere (nel carcere di Hasharon nel 2010). Credo di essere stata la fortunata nella mia famiglia. Nelle carceri israeliane ci sono le donne insieme a 200 bambini e circa 4.500 uomini. Mio fratello Samer è ora in sciopero della fame già da ben 222 giorni.
Durante questo periodo, le forze di occupazione israeliane hanno cercato numerose tattiche per porre fine alla protesta di mio fratello, tra cui la persecuzione della mia famiglia.
Io sono stata recentemente arrestata nell’ambito di un tentavo di convincere mio fratello ad abbandonare il suo sciopero. Tutto quello che riuscivo a pensare, quando mi hanno portata in quella cella di isolamento sporca e fredda, era come incredibilmente mio fratello Samer riescisse, non solo a sopportare l’umiliazione per essere ingiustamente imprigionato da un paese straniero che occupa la nostra terra, ma anche a sopportare le condizioni orribili della prigione e con la forza di volontà a rifiutare il cibo come forma di protesta pacifica. Come mia madre anch’io mi sono impegnata per la lotta contro l’ingiustizia.
Per questo motivo, ho deciso di studiare legge. Ho studiato legge per difendere i miei fratelli, così come tutti i nostri combattenti per la libertà nelle carceri israeliane che resistono all’occupazione, rimanendo saldi in condizioni gravi. E nonostante Israele mi abbia sospesa per 6 mesi dall’esercizio della mia professione, un paese che non dovrebbe avere alcuna autorità su di me o la mia licenza, continuerò la campagna per il sostegno internazionale, per chiedere la liberazione di mio fratello Samer e di tutti i prigionieri politici palestinesi.
Continuerò a essere forte fino a quando tutti i miei fratelli saranno liberi, finchè il nostro amato paese, la Palestina, sarà libera!
Soffriamo un’occupazione militare orrenda della nostra terra, la nostra vita e la nostra stessa esistenza in Palestina. Ma, come mia madre, io sopporterò il dolore e l’agonia per la liberazione della mia patria. In questo giorno, in cui si celebrano in tutto il mondo le conquiste delle donne, vi chiedo di unirvi a me nel celebrare l’incredibile pilastro di forza che è mia madre, Laila Issawi.
Lei continua a darmi la speranza che, un giorno, vivremo in dignità e in libertà. Il mio unico desiderio è che mio fratello Samer possa vivere per vedere quel giorno.
Shireen Issawi
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