A proposito della cassa integrazione Sitaf
Si è parlato di danni per 350 mila euro al giorno a causa del mancato incasso dei pedaggi a cui si aggiungerebbero quelli provocati dal danneggiamento delle infrastrutture.
Un nuovo tassello, dunque, nel teorema che vuole il movimento NoTav contro i lavoratori della Val di Susa e la crescita economica del territorio. Dapprima contro gli operai della Geomont, ditta responsabile dei lavori di recinzione del non cantiere della Maddalena, ed oggi contro gli operai della Sitaf e delle sue società controllate.
La notizia è seguita alle dichiarazioni di alcuni mesi fa del presidente Sitaf Giuseppe Cerrutti (condannato in primo grado per corruzione) che aveva commentato: “Se questi Notav continuano a bloccare l’autostrada dovremo mettere tutti in cassa integrazione”.
Ma come al solito la realtà è ben diversa dalle favole che la casta pro-tav, tanto piena di risorse quanto priva di motivazioni e di dati, ha costruito.
La Sitaf infatti non subisce alcun danno dalle azioni che il movimento sta realizzando in questi giorni in Val Susa. Esiste un accordo con LTF che prevede che tutti i danni subiti dall’azienda autostradale a causa dei lavori di costruzione della Tav o di eventuali proteste vengano rimborsati. Ogni iniziativa che provochi perdite economiche alla Sitaf danneggia quindi direttamente la ferrovia Torino-Lione. Un motivo in più!
È chiaro quindi che dietro alla comunicazione di cassa integrazione immediata effettuata mercoledì ai propri dipendenti, ci son ben altri motivi. Scartati quelli di origine economica, visto che le autostrade in Italia sono tra le industrie più ricche ed in salute in questo momento e che l’azienda nello specifico non sta subendo perdite dirette, restano quelli politici. La Sitaf, società pubblica a partecipazione del Comune di Torino, della Provincia e dell’ANAS, scende pubblicamente in campo a favore della Tav ed in aiuto di quei poteri che sempre più difficilmente cercano di dimostrare l’esistenza di una seconda Val Susa protav e danneggiata dal movimento.
La verità è che martedì, dopo lo scioglimento del blocco della A 32 da parte delle forze dell’ordine, è stato reso impossibile il ripristino della viabilità grazie al rifiuto degli operai Sitaf di svolgere il proprio lavoro durante le azioni di sgombero. I lavoratori della società autostradale non si sono fatti intimidire dalle minacce di cassa integrazione, scegliendo di non svolgere i lavori di ripristino in presenza delle forze di polizia e dimostrando la loro solidarietà ai manifestanti.
Alle minacce è seguita la rappresaglia. All’1.30 di notte dello stesso giorno è arrivata la comunicazione della cassa integrazione a 0 ore per tutti i dipendenti.
Un’altra dimostrazione di quanto sia vero che la Val Susa ed i suoi abitanti (che, sembra strano, ma sono anche i suoi lavoratori) paura non ne hanno e che a sarà düra, ma sempre di più per loro.
Da tutto il movimento va la solidarietà agli operai della Sitaf in cassa integrazione.
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