Accordi con guerra e fossile: Extinction Rebellion ricopre di manifesti l’ingresso del Politecnico di Torino.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri..
Tappezzato l’ingresso del Politecnico di Torino, mentre una persona giace simbolicamente sotto le macerie. Una nuova azione di Extinction Rebellion per denunciare gli accordi con aziende del fossile e dell’industria bellica. «Sono ancora troppi gli accordi con aziende che alimentano conflitti e crisi climatica. Abbiamo bisogno di un Politecnico veramente più sostenibile».
Nuova azione di Extinction Rebellion questa mattina all’ingresso del Politecnico, per contestare gli accordi stretti dall’ateneo con aziende del fossile e dell’industria bellica. Tappezzati di manifesti i muri all’ingresso mentre un’attivista era stesa sotto un lenzuolo bianco coperto di “macerie”.
«Questi accordi riguardano settori industriali che stanno attualmente generando conflitti e portando la terra al collasso» dice Davide. «Per questo oggi abbiamo voluto rappresentare queste vittime con una persona stesa sotto le macerie, coperta da un lenzuolo bianco». L’obiettivo di Extinction Rebellion è porre l’accento sulle conseguenze delle alleanze che il Politecnico di Torino sta stringendo con aziende ritenute direttamente responsabili di finanziare conflitti armati e di essere impegnate in attività che causano inquinamento su larghissima scala, contribuendo all’instabilità geopolitica del pianeta e all’aggravarsi della crisi climatica.
Tra gli accordi con le aziende del fossile maggiormente criticati, quelli stretti con ENI, una delle 30 aziende del fossile più inquinanti al mondo e il maggiore inquinatore italiano. Solo nel 2021, ENI ha emesso 456 milioni di tonnellate di CO2. «Il potere di Eni è tale da riuscire a influenzare la didattica e la ricerca, ripulendo la sua immagine agli occhi delle nuove generazioni. Non possiamo permettere che l’università diventi uno strumento di propaganda e greenwashing». Come in tanti altri atenei italiani, infatti, aziende come ENI e Leonardo entrano sempre più all’interno delle università attraverso accordi e collaborazioni. Tra gli accordi criticati legati all’industria bellica, infatti, ci sono anche quelli stretti con Leonardo Spa, in testa alla lista delle maggiori aziende produttrici ed esportatrici di armi. Leonardo ha ampi legami anche con il Ministero della Difesa di Israele, a cui fornisce armamenti e componenti per i suoi elicotteri d’attacco, contribuendo così al massacro di civili in territorio palestinese ad opera dell’esercito israeliano.
«Abbiamo bisogno di un futuro, e già adesso di un presente, senza conflitti e senza devastazione ambientale» aggiunge Davide. «Per ottenerlo ci sarà bisogno di studentesse e studenti che denuncino con sempre più forza ciò che ostacola questo futuro. Abbiamo bisogno di università che guardino oltre le logiche dello sfruttamento e del profitto, abbiamo bisogno di un Politecnico che sia davvero più sostenibile».
La scorsa settimana si erano appesi con corde e imbraghi al tetto dell’Oval dove si svolgeva l’Aerospace and Defence Meeting, oggi tornano in azione per denunciare, ancora una volta, il legame stretto tra guerra e crisi climatica.
Per chiedere a chi vive e lavora dentro il Politecnico di rescindere ogni legame con aziende che investono in fossili e armamenti.
Extinction Rebellion
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