E’ incominciata la Scientist Rebellion per una rivoluzione climatica
Dal quattro di aprile in tutto il mondo stanno andando in scena azioni dimostrative di scienziati e ricercatori per pretendere che la realtà del cambiamento climatico sia presa in considerazione sul serio dalla politica e dalle istituzioni.
“Come scienziati, abbiamo provato a scrivere rapporti e a fare presentazioni sul clima e sulla crisi ecologica a chi è al potere. Ora dobbiamo avere l’umiltà di accettare che questi tentativi non hanno funzionato. Ora è il momento per noi di agire, in modo da mostrare quanto seriamente prendiamo i nostri avvertimenti.” scrivono sul sito Scientist Rebellion. “Torneremo in strada dal 4 al 9 aprile, questa volta in tutti i continenti con oltre 1000 scienziati e accademici.”
E così è stato, come riporta Extinction Rebellion Torino:
“Quella di ieri sarà ricordata come la più grande azione di disobbedienza civile mai realizzata da scienziati.
Oltre mille persone – tra professori, ricercatori e dottorandi -, sono entrate in azione in diverse parti del mondo. A Madrid oltre 50 scienziati sono stati arrestati per aver imbrattato la sede del Congresso. Alla Sapienza di Roma quattro persone sono state denunciate e portate in caserma per bloccato uno degli ingressi principali, mettendo in luce gli accordi tra l’università e aziende come ENI e Leonardo. A Venezia, alcune persone si sono incatenate all’ingresso della Raffineria di ENI. In tantissime città del mondo, i più grandi rapporti scientifici sono stati incollati sulle porte di governi e aziende.
A Torino, dottorandi e ricercatori hanno incollato le pagine dell’ultimo report dell’ONU sulle porte della Regione Piemonte.
Questa è stata la Scientists Rebellion.”
L’azione si inserisce nel contesto di un approfondirsi degli effetti della crisi climatica e di un’evidente mancanza di volontà da parte dei governi di prendere provvedimenti seri a riguardo. Ancora di più l’invasione russa dell’Ucraina e dunque il risvolto energetico della guerra apre la strada ad un approfondimento dell’utilizzo del fossile e di altre energie non rinnovabili.
Come scrivevamo tempo fa, anche rispetto ad altri argomenti, si presenta sempre più evidente la divaricazione tra la logica del profitto capitalista e le oggettività scientifiche, che pure se hanno vissuto un lungo processo di incorporazione in quel campo, oggi si misurano con l’evidente incompatibilità di questo sistema con la riproduzione di una vita degna per la maggioranza del pianeta.
“Gli accademici sono in una posizione perfetta per condurre una ribellione: esistiamo in centri ricchi di conoscenze e competenze; siamo ben collegati in tutto il mondo e con i decisori; abbiamo grandi piattaforme da cui informare, educare e radunare altri in tutto il mondo; e abbiamo autorità e legittimità implicita, che è la base del potere politico. Possiamo fare la differenza. Dobbiamo fare il possibile per fermare la più grande distruzione della storia umana.”
Una ribellione delle cosidette “scienze fredde” rappresenta in prospettiva la possibilità di mettere in campo una grande forza, in grado di imporre dei blocchi e delle cesure, uno sciopero dalla tecno-scienza capitalista, tanto più se è in grado di condividere saperi e conoscenza con chi la crisi climatica e sociale la vive in prima persona. Un’ambivalenza possibile?
Intanto salutiamo l’inizio di questa Scientist Rebellion.
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