Governo in bilico, direttive europee, decreto sviluppo e (No) Tav
La Lega berlusconizzata e romana torna “padana” per non perdere consensi mentre un Berlusconi padanizzato stretto tra alleanze sempre più difficili e le pressioni congiunte della crisi e dell’Europa minaccia un ritiro che potrebbe accontentare tutti. Non prima però di assicurarsi nuove norme ad personam per un’uscita di scena il più possibile indolore fatta di nuovi condoni e norme “anti-Veronica”.
Intanto si prepara il post: Dai sindacati stop sulle pensioni, per i Consumatori crolla la fiducia mentre la Confcommercio lancia l’allarme. Bossi, trincerato (politicamente) a nord conferma: “si rischia la crisi”.
Ma la difficoltà della situazione non scoraggia comunque il premier, avezzo alle battaglie all’ultimo colpo. L’ultima trovata mattutina del premier: una lettere all’Unione Europea dove spiega la sua ricetta. Nella bozza della lettera, il primo punto è quello “dell’abolizione delle pensioni di anzianità”, seguono poi altri impegni, tipo la riforma del mercato del lavoro, la privatizzazione dei servizi pubblici locali e del trasporto regionale ferroviario, l’abolizione delle farmacie comunali. A tutto ciò si aggiunge il pressing dell’ultima ora della Lega, che chiede la piena attuazione della riforma Brunetta ed un taglio drastico nel pubblico impiego. Come dire, una guerra intestina e terminale per vedere chi ne uscirà meno malconcio, giocando sulla pelle di chi sta in basso.
Nel pomeriggio, un vertice a 3 con Draghi e Bossi…
Snellimento delle procedure, libertà d’inquinare, militarizzazione del territorio. Nel Decreto sviluppo tre articoli riguardano il Tav (e l’opposizione sociale alla grande opera)
“Hanno gettato la maschera, ma la nostra linea non cambia”, commenta il leader dei No Tav Alberto Perino. “Non potranno più raccontare all’Unione Europea la bugia di un’opera condivisa con la popolazione”, conclude. E aggiunge : in Realtà gli articoli riguardanti il Tav sono 3 e forse quello di pag 180 e il meno importante.
A pag. 31 si riduce ad un solo passaggio l’ “approvazione unica del progetto preliminare delle opere strategiche”. Si riducono quindi i passaggi da 1 a 3 saltando l’approvazione del progetto preliminare e del definitivo passando subito al 3° livello “esecutivo” dopo l’approvazione del progetto preliminare. Questo snellimento procedurale permetterà anche di far levitare il costo dell’opera (cioè: l’utilizzo di denaro pubblico) nel suo facimento dal momento che a livello preliminare non figurano i costi complessivi.
A pag. 36 un’altra chicca: “semplificazione del regime d’utilizzo delle terre e delle rocce di scavo”. Verranno considerate tutte “sottoprodotti” (anche quelle della galleria) anche se inquinanti. Come dire: libertà d’inquinare le terre e le falde acquifere della Clarea, di Giaglione e di Chiomonte. I disastri documentati nel Mugello possono ben fungere da tragica anteprima del trattamento che i pasdaran dello “Sviluppo” riserveranno al territorio valsusino.
Dulcis in fundo, tanto per essere chiari con gli irriducibili notav: la Maddalena diventa sito strategico di interessa nazionale.
In pratica il cantiere diventerebbe come una grossa caserma, di 7 ettari quando sarà tutta recintata e per chiunque dovesse entrarci scatterà l’articolo 682 del codice penale: ovvero arresto da tre mesi ad un anno o ammenda da euro 51 a euro 309. Cambiano quindi le regole che hanno fino ora regolato i rapporti tra dentro e fuori le reti. Chi cercherà di tagliarle, obiettivo poi mutato della manifestazione di domenica, non rischia più solo la denuncia ma l’arresto. Un giro di vite non da poco che potrebbe anche influire sulla partita più impegnativa che riguarderà il cantiere nelle prossime settimane. Ltf fa facendo alcune verifiche “perché non è prassi consueta” per capire se la dichiarazione di sito strategico possa in qualche modo semplificare le procedure di esproprio, contro le quali i No Tav si sono organizzati da mesi acquistando molti dei terreni su cui dovrebbe allargarsi l’ultima parte del cantiere.
Sull’argomento vedi anche (da notav.info): E han coraggio di chiamarlo sviluppo
Ascolta l’intervista commento ad Alberto Perino (da Radio Blackout):
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