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Il metano è sostenibile?

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Il metano è il principale contributore alla formazione di ozono troposferico, un pericoloso inquinante la cui esposizione provoca 1 milione di morti premature ogni anno.
Il metano è anche un potente gas serra. In un periodo di 20 anni è 80 volte più potente dell’anidride carbonica in termini di riscaldamento globale.

Da ECOR Network

Il metano ha rappresentato circa il 30 per cento del riscaldamento globale dall’epoca preindustriale e sta proliferando più velocemente che in qualsiasi altro momento dall’inizio della registrazione negli anni ’80. Infatti, secondo i dati della National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti, anche se le emissioni di anidride carbonica sono diminuite durante i blocchi legati alla pandemia del 2020, il metano atmosferico è aumentato vertiginosamente.
L’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C non può essere raggiunto senza ridurre le emissioni di metano del 40-45% entro il 2030. Una riduzione di questa entità eviterebbe quasi 0,3°C del riscaldamento entro il 2045 e integrerebbe gli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico a lungo termine
”.

Queste poche righe, tratte dal portale dell’UNEP (United Nations Environment Programme), sono già di per se eloquenti sul merito della decisione della Commissione Europea di inserire il gas naturale (assieme al nucleare) nella tassonomia europea degli investimenti sostenibili.
Per essere più chiari è utile aggiungere una tabella redatta dal Working Group I dell’IPCC, che valuta il GWP e GTP del metano, accanto a quello degli idrofluorocarburi, clorofluorocarburi, ossido di azoto, tetraflorometano.

Il metano è sostenibile2

Il GWP (global warming potential) esprime il contributo di un gas all’effetto serra a confronto di quello provocato della CO2.
Il GTP (global temperature potential) esprime il contributo di un gas al cambiamento della temperatura globale a confronto di quello provocato della CO2.

La tabella mostra come per il metano entrambi i potenziali superino di decine di volte quello dell’anidride carbonica, soprattutto nei prossimi 20 anni, cioè proprio nel periodo in cui si richiede il maggior sforzo per la riduzione dell’impatto sul clima. Per gli altri gas l’impatto è ancora peggiore, ma complessivamente le emissioni in atmosfera che li riguardano sono quantitativamente meno rilevanti (1), e soprattutto non vengono promossi come alternative di transizione verso l’economia green.

Nel 2019 un rapporto dell’Energy Watch Group recitava:

Il gas naturale è spesso presentato come un’alternativa rispettosa del clima per i settori dell’elettricità e del riscaldamento e come una “tecnologia ponte” con un ruolo chiave sulla strada per un sistema energetico sostenibile.
Se, tuttavia, si considerano le emissioni di metano oltre alle emissioni di anidride carbonica, si può notare che una strategia di protezione del clima basata sul gas naturale ha l’effetto esattamente opposto. Il risparmio di anidride carbonica durante la combustione in loco si ottiene solo aumentando in modo significativo le emissioni di metano nell’intera catena.
Complessivamente, il passaggio dal carbone e dal petrolio al gas naturale nelle centrali elettriche e negli impianti di riscaldamento aumenta addirittura di circa il 40% l’effetto serra dei consumi energetici.
Allo stesso tempo, ciò crea ostacoli alle fonti di energia rinnovabile, impedisce un sistema economico sostenibile e privo di emissioni e blocca un’efficace protezione del clima.

Nonostante un impegno simultaneo per gli obiettivi di protezione del clima di Parigi, che sono incompatibili con un maggiore utilizzo di gas naturale, molti governi continuano a sostenere il gas naturale – altamente dannoso per il clima – con sussidi e misure di sostegno indiretto”.

La narrazione che promuove il metano come fonte energetica di transizione si incentra sul fatto che, rispetto al carbone, durante la combustione produce la metà della CO2.
La narrazione elude attentamente la questione delle emissioni fuggitive di metano incombusto prodotte durante il processo di estrazione, trasporto ed utilizzo, oltre alle devastazioni ambientali e sociali provocate lungo tutta la filiera.
In base ai dati dell’ISPRA (2), nel 2018 in Italia le emissioni fuggitive di metano della filiera del gas naturale (produzione, stoccaggio, trasporto e distribuzione) ammontavano a circa 4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, di cui il 78%  proveniente dalle reti di distribuzione, il 17% dalle infrastrutture di trasporto (compresi i terminal di rigassificazione) e stoccaggio, il 3% dalle attività di estrazione e il 2% dalle attività di processing del gas estratto.

Nel corso del 2021 attivisti della Clean Air Task Force hanno viaggiato per l’Europa filmando impianti petroliferi e di gas con una telecamera OGI (Optical Gas Imaging) per rilevare e documentare le emissioni di metano.
La Clean Air Task Force (CATF) è una ONG che avvalla altre tecnologie disastrose o inefficaci, dal nucleare alla cattura del carbonio, ma resta comunque interessante il suo lavoro di monitoraggio delle perdite di metano, di cui ha raccolto prove in più di 60 siti in 7 paesi europei.
In Italia la CATF ha documentato emissioni da impianti, per lo più gestiti da Eni o da Snam, in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata e Puglia.
In particolare dagli impianti di Bordolano, Fornovo, Garaguso, Pineto, Sabbioncello, Panigaglia, Torrente Tona, Roseto, Ripalta, Falconara, Melizzano, Fiume Treste, Centro Oli Tempa Rossa, Candela, Moliterno, San Potito e Cotignola, Fano, Sergnano, Cavone, Minerbio, Terranuova Bracciolini, Masseria del Capitano, Gallese, Santo Stefano.
Ne proponiamo qui una rassegna video, come panoramica sul presente e anticipatrice del futuro che ci aspetta.

Buona visione.

 Video: Clean Air Task Force – Centrale Edison di Garaguso 

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 Video: Clean Air Task Force – Terminal TAP di Melendugno   

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale di compressione Snam di Gallese    

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Snam/Stogit di Ripalta        

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale di compressione Snam di Melizzano

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale Gas Plus di Cavone

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Snam/Stogit di Minerbio

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Edison di San Potito  e Cotignola 

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Snam/Stogit di Bordolano

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Snam/Stogit di Sergnano 

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale Gas Plus di Fornovo 

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale Gas Plus di Fano  

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale ENI di Pineto

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Snam/Stogit di Sabbioncello 

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 Video: Clean Air Task Force – Centro Oli Total Tempa Rossa

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 Video: Clean Air Task Force – LNG Terminal Snam-GNL di Panigaglia

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale ENI di Rotello (Torrente Tona)

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale ENI di Roseto

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale ENI di Falconara

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 Video: Clean Air Task Force – Stoccaggi Snam/Stogit di Fiume Treste

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale ENI di Candela

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 Video: Clean Air Task Force – Impianto Snam/Stogit di Moliterno

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale Snam di Terranuova Bracciolini

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 Video: Clean Air Task Force – Centrale Snam di Gallese    

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 Video: Clean Air Task Force – Impianto Snam/Stogit di Santo Stefano      

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Note:

(1) Il metano costituisce il 16% dei gas climalteranti, la CO2 è il 76%, il protossido di azoto N2O il 6%, i gas fluorurati il 2% (Fonte EPA).

(2) Amici della Terra, La riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale nuova frontiera delle politiche energetico ambientali, 15/10/2020, pp. 17.

 

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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