Il SìTav truffaldino e ambienticida
“Cementiamo ad ogni latitudine, basta che girino i soldi!”. Potrebbe ben essere questa la massima dei “cooperanti” della Cmc, una multinazionale del cemento che della cooperazione porta solo il pallido ricordo (come tutto il sistema delle coop rosse, braccio economico del Pd): relizzzatrice di interventi in muratura ai quattro angoli del globo, proprietaria di mezzo Mozambico e di tante altre compartecipazioni ad ogni latitudine in qui gli investimenti infrastrutturali abbondano (vedi qui), senza alcun ritegno per ambiente e popolazioni locali.
L’onesta ditta appaltatrice del Tav (non quegli sfigati che un giorno sì e l’altro pure vanno a piangere in tv due camioncini bruciati, ma la madre-padrona che distribuisce lavoro e favori) pare essere pesantemente interessata dall’ultima indagine sul malaffare nostrano.
Una maxitruffa da quasi 200milioni di euro legata alla costruzione di una delle tante opere inutili, il nuovo porto commerciale di Molfetta (Bari), appaltato nel 2007 ma non ancora realizzato. Oggi Guardia di finanza di Bari e Corpo forestale dello Stato hanno eseguito due arresti domiciliari a carico di un funzionario pubblico e di un imprenditore. Troviamo infatti, tra i 60 co-imputati, oltre al senatore del Pdl Antonio Azzollini, il procuratore speciale della Cmc di Ravenna (azienda che si e’ aggiudicata l’appalto) e direttore del cantiere, Giorgio Calderoni (per quest’ultimo era già stata chiesta unacondanna a 18 mesi per il caso della bomba spostata durante i lavori di approfondimento del porto di Ravenna).
Leggiamo, dal Resto del Carlino:
“Tra i vari falsi contestati agli indagati, vi e’ anche la falsa rendicontazione al ministero dell’Interno (del 2011) sull’ammontare complessivo dei finanziamenti ottenuti (quasi 80 milioni di euro): in questo modo – secondo i pm – si riusci’ illecitamente a spuntare l’erogazione di altri 3,5 milioni. Contestata anche la frode in pubbliche forniture per la realizzazione via mare del ‘Molo Sperone’. La ditta incaricata dei lavori avrebbe fornito, anziche’ i piu’ costosi massi naturali del peso singolo da 300 a 1.000 chili (massi da scogliera di prima categoria) e massi naturali del peso unitario da 3 a 7 tonnellate ciascuno (di terza categoria), semplice materiale inerte e della semplice terra derivante da attivita’ di scavo. […] Le indagini hanno anche accertato che i materiali di risulta del dragaggio (compresi numerosi ordigni bellici e fusti contenenti cianuro, iprite, cloro solfonico, fosforo e disfogene) non sono mai stati smaltiti in maniera regolare“.
Oltre ad appropriarsi di una quantità sterminata di denaro pubblico, sottratto alla fiscalità generale pagata da tutt*, la madre di tutti gli appaltatori del Tav scava e risotterra ogni tipo di merda tossica che gli capita tra le mani. Non preoccupiamoci però, dorinavanti sarà tutto a norma di legge, visto che i decreti emanati negli ultimi due anni (dall’insediamento del governo Monti) hanno ampiamento snellito le “lungaggini burocratiche”, e smaltire materiali discavo sarà sempre più facile, direttamente sul posto, qualche centinaio di metri più in là.
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