InfoAut
Immagine di copertina per il post

Marziani in Val di Susa

||||

Quasi nelle stesse ore in cui una sonda spaziale partita dalla terra si posava dolcemente sul suolo polveroso di Marte alla ricerca delle origini della vita i marziani si davano appuntamento in un cratere lunare della Val di Susa per il più lungo convegno della storia.

Era il 22 febbraio 2021, la sonda spaziale era partita dalla terra mesi prima, i marziani si trovavano in Val di Susa ormai da anni. In realtà i marziani convenuti a Chiomonte, un piccolo paese della valle, appartengono a due specie diverse e quella autoctona non gradisce l’invasione dell’altra che si era insediata da quelle parti con la forza. Questa, da parte sua, ogni tanto finge di deporre le armi pesanti facendo ricorso alle vie legali ma tenendosi pronta a sferrare nuovi attacchi su un territorio i cui abitanti da trent’anni ormai dimostrano di non avere alcuna intenzione di arrendersi e soccombere. Mentre i generali dei marziani invasori tramano preparando nuove invasioni armate a San Didero, un paese pochi chilometri più a valle di Chiomonte, i loro azzeccagarbugli si giocano la carta degli espropri di piccolissimi appezzamenti di terreni boschivi per costruire improbabili raccordi autostradali che dovrebbero venire utilizzati per i mezzi di un cantiere che violenterà una montagna già violentata anche troppo. Ma vale la pena di fare un passo indietro, a quando i marziani autoctoni avevano interrogato gli stregoni per conoscere il futuro.

Che il futuro non fosse roseo, ci avevano messo poco a capirlo. Era il 2012, i marziani invasori si erano già impadroniti con le armi di una bella fetta di bosco e avevano iniziato a recintarlo. Che avessero intenzione di allargarsi i marziani no Tav non ci avevano messo molto a capirlo e avevano deciso di mettere i bastoni tra le ruote. Avevano comprato un pezzo di bosco grande poco più di un appartamento e si erano messi in attesa. Non che nel frattempo se ne stessero con le mani in mani, anzi; da allora molti di loro sarebbero finiti addirittura in carcere accusati ingiustamente dei crimini più orrendi: dall’attentato con finalità terroristiche all’uso di megafoni. L’accusa per il reato più leggero (terrorismo) era poi stata riconosciuta infondata dai giudici ma per l’uso di un megafono una marziana no Tav si era beccata due anni da scontare in carcere ed ora, dietro le sbarre, cercava di immaginarsi la scena nel cratere di Chiomonte.

Fino a pochi anni prima a Chiomonte non c’era alcun cratere anche se il paese appariva spesso un luogo lunare e quasi deserto. Fino agli anni ‘80 era molto diverso: turisti tutto l’anno, d’inverno a sciare sulle vicine piste da sci raggiungibili in seggiovia dal centro del paese, d’estate a fare passeggiate nei boschi. Poi il declino e le beghe tra amministrazioni comunali e proprietari degli impianti di sci restii a pagare le bollette; le olimpiadi del 2006 erano poi servite solo per finanziare lo smantellamento di impianti obsoleti e costruirne di nuovi ancorché inutilizzati a causa delle stesse beghe di prima. Le case dei turisti si erano chiuse una alla volta e i turisti si erano messi in viaggio alla ricerca di nuove piste da sci mentre migranti in arrivo dall’Africa e dai Balcani morivano sepolti dalla neve pochi chilometri più a monte nel loro unico viaggio della speranza. Poi nel 2011 per Chiomonte il colpo di grazia: con il cantiere TAV un bel pezzo di bosco lasciava spazio al cratere lunare con le sue polveri sottili che coprivano le strade, i tetti e i boschi intorno. Il vento che a Chiomonte spesso soffia impetuoso aveva spazzato via anche le speranze di chi aveva creduto alle promesse dei padroni della ferrovia del nuovo far west mentre i vignaiuoli dovevano penare ogni giorno per raggiungere le loro vigne bloccati ai check point per i controlli, quasi fossero palestinesi dei territori occupati dai coloni.

Chissà cosa avranno pensato i due avvocati che assistevano i primi due proprietari no Tav convocati il 22 febbraio per l’esecuzione dell’esproprio del loro terreno. La notte precedente il prefetto di Torino aveva emesso un’ordinanza che vietava l’accesso alla strada che dal centro del paese porta al luogo in cui i proprietari erano stati convocati, all’ingresso del grande bunker che circonda il cratere: l’ordinanza, emessa per ragioni di ordine pubblico, recita che possono accedere, a parte i vignaiuoli (ma solo nel caso che i funzionari di pubblica sicurezza non decidano il contrario), solo i «proprietari convocati dalla Soc. TELT per l’espletamento delle incombenze amministrative secondo modalità e orari indicati dall’autorità espropriante».

Un vero marziano cascherebbe dalle nuvole di fronte a tale ordinanza: TELT è una società di diritto francese, che si presenta in questa circostanza sia con l’abito di ente espropriante che di beneficiario degli espropri, che stabilisce modalità e orari di ordinarie procedure amministrative e il prefetto, anche in assenza di qualsiasi lontano segnale che le procedure possano essere turbate neppure dal vento della valle ordina di interdire «la circolazione dalle ore 00,00 dei lunedì 22 febbraio 2021 sino a cessate esigenze di giovedì 18 marzo 2021».

I marziani autoctoni della Val di Susa sono abituati a queste stranezze dei prefetti che si ripetono ormai da dieci anni e sistemano dunque un punto informativo no Tav al limite della zona rossa per accogliere i proprietari convocati per gli espropri e per assisterli in qualità di tecnici nel corso delle operazioni di esproprio. E non è esattamente un gioco da ragazzi il loro perché, altra anomalia di procedure che di normale hanno ben poco, le operazioni si protrarranno per oltre tre settimane, dalle 8.30 alle 16.30 di tutti i giorni feriali. Ma i marziani no Tav registrano anche questa anomalia al loro taccuino che si riempirà di altre osservazioni alla caccia di irregolarità procedurali che potranno invalidare gli espropri.

I due avvocati si avventurano dunque con i loro due assistiti nella zona rossa e al varco del recinto dove sono convocati vengono accolti da una trentina di carabinieri in tenuta antisommossa con caschi pronti per essere indossati e scudi pronti per essere imbracciati, con tanto di lancia-lacrimogeni ostentati e pronti per l’uso. Mescolati alle truppe in assetto da guerra decine di funzionari della Digos che scrutano, filmano e si sforzano di non mostrarsi aggressivi. Poco più in là, pronti a intervenire, numerosi blindati, auto della polizia e auto con targa civile con numerosi Digos in attesa di un lavoro meno saltuario, ufficiali dei carabinieri con tre stellette e altri desiderosi di stellette. Questo lo schieramento dei marziani della seconda specie.

I proprietari dei terreni no Tav tranquillizzano gli avvocati: «non abbiate paura, oggi sembrano tranquilli». E in realtà sono tranquilli e uno non può non chiedersi il perché di tale ostentazione di forza: nessuna manifestazione era stata programmata, nessun corteo, nessun presidio, nessun gesto dimostrativo, nulla di nulla. Il capitano dei carabinieri lo sapeva bene, ai funzionari della Digos poi non sfugge nulla. Eppure il prefetto aveva interdetto l’accesso prima di andare a letto, forse a sua insaputa.

A questo punto il clima diventa surreale: l’ingegnere di TELT responsabile degli espropri accoglie no Tav e avvocati con grandi sorrisi: roba da non crederci, mancano solo gli abbracci forse a causa delle norme anticovid. Il contrasto con lo spiegamento delle truppe è forte, i marziani no Tav si chiedono cosa possa celarsi dietro un atteggiamento inusuale per uno che in altre occasioni ha fatto dell’arroganza la sua bandiera.

Si va avanti così, con sorrisi e gentilezze elargiti a piene mani dagli altri addetti dell’ente espropriante. Avvocati e marziani espropriandi vengono fatti accomodare su un pulmino sanificato che, scortato da auto della polizia, si avvia verso il cratere/cantiere. Al chek point successivo militari in tuta mimetica aprono un varco tra i jersey sormontati da rotoli di quello che ha sostituito ormai da anni il vecchio filo spinato: si tratta delle cosiddette “concertine” di acciaio che lacerano inesorabilmente chi le sfiora, le stesse utilizzate anche ai check point israeliani per tenere in gabbia i palestinesi. Quando si dice globalizzazione…

Finalmente il cratere/cantiere si mostra alla vista dei marziani no Tav e dei loro avvocati!

Qualcuno ricorda quando nel 2015 una decina di alti magistrati, giudici di corte suprema, avvocati difensori dei diritti umani arrivati anche da altri continenti avevano subìto analoghi controlli osservati da vicino da militari a bordo di mezzi corazzati con cingoli e armamenti vari. Quella volta però ai giudici del Tribunale Permanente dei Popoli non era stato concesso l’onore di addentrarsi fin dentro il cratere/cantiere e avevano solo portato con sé una foto ricordo e il ricordo di una giornata che non avrebbero dimenticato. Avrebbero poi scritto nella sentenza in cui venivano riconosciute non poche violazioni di diritti fondamentali di un’intera comunità: «Nella loro visita alla zona, i membri di una delegazione del TPP sono stati trattati come potenziali delinquenti».

I nostri espropriandi a questo punto possono finalmente effettuare il sopralluogo sul terreno di cui (forse) verranno espropriati e iniziano a fare osservazioni, contestare le posizioni dei picchetti che delimitano i confini, rilevare anomalie varie, misurare, contare il numero degli alberi e le circonferenze dei tronchi ecc. ecc. Marziani sì, ma bene informati dei loro diritti e intenzionati a fare le pulci su ogni cosa. Il tutto si conclude con la firma dei verbali, i due (forse) futuri espropriati risalgono sul pulmino tra saluti e sorrisi ostentati a cui rispondono con un cenno soltanto, per pura educazione. Intorno a loro un pullulare di militari in tuta mimetica, funzionari Digos, auto della polizia, presunti tecnici di marziani invasori. I due marziani autoctoni non mancano di lasciarsi andare in amare considerazioni sull’enorme spreco di danaro pubblico utilizzato anche per questa messinscena. Sì, perché tra le spese accessorie varie un centinaio di marziani più o meno occupati per più di otto ore al giorno e per oltre tre settimane costeranno un bel po’, no?

Qualcuno si chiederà perché queste anomale operazioni si protrarranno così a lungo. La risposta è semplice: perché ai due primi marziani no Tav che hanno effettuato il primo sopralluogo ne seguiranno altri 1052, scaglionati di 15 minuti in fila per due, con il resto di zero. Fino al 17 marzo, l’esproprio più lungo della storia.

Ecco perché i marziani no Tav rischiano di vincere: perché al contrario degli altri marziani ci mettono il cuore e l’entusiasmo di chi sa di essere dalla parte della ragione. In un freddo autunno del 2012, sotto una nevicata si erano messi in fila in un prato vicino a Susa per entrare, uno alla volta, in un piccolo container dove un notaio registrava l’atto di acquisto di un terreno grande poco più di un alloggio. Erano 1054, arrivati anche da altre regioni, e del freddo non gliene importava nulla perché si scaldavano e si commuovevano alla vista di quello spettacolo in cui erano al tempo stesso spettatori e attori protagonisti. Avevano guardato lontano e avrebbero messo un granello di sabbia in un ingranaggio di una macchina infernale ed energivora. Ora siamo al dunque, le procedure di esproprio si stanno svolgendo regolarmente e così sarà nei prossimi giorni, nonostante i tanti marziani armati e i salamelecchi dei marziani vestiti da civili che su incarico della società espropriante distribuiscono ordini a quelli armati.

Poi si vedrà come andranno le cose.

Le anomalie sono tante, i marziani no Tav le mettono a verbale e le annotano sui loro taccuini. Quindi tornano al punto informativo ai margini della zona rossa interdetta del prefetto, si interrogano sulla stranezza dei troppi salamelecchi e valutano nuove strategie. Poi spillano dal thermos un po’ di caffè e si servono una fetta di torta portata da altri marziani, mettono gli appunti in bella copia, allegano i verbali firmati che passeranno agli avvocati. Sanno che c’è barricata e barricata, questa è una barricata di carta, come tante altre erette in passato in parallelo ad altre barricate. In ogni caso i marziani no Tav ci mettono sempre i loro corpi, non delegano nessuno e non si vendono.

Di questi marziani molti hanno un’immagine distorta: è solo perché non li conoscono, la paura dell’ignoto è grande, ci vuole un minimo di coraggio e un po’ meno fiducia cieca nei confronti di chi li dipinge a tinte fosche. Dovrebbero andare nella loro bellissima valle, parlare con loro, partecipare (Covid permettendo) alle loro feste e alle tante iniziative che promuovono per tenersi vivi. Vivi in tutti i sensi.

Di Ezio Bertok da volerelaluna

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

chiomonteesproprino tav

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Operaio contaminato dal plutonio a Casaccia: per i responsabili diventa garanzia di sicurezza.

Al centro nucleare della Casaccia alle porte di Roma un operaio è stato contaminato dal plutonio presente nel sito; a renderlo noto è stata l’Agenzia di stampa per l’energia e le infrastrutture (Ageei) lo scorso venerdì.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Perù: Annunciata giornata nazionale contro l’attività mineraria

Gli indigeni dell’Amazzonia si mobiliteranno per chiedere l’implementazione di 15 azioni concrete contro l’attività mineraria aurifera che avanza nei loro territori. Con una giornata nazionale di azione che includerà mobilitazioni a Lima e nei territori indigeni, diversi popoli dell’Amazzonia questo 2 e 3 dicembre esprimeranno il loro rifiuto dell’attività mineraria aurifera. Stanchi di promesse, chiederanno […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Crisi idrica in Basilicata

In questi giorni la Basilicata, in particolare la rete di 29 comuni in provincia di Potenza, è rimasta senz’acqua: sono ancora in corso i razionamenti e questa crisi idrica senza precedenti lascia a secco più di 140mila persone.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

8 DICEMBRE 2024: MANIFESTAZIONE POPOLARE NO TAV – ORE 14 PIAZZA D’ARMI, SUSA

A quasi vent’anni dall’8 dicembre 2005, il Movimento No Tav attraverserà di nuovo le strade ed i sentieri della Valsusa che con determinazione e coraggio difende da tanto tempo. Con un occhio al passato, per custodire ciò che la lotta insegna, ed un occhio al presente, per rafforzare le ragioni e la pratica che da […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Sardegna: sgomberato il presidio “La rivolta degli ulivi”

Sgombero di polizia in corso questa mattina a Selargius, nel Cagliaritano, del presidio permanente “La rivolta degli ulivi” sorto per contestare il cavidotto elettrico “Tyrrhenian Link” tra Sardegna e Sicilia. 

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Nessun bacino a Saint-Sauvan, uno sguardo sulla marcia popolare e contadina

Sabato 16 novembre 2024, nonostante il freddo e i blocchi stradali della gendarmeria, quasi 1.000 persone hanno manifestato a Saint Sauvant contro i mega bacini e a favore di un’equa condivisione dell’acqua, in risposta all’appello lanciato dai collettivi Bassines Non merci, A l’eau la Vonne e dalla Confédération Paysanne.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP29: l’assenza di molti stati responsabili della crisi climatica e “il petrolio dono di dio…”

Da Radio Blackout: Quasi cento capi di governo sono atterrati a Baku per la COP29, ma tra loro mancano Xi Jinping, Joe Biden, Narendra Modi, Ursula von Der Leyen. La prima giornata è partita con la presidenza che da subito ha annunciato un accordo sui crediti di carbonio -meccanismi di mercato per ridurre le emissioni, […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Nucleare: vecchi rischi e falsi miti sul tavolo della transizione energetica

Lo scorso 6 novembre si è svolto presso il ministero degli affari Esteri e della cooperazione internazionale l’evento inaugurale del World Fusion Energy Group (WFEG). Il summit, incassata l’assenza per malattia della premier Giorgia Meloni, la quale non ha comunque mancato di far pervenire il suo appoggio al mirabile consesso per voce del sottosegretario Alfredo […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Criminale è chi nega la crisi climatica, non chi la denuncia!

L’alluvione che lo scorso 20 ottobre ha colpito la piana di Lamezia ha mostrato, ancora una volta, tutta la fragilità idrogeologica del nostro territorio.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Non siamo vittime del maltempo ma del malgoverno del territorio

L’Italia è tormentata dal mal tempo o da inadeguata agenda politica? O da entrambe?

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Al fianco di chi lotta per un futuro collettivo: MATTIA E UMBERTO VI VOGLIAMO LIBERI!

Quando si lotta per il futuro collettivo si mette in conto la possibilità di dover rinunciare al proprio destino individuale. da Centro Sociale Askatasuna È ciò che accade quando la scelta di portare avanti un orizzonte di liberazione per tutti e tutte viene anteposto a velleità o interessi dei singoli. E accade anche che, in […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

L’inganno della Torino – Lione

Continuare a parlare di Alta Velocità tra Torino Lione vuol dire continuare a ingannare i cittadini.

Immagine di copertina per il post
Formazione

In Val Susa si accende lo sciopero studentesco

Durante la giornata di ieri un grande numero di studentesse e studenti si è riunito in piazza per scioperare contro l’accorpamento tra il Liceo Norberto Rosa e l’iis Enzo Ferrari e la chiusura della stazione di Susa per i lavori della stazione internazionale.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

In migliaia in marcia per le vie di Susa

Sabato pomeriggio le vie di Susa sono state attraversate da migliaia di No Tav nuovamente in marcia per esprimere il proprio dissenso contro un’opera ecocida e devastante.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Contro il vostro progresso la nostra rabbia!

Pubblichiamo di seguito l’appello degli studentə dei collettivi autonomi romani per la mobilitazione che si terrà a Roma venerdì 11 ottobre.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Sgombero del Presidio No Tav di San Giuliano

Sono arrivati con il buio e con l’arroganza che li contraddistingue. Come a Venaus, a Chiomonte, a San Didero. Come sempre. Ad attenderli, però, hanno trovato la tenacia e la determinazione di chi, con grande coraggio, ha resistito contro lo sgombero brutale e ingiustificato del presidio di San Giuliano (Susa).

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Inizia il presidio permanente a San Giuliano

E’ iniziato ieri il presidio permanente con campeggio a San Giuliano. Ricordiamo che il presidio No Tav “Sole e Baleno” e i terreni sui quali è stato costruito, sono minacciati dalla violenza distruttrice di TELT.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Ciao Alberto, a sarà dura!

Nella tarda serata di ieri, giovedì 3 ottobre, ci ha lasciati Alberto Perino.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio No Tav di San Giuliano: mobilitiamoci per resistere insieme all’esproprio!

E’ la fine di ottobre del 2012: una lunga fila di persone occupa il terreno dove oggi sorge il Presidio No Tav di San Giuliano. Il clima freddo e pungente della Valsusa non ferma migliaia di attivisti e attiviste accorsi per prendere parte alla quarta edizione della campagna “Compra un posto in prima fila”.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Settimana di lotta in Val Susa dal 31 agosto al 5 settembre

Da pochi giorni si è conclusa una lunga settimana lotta, socialità, dibattiti e discussioni nella Valle che Resiste.