Montedison devasta la Val Pescara: nessun responsabile
Correva l’anno 2007 quando l’Istituto Superiore di Sanità, solo a seguito di numerosi esposti di cittadini ed associazioni, dichiara che le acque delle falde della val Pescara, che sgorgano dai rubinetti di 700.000 abruzzesi, più della metà della popolazione, presentano percentuali stratosferiche di agenti cancerogeni e genotossici.
I rubinetti di case, scuole ed ospedali, ed i sistemi di irrigazione agricola di una delle zone più popolose d’Abruzzo hanno erogato veleni per decenni.
La causa?
Le discariche allestite dal polo chimico Montedison a Bussi sul Trino: 25 ettari di rifiuti estremamente tossici che hanno causato uno dei più grandi disastri ambientali della storia d’Europa.
Come se non bastasse Bussi, detentrice di un macabro +70% al registro tumori rispetto alla media nazionale, vede nuovamente calpestata la sua dignità a seguito della sentenza della corte d’assise di Chieti sopraggiunta il 19 dicembre: il disastro c’è ma non ci sono i responsabili.
Non solo i vertici ed i tecnici della Montedison imputati nel processo hanno incassato l’assoluzione dal reato di avvelenamento delle acque, in quanto il fatto non sussiste, ma, ben più grave, hanno ottenuto la derubricazione del reato di disastro ambientale a disastro colposo, non procedibile dunque per intervenuta prescrizione.
Tale sentenza potrebbe avere esiti drammatici sulla questione della bonifica delle falde e dei terreni.
Già condannata dal TAR alla bonifica del sito della Val Pescara, la Montedison ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato che verrà discusso il 4 gennaio.
Quale potrebbe essere l’esito a fronte di quest’ultima sentenza?
Se il disastro c’è ma non ci sono i responsabili, la necessaria bonifica con i soldi di chi verrà pagata?
Cosa ce ne dovremmo fare delle rassicurazioni del ministro dell’ambiente Galletti (pro Tav, nucleare e termovalorizzatori) che preannuncia ricorso alla sentenza della Corte d’Assise?
L’avvocato delle parti civili ha mestamente dichiarato ai giornalisti che “Le sentenze si accettano per quello che sono, in tribunale non si conducono battaglie, non ci sono partite da vincere”, ma è proprio questo il punto!
Ad ottobre nella Genova post alluvione, dove i profitti di pochi hanno devastato la vita di molti, la popolazione ha immediatamente dato battaglia riconoscendo ed attaccando i responsabili del disastro. Allo stesso modo gli abruzzesi e le abruzzesi dovrebbe far tesoro della lezione che a caro prezzo hanno imparato, riuscendo ad essere pronti a riconoscere e combattere in prima persona e dal basso ulteriori forme di speculazione ambientale spacciate per sviluppo territoriale, qualunque sia la loro natura, pubblica o privata.
Perché solo la risposta dal basso è in grado di arginare e inceppare quei meccanismi che vorrebbero tramutare i nostri territori in nodi di devastazione pianificata, condizione auspicata dalle “imprese straniere che sono già pronte ad investire in Italia”. Affaristi entusiasti all’idea di garantirsi profitti incalcolabili in spregio alla vita di coloro che li abitano, pronti ad aprire altre mille Bussi sul Trino senza preoccuparsi di ciò che distruggeranno in nome dei loro profitti.
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