Nicola Izzo, l’impronta del mastino sulla Valle di Susa
La sua carriera da Questore inizia alla Direzione Polstrada di Pavia e prosegue parallelamente con la sua scalata al vertice del Sap, il sindacato di destra della ps.
Promosso dopo soli otto mesi a questore di Treviso, successivamente viene trasferito a Verona da dove, dopo un anno, nell’ottobre del 1998 viene promosso alla questura di Torino.
Giunto a Torino, al suo insediamento, le cronache ricordano due fatti particolari che già inquadrano il soggetto: il primo riguarda la repressione nei confronti degli studenti medi torinesi che in una manifestazione sotto il provveditorato agli studi, in via Coazze, furono brutalmente caricati dalle forze dell’ordine con una successiva caccia all’uomo che portò gli studenti ben oltre il quartiere sede del provveditorato.
Se questo episodio fu il bastone del mastino, arrivò la carota dello stesso, che via email contattò il centro sociale Gabrio con un documento dal titolo “Il buon giorno si vede dal questore”, invitando il cs a rispettare la legalità e trovare una forma di dialogo con il titolare della questura. Un Imprinting che avrebbe da li a poco dimostrato l’idea di ordine pubblico di Izzo. Ma anche un biglietto da visita che userà in tutti i suoi nuovi incarichi.
Ma il momento topico del suo agire fu il 1°maggio del 1999 nei confronti del movimento antagonista e del centro sociale Askatasuna. Il periodo storico era quello della guerra nei Balcani: il governo era di centro sinistra con Massimo D’Alema agli esteri. Lo spezzone antagonista contestò i partiti attivi nell’attacco al Kossovo e ne scaturirono cospicui disordini di piazza tra gli autonomi, le forze dell’ordine e il servizio d’ordine della Cgil. Al termine del corteo intorno alle14.00 circa, la polizia fece irruzione al centro sociale Askatasuna dove si stava tenendo la tradizionale grigliata con i compagni/e, famiglie del quartiere e vari partecipanti, fermando 116 persone, trattenendole fino alle 23.00 in questura. Durante l’irruzione distrussero ogni parte dei 4 piani del centro sociale, devastando, oltraggiando e pisciando su qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, dalla libreria ai bagni. Non contenti, vergarono scritte sui muri inneggianti al duce e varie forme d’insulti. Una tavola di legno che raffigurava Tonino Miccichè, compagno ucciso negli anni 70, fu trafitta da un punteruolo. L’accusa per tutti fu di resistenza a pubblico ufficiale e solo grazie alla presenza di una decina di compagni sul tetto e alla mobilitazione immediata di solidarietà il centro sociale non fu sgomberato. In seguito i 116 indagati fecero un esposto nel quale denunciarono le forze dell’ordine per le violenze subite e soprattutto alcuni fecero nomi e cognomi degli aguzzini che ordinarono i pestaggi mirati. Al comando sedevano l’oggi questore di Novara Giovanni Sarlo, e l’attuale vice capo della Polizia Nicola Izzo. Il procedimento venne archiviato e nessun appartenente alle forze dell’ordine è mai stato condannato per quella che fu una vera e propria rappresaglia, precedendo di due anni quello che avvenne a Napoli nel Global Forum del 2001 e al G8 di Genova.
Rosso Askatasuna. Armando Ceste insieme a Beppe Rosso fecero un film su quella giornata che contribuì a far conoscere un fatto che altrimenti sarebbe stato taciuto: “RossoAskatasuna – a proposito di un primo maggio in guerra”, che dimostrò la brutalità delle forze dell’ordine e s’interrogò su cosa fosse successo in quella giornata, non accettando di catalogarla come una giornata qualunque. Il film era dedicato a Pasquale Cavaliere che da lì a poco scomparve. Oggi Armando non c’è più, ma rimane il suo lavoro, il suo modo di raccontare i fatti e la coerenza di un uomo, che attraverso la sua arte, si è sempre schierato dalla parte di chi lotta. A lui vogliamo dedicare tutti i momenti in cui ricorderemo quel 1999. [http://www.csoaskatasuna.org/tag/rosso-askatasuna]
In questi ed altri momenti di tensione nella città di Torino, il mastino Izzo si contraddistinse sempre per la volontà di essere presente a dirigere e osservare personalmente le operazioni in campo, avvenne per la devastazione dell’Askatasuna, dove sostava fuori dal cs e in altre occasioni di piazza dove seguì costantemente in vie limitrofe il corteo.
Nel frattempo la carriera del questore proseguì arrivando nel 2000 a dirigere la Questura di Napoli, non tralasciando mai il suo ruolo all’interno del Sap, dove fu criticato dalla base per non aver mai voluto lasciare le precedenti cariche in seguito alle promozioni ottenute in carriera.
A Napoli del luglio del 2000 un ragazzo di 17 anni venne ucciso da un agente della ps per non aver rispettato un alt. Izzo decise di presentarsi alla città andando direttamente dalla famiglia del ragazzo a dimostrare cordoglio per una morte causata da un suo agente. Uscì su tutti i media come l’uomo della responsabilità, ma conoscendolo quello fu il biglietto da visita consueto che sfodera all’arrivo in nuove città.
[http://www.repubblica.it/online/cronaca/polispara/polispara/polispara.html]
Global forum 17 marzo 2001
II giorno della prova generale della repressione del luglio successivo, al G8 di Genova. Un corteo di quel nascente movimento noglobal contestava l’apertura del Global Forum di Napoli. Il corteo formato da alcune migliaia di manifestanti tentò in piazza del Municipio di sfondare la prima “zona rossa” conosciuta. La propose proprio il mastino, ponendo per la prima volta una zona invalicabile in una pubblica piazza. Nel tentativo di forzare il blocco delle forze dell’ordine avvennero degli scontri all’interno di una piazza, sommersa da lacrimogeni, che si rivelò una vera e propria trappola senza alcuna via di fuga per far defluire il corteo come di solito avviene. Izzo predispose lo schema e lo osservò in diretta dall’elicottero che sorvolava tutto il tempo la piazza. Dopo il corteo avvennero caccie all’uomo per tutta Napoli, con l’impiego dei famosi falchi, agenti in borghese in motocicletta, che pestarono selvaggiamente gruppi e singoli che defluivano. Il peggio però doveva ancora venire: arrivò a sera, di notte nelle sale di pronto soccorso degli ospedali, dov’erano ricoverati tanti dei feriti nella caccia all’uomo della giornata. Erano stati 200, i feriti. E un centinaio, la stessa polizia andò a prenderli nei letti, nelle brandine delle corsie ospedaliere per tradurli nel designato «centro di raccolta» dei «fermati» perché «individuati tra i violenti» cui l’autorità pubblica addossò, sul momento, la responsabilità degli scontri. Quel centro era la caserma Raniero. Il problema è che la Questura stessa mise agli att, in quella primavera del 2002, che operare i fermi negli ospedali e tradurre i fermati alla Raniero fu un’operazione frutto d’un ordine. D’una disposizione della Questura stessa. Sulla quale, d’altra parte, non si è mai ottenuto l’indicazione d’un responsabile ultimo. Tanto meno in sede giudiziaria. Resta, al di là anzi al di qua dell’ambito penale – e d’ogni formalità – che la Questura c’era. Nicola Izzo sei anni fa fu difeso a spada tratta, anche quando appoggiò incredibili presidi sotto la Questura da parte dei poliziotti “in rivolta”, anche con minacce pubbliche di morte ai pm.
[http://www.repubblica.it/online/politica/globalforumdue/genitori/genitori.html]
[http://cerca.unita.it/?key=izzo&first=271&orderby=0]
[http://www.deriveapprodi.org/autore/rete-no-global-network-campano-per-i-diritti-globali/]
Ancora promozioni e Guai Giudiziari
Per tutto quello che concerne gli episodi citati, Izzo è sempre scampato alle inchieste perché sempre archiviate, c’è da dire. Ma la sua carriera prosegue evidentemente per il ministero dell’interno, tutto fa curriculum per un uomo di stato che diventa: direttore interregionale per Lazio, Abruzzo e Sardegna, poi per Lombardia ed Emilia Romagna; nel 2005 prefetto di Lodi. Capo della segreteria generale del Dipartimento di Pubblica Sicurezza dall’agosto del 2007 ossia poco dopo la nomina di Manganelli come successore (da questi suggerito e già suo vice) di Gianni De Gennaro.
Dal 2008 è vicecapo della Polizia, evidentemente, come abbiamo visto per i macellai di Genova, gli uomini di stato da premiare sono questi.
Nel Giugno 2010 è indagato per turbativa d’asta nel napoletano, ritenendo che la commessa per il Cen, una sorta di banca dati delle immagini filmate per ragioni di ordine e sicurezza pubblica, sia stata conferita in violazione delle norme sugli appalti pubblici. Una storia ancora da chiarire pienamente.
Sta di fatto che oggi molto probabilmente sarà il mastino Nicola Izzo a dirigere le operazioni del blitz a Chiomonte, quindi lo stato ha bisogno della garanzia di un uomo che l’ordine pubblico lo intende in maniera molto sporca.
Potremmo scommettere fin d’ora che se così sarà, il mastino sarà “in campo” (o in cielo con un elicottero) a dirigere le operazioni per essere sicuro che avvengano come piace a lui.
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